La Procura aveva chiesto l'archiviazione perché non era emersa la prova che fossero stati i cinque ragazzi, cui Tiziana aveva inviato i video in un gruppo su WhatsApp, a divulgare sul web quelle immagini divenute un incubo per la 31enne, tanto da costringerla a farla finita; l'ufficio inquirente ha poi aperto un fascicolo per calunnia a carico dell'ex fidanzato di Tiziana, Sergio Di Paolo, ritenendo che fosse stato lui a convincere la ragazza a querelare i cinque e a indicarli come i responsabili della diffusione on-line dei video incriminati.
A indirizzare la Procura verso la richiesta di archiviazione - a presentarla nel novembre 2016 furono il procuratore aggiunto di Napoli, Fausto Zuccarelli, e l'allora sostituto Alessandro Milita, oggi procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) - anche il comportamento ondivago tenuto nel corso del tempo da Tiziana, che ha più volte cambiato versione: prima infatti denunciò lo smarrimento del telefonino che conteneva i filmati, quindi ritrattò la denuncia di smarrimento, ammettendo di avere inviato lei stessa i video ad alcuni amici conosciuti in rete, di cui fece i nomi indicandoli come responsabili della divulgazione sul web. Infine, temendo forse un'incriminazione per calunnia, ritirò la querela nei confronti degli indagati spiegando al pm di non essere certa che fossero loro gli autori della diffusione.
L'avvocato di Teresa Giglio non concorda però con la ricostruzione della Procura. «È vero che Tiziana cambiò versione - spiega Marazzita - ma la Procura avrebbe dovuto fare delle attività investigative mai realizzate, con lo scopo di capire chi avesse effettivamente divulgato quei video che Tiziana aveva inviato agli indagati.
Per esempio avrebbe potuto fare indagini sulle pagine facebook che poi riportavano ai siti porno dove erano materialmente pubblicati i video. In ogni caso siamo pronti ad effettuare indagini difensive su questo aspetto», conclude Marazzita. Sulla vicenda è in corso un'altra inchiesta, al momento senza indagati, condotta dalla procura di Napoli Nord, per l'ipotesi di istigazione al suicidio. Un'indagine complessa che potrebbe presto far registrare importanti novità: l'ufficio guidato da Francesco Greco sta infatti valutando il materiale probatorio raccolto in questi mesi di indagini, tra cui i messaggi estrapolati dall'iPhone di Tiziana, e solo al termine di questa fase di analisi, la Procura deciderà se procedere contro qualcuno o chiedere l'archiviazione. «Tutto quello che potevamo fare come attività di indagine - spiega Greco - l'abbiamo fatto».