Napoli, killer sbadato perde il cellulare ma il pm vuole archiviare

Napoli, killer sbadato perde il cellulare ma il pm vuole archiviare
di Leandro Del Gaudio
Sabato 20 Febbraio 2021, 16:12 - Ultimo agg. 22:25
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Capita a tutti un momento di distrazione, specie quando si è molto impegnati in una attività lavorativa. Può capitare di dimenticare le chiavi sul cofano dell’auto, la borsa al bar, una giacca al ristorante, un documento importante a casa, magari prima di andare a chiudere un accordo di lavoro.

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Cose che capitano, specie se l’impegno in questione è particolarmente delicato, specie se stavi da tempo in attesa della definizione di un affare.
Ed è esattamente ciò che è accaduto pochi mesi fa in piazza Mercato a un killer pronto ad uccidere (o ad un aspirante killer), che ce l’ha messa davvero tutta a portare a termine la propria azione di morte e, nel frattempo, non si è accorto del telefonino che gli cadeva dalla tasca. 

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Cose che capitano a tutti i cittadini - direte - specie se c’è una buona dose di fretta alimentata dall’esigenza di chiudere l’affare al più presto possibile.

Ma proviamo a stabilire cosa è accaduto, nella vita ordinaria di due giovani killer qualche tempo fa in piazza Mercato. È il 26 agosto del 2019, quando una telecamera immortala l’arrivo di due killer nei pressi di un pub della grande piazza cara ai napoletani per la vicinanza alla chiesa del Carmine e per la presenza di tanti negozi di elettrodomestici e giocattoli. Eccoli arrivare i due pistoleri. Lasciano parcheggiata la moto, hanno il volto travisato dal casco e indossano lo stesso outfit: scarpe da passeggio alla moda, bermuda, ma anche pashmina al collo e il casco di ordinanza, come imposto dal codice della strada (specie se non vuoi farti riconoscere dopo un omicidio). Sparano entrambi, ma non ammazzano. Non ci riescono, si trovano di fronte un ostacolo insormontabile. 


Se la prendono con il vetro blindato del negozio dove con lucido tempismo si sono rifugiati avventori e gestori del locale. Quello che spara per primo ci resta addirittura male, di fronte a quella porta chiusa: spara contro la serratura, contro il vetro ma il locale è blindato. Ci resta male al punto tale da mollare un paio di calci contro la porta nel tentativo velleitario di sfondarla per poter entrare nel locale e fare fuoco di nuovo, questa volta contro i bersagli mobili. Un paio di calci, che sbilanciano il killer e che provocano la caduta del cellulare dalla sua tasca. Eccolo a terra - raccontano le immagini - eccolo sul pavimento, mentre i due soggetti - laconici più che mai - lasciano la scena. Come è andata a finire? Un attimo di distrazione che ha reso possibile arrestare almeno uno dei due pistoleri? Niente affatto. Un anno e mezzo dopo, infatti, la Procura chiede l’archiviazione del fascicolo per tentato omicidio aperto contro ignoti. A leggere le carte si scoprono alcuni particolari di quella notte in piazza Mercato: dopo l’agguato, si presenta un ragazzo al commissariato, sostenendo di aver subìto una rapina: mi hanno rubato il cellulare, ho dovuto consegnarlo, erano armati. Poi, secondo la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, si scopre che il telefono cellulare era stato maneggiato da troppe persone (in particolare i gestori del locale che lo avevano recuperato), al punto tale da rendere impossibile ogni altra identificazione.

Tutto qui, nessun altro sviluppo. Diversa la valutazione dei legali della parte offesa - i penalisti Antonio Abet e Andrea Lucchetta -, che hanno invece chiesto la riapertura del caso, con una istanza che punta a ottenere una serie di atti di indagine, a partire dall’analisi dei dati interni del telefonino perso dal killer sbadato. Possibile - dicono - che basta la testimonianza di un giovane per accettare la tesi della rapina del telefonino ? Ed è mai possibile che un killer, prima di andare ad uccidere una o più persone, si sia fermato a compiere una rapina di telefonino? Domande che ora spetta a un giudice rispondere, anche solo per lo sfizio di restituire il telefonino al legittimo proprietario.

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