Napoli, la protesta in piazza dei giovani medici: «Via il camice contro l'imbuto formativo»

Napoli, la protesta in piazza dei giovani medici: «Via il camice contro l'imbuto formativo»
di Paola Marano
Venerdì 29 Maggio 2020, 14:34 - Ultimo agg. 20:42
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Un lenzuolo bianco di camici lasciati da decine giovani medici campani davanti alla sede del consiglio regionale: un gesto simbolico, preceduto da una breve assemblea e da un minuto di silenzio per le vittime di Covid, ha visto protagonisti stamattina una delegazione di neolaureati in medicina che hanno manifestato contro l’imbuto formativo, ovvero la carenza di borse di studio per specializzandi.
 
«Insieme ad altre sigle, che sono scese in 20 piazze italiane, chiediamo il superamento della difficoltà e in alcuni casi l'impossibilità per alcuni di noi di formarsi in un percorso specialistico – ha spiegato Luca Scognamiglio, referente napoletano del Segretariato italiano giovani medici - Al prossimo concorso previsto a settembre ci saranno circa 25mila concorrenti per poco meno di 10mila contratti di formazione specialistica. Questo porterà circa 15mila medici a rimanere esclusi e a lavorare almeno un anno in un regime di totale precariato». 
 
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Un bacino, quello dei giovani medici, risultato fondamentale durante l’emergenza per la tenuta del sistema sanitario: molti di loro infatti non si sono tirati indietro e hanno deciso di scendere in campo per dare un supporto ai colleghi più anziani nella rete di medicina territoriale e nelle unità speciali di continuità assistenziali.
 
«Alcuni, come me, si occupano della terapia domiciliare dei pazienti Covid. La nostra attività è quella di monitorare questi pazienti al proprio domicilio in collaborazione con il medico di base con cui comunichiamo costantemente – ha raccontato Francesco Smarrazzo, medico neolaureato impegnato nella lotta al virus nel salernitano - i medici anziani sono comunque più a rischio rispetto ai giovani e la prestanza di cui c'è bisogno con le tute e il caldo che arriverà sicuramente necessita di una buona resistenza fisica».
 


Lo stanziamento di maggiori fondi fino alla saturazione della rete formativa e il riconoscimento agli specializzandi di un contratto di lavoro che gli consenta di uscire dalla grigiore di una figura ibrida, con un piede nella formazione e l’altro già nel mondo della professione. Sono queste le richieste che le giovani leve della medicina campana hanno avanzato al governo dopo essersi spogliati del proprio camice.

«La pandemia ha esacerbato le criticità del sistema sanitario nazionale e mostrato quanto ne sia importante la tutela – ha concluso Scognamiglio - i medici giovani sono stati impiegati sul fronte Covid, adesso che la situazione sta rientrando saranno accantonati, per poi magari essere richiamati in caso di un nuovo picco di contagi: una situazione di incertezza sia personale che professionale a cui bisogna porre rimedio». 

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