Napoli, il gigolò interrogato in Curia: «Presto nuove rivelazioni»

Napoli, il gigolò interrogato in Curia: «Presto nuove rivelazioni»
di Maria Chiara Aulisio
Giovedì 1 Marzo 2018, 10:23 - Ultimo agg. 14:01
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Oltre un'ora di confronto tra Francesco Mangiacapra e padre Luigi Ortaglio. Il grande accusatore di sacerdoti e seminaristi al centro di un dossier hard che ne svela vizi e perversioni omosessuali, ha risposto con puntualità alle domande del cancelliere arcivescovile che lo ha ricevuto al primo piano di palazzo Donnaregina nel giorno in cui, a pochi metri di distanza, si celebrava l'inaugurazione dell'anno giudiziario del tribunale regionale ecclesiastico. Un incontro interlocutorio necessario a definire ulteriori dettagli e circostanze prima di inviare alle diocesi di appartenenza il materiale con le posizioni dei singoli preti coinvolti nel voluminoso fascicolo messo insieme dal giovane escort dei Quartieri spagnoli.

«Mi hanno chiesto di firmare i verbali e l'ho fatto - racconta Mangiacapra - un passaggio necessario per far partire lo smistamento delle informazioni dalla curia di Napoli ai vescovi di riferimento che, ad oggi, non hanno ancora ricevuto nulla di concreto circa i propri sacerdoti se non qualche indiscrezione trapelata nell'ambiente. E la conferma arriva dal fatto che i preti di cui parlo sono tutti regolarmente al loro posto a svolgere le stesse mansioni di prima». Tanto è vero che, oggi, una giornalista della trasmissione tv «Pomeriggio cinque», Giorgia Scaccia, manderà in onda un servizio piuttosto scabroso nel quale uno dei tanti sacerdoti citati in quel dossier rinnova il suo peccato ricevendo un ragazzo in una camera di un albergo di provincia dove era in corso (fino a ieri) un meeting tra preti. In pratica: mentre nella sala convegni si discuteva sulla salvezza delle anime, al piano di sopra un prete incontrava un giovane conosciuto in chat.
 
«Non voglio accusare nessuno, non ci sono reati penali, e men che meno la volontà da parte mia di trattare l'omosessualità altrui alla stregua di un crimine, ci mancherebbe altro. Quello che ho cercato di spiegare a padre Ortaglio, con il quale siamo anche in perfetta sintonia, - aggiunge Mangiacapra - è che l'atteggiamento giusto nei confronti di questa vicenda non dovrebbe essere quello di Crescenzio Sepe, che se ne lava le mani perché nella sua diocesi di preti coinvolti ce ne sono solo due. Sarebbe invece più giusto se il mio dossier rappresentasse il punto di partenza per una riflessione su ciò che sta succedendo all'interno della Chiesa e su quanto ci sarebbe da fare per provare a cambiare le cose. Invece - conclude - tutto si sta riducendo a uno scaricabarile politico tra chi tiene più morti in casa e chi meno».

Non è escluso che il gigolò napoletano possa tornare in curia nei prossimi giorni per rilasciare ulteriori dichiarazioni soprattutto per quanto riguarda la posizione dei due preti napoletani finiti nel mirino: «Ho in serbo altre novità. Purtroppo - aggiunge Mangiacapra - non si fa in tempo a denunciare gli atteggiamenti di un sacerdote che ne vengono fuori altri. Anzi, diciamo pure che in diversi casi a reiterare gli incontri omosessuali sono gli stessi già coinvolti in vicende analoghe. La verità? Se ne fregano anche quando sanno di essere nel mirino, continuano tranquillamente a chattare e a incontrare ragazzi senza farsi alcun problema. Lo sanno bene che non succede niente. Il problema vero è chi li copre».

Intanto, nelle numerose diocesi coinvolte nello scandalo è partita la caccia al prete gay. Chi c'è e chi non c'è nel dossier, chi è riuscito a farla franca e chi invece è stato preso con le mani nella marmellata. Una incertezza destinata a durare ancora poco: nelle prossime ore sulle scrivanie dei vescovi di mezza Italia ci saranno fascicoli dettagliati sui protagonisti dello scandalo che - volendo dare ascolto al giovane gigolò napoletano - potrebbe riservare altre e nuove sorprese.
 

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