«Napoli, noi assessori “indebitati”
senza carta, toner e uscieri»

«Napoli, noi assessori “indebitati” senza carta, toner e uscieri»
di Valerio Esca
Giovedì 25 Novembre 2021, 23:55 - Ultimo agg. 27 Novembre, 08:02
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Il debito monstre del Comune di Napoli non rappresenta soltanto un pozzo senza fondo per le casse dell’Ente, ma un vero e proprio cappio al collo per la città. Con 5 miliardi di euro di deficit, Napoli è impantanata in sabbie mobili dalle quali senza l’aiuto del Governo sarà impossibile uscire. Ma come si riverbera questo debito all’interno, ma soprattutto all’esterno di Palazzo San Giacomo? Negli uffici è difficile finanche trovare carta e toner e nelle segreterie ci sono un paio di funzionari per ogni assessore.

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I corridoi e gli uffici del Palazzo sono quasi deserti, il personale rispetto al 2010 è diminuito di 8mila unità. Ai tempi del passaggio di testimone tra Iervolino e de Magistris, il Comune poteva contare su una forza lavoro di più di 12mila dipendenti, oggi ce ne sono 4mila 500.

Ma la scure dei 5 miliardi colpisce la carne viva della città. Non ci sono risorse per i bambini disabili, per il trasporto o per l’assistenza materiale; non ci sono fondi per le buche; mancano quelli per il diserbamento degli alberi a rischio crollo fuori gli edifici scolastici, ma mancano anche le risorse per la manutenzione ordinaria delle scuole. Mancano i dirigenti tecnici di ruolo che dovrebbero seguire le progettualità per la spesa del Pnrr, con il rischio enorme di perdere l’ultimo treno di rilancio. Passando da una stanza di un assessore all’altra, si può toccare con mano il disagio di chi vorrebbe, ma non riesce a governare. Il grido d’allarme è lo stesso e riecheggia nei corridoi di San Giacomo: «Siamo soli», senza staff e con le segreterie ridotte all’osso.

«Mi si stringe il cuore perché non riusciamo a dare risposte ai genitori con bambini disabili. Non abbiamo fondi per l’assistenza materiale e l’assistenza specialistica. Questo non consente ai bimbi di avere un supporto a scuola, altri non ci possono proprio andare». Così l’assessore alle Politiche sociali Luca Trapanese, che, come i suoi colleghi, non nasconde la polvere sotto al tappeto: «Risorse umane? Siamo rovinati, io sono solo». Proseguendo si trova la stanza del vicesindaco e assessore all’Istruzione Mia Filippone, che non è da meno: «Soffriamo in primo luogo su temi come l’edilizia scolastica e il verde che insiste intorno ai plessi. Sto provando a fare insieme con Napoli servizi una scrematura degli interventi più urgenti da effettuare sulle scuole a rischio. Però i problemi di bilancio incidono anche sugli aspetti educativi. Non abbiamo risorse per la stabilizzazione delle educatrici, delle maestre, soprattutto quelle di sostegno. Dovremmo garantire una maestra per ogni alunno disabile, ma non ci riusciamo».

Oramai è una messa scalza. Il salvadanaio è vuoto e seppur si tenti di scuoterlo. «Chi si interessa di lavori pubblici come me – spiega Edoardo Cosenza, assessore con deleghe alle Infrastrutture, Mobilità e Protezione civile – ed ha a che fare con le ditte, si trova di fronte interlocutori che sanno che noi pagheremo dopo due o tre anni quando facciamo un lavoro. Questo rende qualsiasi opera difficilissima. Per la Galleria 4 Giornate abbiamo dovuto trovare un’impresa che lavorasse in grande urgenza, sapendo che sarebbe stata pagata dopo due, tre anni. Se si dichiarasse il dissesto, nessuno vorrebbe più lavorare con il Comune. Questo è molto grave così come non poter allargare finanziamenti per le buche e il dissesto idrogeologico».

Continuando il giro negli assessorati ecco quello guidato da Emanuela Ferrante (Sport). «La difficoltà c’è anche per la mancanza di fondi correnti. Per cominciare i lavori nella piscina Scandone abbiamo dovuto attendere dei fondi che abbiamo recuperato facendo le capriole». Ma non è tutto. «Ho la delega anche alle Pari opportunità – ricorda Ferrante -, mi trovo in difficoltà perché non riesco ad aggiustare la caldaia nella casa Fiorinda, casa comunale che accoglie le donne vittime di violenza». Ci sono anche assessori che fino a qualche giorno fa non avevano ancora ricevuto l’assegnazione dell’ufficio, come l’ex questore Antonio De Iesu, assessore alla polizia Municipale e alla Legalità: «Soffriamo soprattutto per la carenza e l’inadeguatezza dell’organico della polizia municipale. Vale lo stesso per la delega ai Beni confiscati, per i quali non ci sono fonti di finanziamento adeguate. Nell’ambito del Pnrr è previsto un fondo di 300 milioni per i beni confiscati e stiamo iniziando a lavorare per vedere se ci siano già dei progetti o proporli. Quasi nessun bene, quando viene assegnato, è già pronto all’utilizzo. Bisogna fare una riqualificazione, ma non ci sono adeguati fondi e questo è già un vulnus».

Altro tallone d’Achille dell’amministrazione è senz’altro il verde. Come ha ribadito nell’intervista di ieri al Mattino l’assessore Vincenzo Santagada, i giardinieri sono soltanto 33 per la sede centrale e 30 nelle Municipalità più 12 ex Isu a Soccavo che si occupano di ripulire dai rifiuti le aiuole. Una miseria. Di agronomi invece ce ne sono zero: erano 4 fino ad ottobre, ma il contratto è scaduto e non è stato rinnovato. In pratica, se ci fosse un albero a rischio crollo non ci sarebbero esperti capaci di verificarne l’effettivo pericolo. La luce in fondo al tunnel nasce dal gioco di squadra. Tutti gli assessori hanno ribadito in coro che «quei pochi dirigenti e funzionari rimasti sono veramente eccezionali, competenti e pieni di voglia di fare e di fare bene». L’unione fa la forza, ma da sola non basterà in quell’eterna rincorsa alla normalità. 

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