Collisione tra gommoni nel golfo di Napoli, l'ipotesi: speronamento dopo una lite

Collisione tra gommoni nel golfo di Napoli, l'ipotesi: speronamento dopo una lite
di Nello Mazzone
Mercoledì 31 Luglio 2019, 08:30 - Ultimo agg. 12:00
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Si infittisce il giallo della violenta collisione avvenuta tra due super gommoni nel Golfo: gli indagati e i feriti forniscono agli inquirenti contrapposte versioni dei fatti, mentre gli accertamenti si sarebbero concentrati nelle ultime ore sui danni riportati dai due natanti e soprattutto sui precedenti penali dei protagonisti di questa vicenda e sui loro trascorsi. Un puzzle investigativo che si arricchisce ogni giorno di nuovi particolari, con l'obiettivo degli inquirenti di chiarire cosa sia effettivamente accaduto la notte tra il 26 e il 27 luglio scorsi, nel tratto di mare tra Baia e Ischia.
 
Gommone speronato semplicemente perché si trovava sulla rotta del bolide o, piuttosto, scontro volontario tra un gruppo di Secondigliano e un altro rivale di Ponticelli, visti i pregiudizi di polizia dei due equipaggi? Per ora dalla guardia costiera di Pozzuoli diretta dal comandante Cosimo Pichierri, che ha avviato le indagini e che è in costante contatto con la procura di Napoli, c'è strettissimo riserbo per tutelare la riservatezza dell'inchiesta. Nessuna indicazione e bocche cucite in attesa dei riscontri tecnici dei periti e di verifiche più approfondite.

Per ora si parte da queste certezze: i due gommoni hanno impattato sul lato sinistro delle prue, dunque in modo compatibile con l'idea di uno scontro «frontale», e solo una delle due avrebbe proceduto a forte velocità, per poi dileguarsi dopo l'impatto. Lasciando dietro di sé un 34enne di Ponticelli, con alcuni pregiudizi di polizia, ora ricoverato all'ospedale di Pozzuoli con 5 costole rotte e uno pneumotorace. Tutto il resto è solo un puzzle di ipotesi da chiarire e da riscontrare. A cominciare dalla ricostruzione dei fatti, diametralmente opposta, fatta dai due equipaggi. «Siamo persone perbene e onesti lavoratori, che stavano trascorrendo alcune ore di relax a bordo del proprio gommone. A un tratto un altro gommone ci ha investiti in pieno e travolti, senza fermarsi a prestare soccorso», raccontano le quattro persone che erano sul gommone speronato. Diametralmente opposta la ricostruzione dei quattro indagati, per ipotesi che vanno dall'omissione di soccorso al mancato rispetto delle norme di sicurezza marittima, tutti di Secondigliano e anche loro con pregiudizi di polizia alle spalle. I quattro avrebbero categoricamente continuato a negare di essere stati in quel tratto di mare la notte di Sant'Anna, dichiarando anzi che il tubolare del gommone si sarebbe rotto entrando a rimorchio nel rimessaggio di Mergellina e non certo per il sinistro in mare. Insomma, a loro dire, nessuno di loro avrebbe speronato l'altra imbarcazione né omesso il soccorso. A questo punto è logico ipotizzare che gli accertamenti della procura si concentreranno soprattutto sui precedenti penali dei due gruppi e sulla verifica dell'ipotesi che si conoscessero. Lo scontro potrebbe essere anche avvenuto in modo deliberato e non frutto di una manovra sbagliata e imprudente. Per ora solo ipotetiche ricostruzioni, ma elementi utili potrebbero arrivare dalle analisi delle celle telefoniche agganciate dai cellulari dei due equipaggi e dai tabulati. Indagine che proseguirà nei prossimi giorni. Intanto sulla vicenda interviene anche Adolfo D'Angelo, segretario nazionale della confederazione nazionale scuole nautiche, che chiede «l'introduzione dell'omicidio nautico nell'ordinamento giuridico italiano» e «maggiori controlli in vista di agosto nello spazio d'acqua antistante il Golfo di Napoli, per scongiurare altre collisioni».
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