Castello Aragonese e ville di lusso: sigilli al tesoro dei furbetti del fisco

Castello Aragonese e ville di lusso: sigilli al tesoro dei furbetti del fisco
di Valentino Di Giacomo
Martedì 16 Luglio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 14:24
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Un noto commercialista napoletano e tre noti imprenditori napoletani agli arresti domiciliari per bancarotta ed evasione fiscale, due appartenenti alla Guardia di Finanza indagati per corruzione, 40 milioni di beni sequestrati. È il risultato di una vasta operazione delle Fiamme Gialle di Napoli coordinate dalla Procura di Napoli Nord.
 
Tra i beni sequestrati figurano anche azioni della società che controlla il Castello Aragonese di Ischia, un immobile nell'isola di Capri, vari stabili tra Napoli e Roma, oltre a una tenuta extra-lusso in provincia di Grosseto. Nel mirino degli inquirenti ci sono finiti poi altri 35 indagati. Bad company, così è stata ribattezzata l'inchiesta degli uomini delle Fiamme Gialle agli ordini del Colonnello Domenico Napolitano. L'obiettivo degli indagati era infatti svuotare patrimonialmente alcune società di pregio, attraverso complesse scissioni e fusioni, in modo da trasformarle in «scatole vuote» grazie ad artifici contabili, così da rendere inesigibili i debiti contratti sia con l'Erario che con i creditori in sede fallimentare. Le società venivano quindi prima svuotate quasi di ogni bene e poi fatte fallire.

Piani studiati ad arte che vedevano sempre al centro di queste operazioni sospette il commercialista partenopeo Alessandro Gelormini, personaggio noto anche per essere stato consulente dell'ex ministro, Paolo Cirino Pomicino. Gli imprenditori finiti agli arresti domiciliari sono l'armatore Nicola D'Abundo, gli imprenditori Domenico Truda e l'ischitano Alfonso Petrillo. Personaggi conosciutissimi nel mondo della finanza e con profonde relazioni d'amicizia con diversi uomini politici. Sette le società sequestrate: tra queste la Eg Holding Srl che ha la partecipazione di un'altra società, la Castelli di Ischia, tra cui figura a patrimonio anche il Castello Aragonese, ma la struttura resta comunque aperta al pubblico e il sequestro riguarda soltanto quote di circa 20 milioni di euro. Le altre società avocate dallo Stato sono la Servizi Srl, un'immobiliare di Roma con un valore di quasi 4 milioni di euro e la Tragara Srl a cui è stato sequestrato un immobile del valore di 3,6 milioni a Capri. Ingente il sequestro effettuato per le quote societarie di Castel Porona, un hotel di lusso in provincia di Grosseto con un valore di oltre 13 milioni di euro. Il resort di proprietà dell'ischitano Nicola D'Abundo, fu proposto per l'acquisto dall'imprenditore, diversi anni fa, anche a Silvio Berlusconi che però non intavolò mai una trattativa. D'Abundo già finì coinvolto e chiamato a testimoniare nell'inchiesta nei confronti dell'ex parlamentare del Pdl, Alfonso Papa (nell'indagine sulla P4 nel 2011). Prima ancora, nel 1993, fu indagato per finanziamenti sospetti al Pds napoletano nell'ambito di Tangentopoli per una mazzetta di 200 milioni di lire. La moglie di D'Abundo, in amicizia con Mastella, fu anche candidata con l'Udeur alla Regione Campania.

C'è un particolare scabroso nell'inchiesta portata avanti dal Comandante della Gdf, Domenico Napolitano, emerso in un'indagine parallela che ha riguardato il commercialista Alessandro Gelormini. Nel corso di un controllo dei finanzieri, il fiscalista aveva corrotto due agenti della Guardia di Finanza per correggere infedelmente il verbale di un proprio cliente. Effettuate le ricostruzioni, le Fiamme Gialle hanno scoperto che i due finanzieri indagati avevano effettivamente modificato il verbale in cambio di 2mila euro a testa. Eppure, non soddisfatto, Gelormini aveva richiesto al suo cliente 6mila euro per corrompere i due agenti. I due finanzieri sono finiti agli arresti, l'episodio risale al 2017 e da lì in avanti i due agenti non sono più stati impiegati per compiti operativi fino a quando non è stato possibile rendere noto l'intero procedimento giudiziario.

L'inchiesta è un filone di un'indagine - poi finita per competenza alla Procura di Roma - che ha riguardato il giudice della sezione fallimentare del tribunale di Napoli Nord e di quella di Santa Maria Capua Vetere, Enrico Caria. Il magistrato finì agli arresti domiciliari ad aprile scorso con l'accusa di aver veicolato nomine di consulenze in cambio di favori. I pm di Napoli Nord, coordinati dall'aggiunto Domenico Airoma, avevano iniziato ad indagare sul presunto giro d'affari illecito connesso ai fallimenti societari, scoprendo il business che si celava dietro. Quando è emerso il coinvolgimento di Caria, le carte sono passate a Roma, mentre ad Aversa la Procura di Napoli Nord ha continuato ad indagare sul filone locale, scoprendo il ruolo di primo piano che sarebbe stato rivestito dal commercialista napoletano, il 77enne Alessandro Gelormini.
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