Napoli, la rivolta degli infermieri: ​«Un collega suicida per lo stress»

La sindrome di burn out fatale per un paramedico del Policlinico Universitario

Infermieri sotto pressione, scatta l'allarme
Infermieri sotto pressione, scatta l'allarme
di Melina Chiapparino
Domenica 22 Gennaio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 23 Gennaio, 07:21
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È una richiesta di aiuto ma, soprattutto, è una denuncia che punta dritto al cuore delle istituzioni e della nostra società. Le parole di Teresa Rea, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Napoli, sono scritte nere su bianco nella lettera indirizzata al governatore Vincenzo De Luca. Un appello che raccoglie il malessere e i problemi della categoria di sanitari che sono ormai «al limite delle loro forze» partendo da un tragico evento sentinella, il suicidio di un infermiere avvenuto qualche giorno fa, a Napoli.

«Un recente e drammatico fatto di cronaca mi ha spinta a scriverLe Governatore». Comincia così l’appello di Rea «per lanciare un allarme e rendere noto a tutti, istituzioni e cittadini, un grave malessere giunto ormai ai limiti della sopportazione». «Alcuni giorni fa un infermiere si è suicidato. Non ha più retto a ritmi di lavoro insostenibili ed è crollato» racconta la presidente, riferendosi ad un professionista in forza ad una struttura del Policlinico Universitario, vittima della «sindrome di Burn Out, un insieme di sintomi che deriva da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo». Nel descrivere la «perdita importante per tutta la comunità professionale, oltre che per la famiglia e per i suoi cari», la presidente che definisce l’accaduto «un evento sentinella», chiarisce di aver deciso di renderlo pubblico «perché mi tocca nel profondo, perché si conosca e per impedire che si ripeta». Una presa di posizione chiara e decisa «per dare almeno un senso di umanità e un valore sociale alla tragica scomparsa di un collega. Un infermiere che ha pagato con la vita lo stress e la fatica accumulata negli anni». Una testimonianza, dunque, come sottolinea Rea di un «lavoro altamente usurante».

Il suicidio dell’infermiere, è solo la punta di un iceberg che riguarda «una folta comunità professionale» dove «ogni giorno decine di colleghi segnalano difficoltà e problemi, molti si dicono esasperati.

Sono sfiniti per gli organici inadeguati che pesano sul lavoro di tutti i giorni, ma che sopportano in silenzio da più di dieci anni». Confessando il suo turbamento al governatore De Luca, Rea punta il dito sulle condizioni di lavoro e, in particolare, sul decennale blocco del turnover, sul mancato ricambio generazionale, sull’annosa carenza di organici e sulle difficoltà di una professione di frontiera, mal pagata e senza alcuna prospettiva di carriera. «Un peso aggravato da una pandemia che non finisce» aggiunge nella lettera ricordando anche le «troppe vite spezzate tra i sanitari, soprattutto tra gli infermieri». A queste problematiche, si aggiungono le «continue mortificazioni verbali, le aggressioni, le pistole puntate alla tempia, da parte di un’utenza a sua volta esasperata, frutto di diffidenza accumulata e di disservizi che non dipendono dagli infermieri». Ma più di tutto, Rea denuncia «modelli organizzativi desueti che impongono turni massacranti e carichi di lavoro insostenibili». 

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Gli appellativi di “eroi” e “angeli” non interessano alla presidente Rea che, al governatore De Luca, chiede un aiuto per la «valorizzazione professionale e di carriera degli infermieri» da contrapporre al loro graduale demansionamento. «Gli infermieri di Napoli chiedono che sia riconosciuta una vera dignità a una professione che finora ha dato tutto senza ricevere niente» insiste Rea che esorta a «finirla con i tagli degli ultimi venti anni in cui la salute è stata considerata un costo anziché un investimento per la collettività». «Parole e promesse non bastano più, ora devono seguire i fatti» conclude la presidente.

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