Sia la richiesta formulata dei pubblici ministeri sia il decreto del gip sono motivati dalla insussistenza di ogni ipotesi di illecito nella condotta dell'alto ufficiale e della conseguente infondatezza di elementi idonei a mantenere le ipotesi investigative che erano poste a sostegno di un provvedimento di perquisizione adottato nell'ambito di un'inchiesta che riguardava indagini su altri ufficiali e su alcuni imprenditori indagati per corruzione ed altri reati.
Assistito dagli avvocati Vincenzo Siniscalchi e Gaetano Balice, fonti vicine al generale evidenziano che Bardi ha fornito agli inquirenti ogni documentazione a dimostrazione della propria correttezza, chiedendo, invano, anche di essere interrogato.
I pubblici ministeri - che non hanno ritenuto necessario procedere a quest'ultimo atto processuale - con il trascorrere del tempo, hanno dovuto stralciare la posizione del generale Bardi da quella degli altri indagati, rinviati a giudizio, ed hanno dovuto acquisire memorie e documenti chiarificatori da parte dei difensori e dello stesso generale.
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