Napoli, l'odissea per la Galleria Laziale chiusa: novemila ore al giorno perse

Napoli, l'odissea per la Galleria Laziale chiusa: novemila ore al giorno perse
di Paolo Barbuto
Giovedì 16 Novembre 2017, 23:02 - Ultimo agg. 17 Novembre, 15:04
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Seguiteci, per piacere. Stiamo per condurvi lungo i percorsi degli «orfani della Laziale», quei ventimila automobilisti che, ogni giorno, sono costretti a percorrere strade alternative, infinitamente più lunghe, drammaticamente più trafficate. Il tunnel, che non arriva nemmeno a un chilometro, può essere percorso, anche quando c’è traffico, in cinque minuti. Le strade alternative chiedono fino a un’ora di sofferenza, nelle ore di punta.
 


Seguiteci, per piacere, perché per raccontare quel che provano gli automobilisti napoletani, ci siamo messi in coda assieme a loro e abbiamo anche fatto due conti per dare un’idea del guaio che è piombato sulla città nel momento in cui i calcinacci piombavano giù dalla volta della Laziale. Nel tardo pomeriggio di ieri siamo partiti con due auto e abbiamo impiegato, in media, 35 minuti per raggiungere piazza Sannazaro partendo da piazzale Tecchio. Abbiamo sottratto a quel tempo gli otto minuti ipotizzati (in eccesso) per compiere lo stesso percorso attraverso la galleria. Così ci siamo ritrovati con un surplus di tempo impiegato di 27 minuti. 
 
 

Adesso voi penserete che una mezz’oretta in più non deve far gridare allo scandalo. Potreste avere ragione se non fosse che ogni giorno il tunnel veniva attraversato da 20mila automobili. Così quella mezz’oretta, anzi, quei ventisette giri di lancette, moltiplicati per ventimila diventano un numero impressionante: 540mila minuti. E allora la questione assume un carattere differente: significa che ogni giorno gli abitanti della città di Napoli sacrificano novemila ore sull’altare del traffico, del caos generato dalla mancata manutenzione della galleria. E non occorre essere fini osservatori per comprendere che novemila ore non possono essere gettate via perché hanno un valore non solo sociale e personale, ma anche economico, che questa città non può permettersi di perdere.
Per non girare il coltello nella piaga eviteremo di moltiplicare le novemila ore perdute ogni giorno dagli orfani della Laziale per i venti giorni previsti per i lavori. Il numero che viene fuori sarebbe una coltellata alla vita dei napoletani e anche all’economia della città.

 

Per evitare di commettere errori di valutazione abbiamo scelto di non ammucchiarci alla valanga di automobili dell’ora di punta: sarebbe stato troppo facile impiegare un mare di tempo e poi gridare allo scandalo-traffico. Perciò abbiamo deciso di partire alle 17,30 da Piazzale Tecchio. Abbiamo utilizzato due automobili per seguire i percorsi alternativi suggeriti dal Comune, quello che passa per via Manzoni e scivola giù lungo via Orazio, e quello che piega verso Coroglio, risale a Posillipo e riscende lungo la strada panoramica. 

La vettura numero uno è quella che ha trovato maggiori difficoltà. Primi intoppi nella gimkana con strettoia della porzione iniziale di via Giacomo Leopardi, un pizzico di rallentamenti anche lungo via Terracina, soprattutto all’altezza del semaforo della Loggetta dove, a causa delle auto in colonna, è stato necessario attendere quattro volte la luce verde prima di riuscire ad imboccare via Caravaggio, «conquistata» 20 minuti dopo la partenza.
In quello stesso momento la vettura numero due aveva già raggiunto via Posillipo dribblando in un battibaleno lo scarsissimo traffico di via Diocleziano e percorrendo in una manciata di minuti la salita di Coroglio.
Per la prima auto via Caravaggio è stata una sorpresa, praticamente libera fin quasi in cima dove si va ad impattare con il traffico del Vomero che si immette su via Manzoni. La rotonda d’immissione su via Manzoni è stata raggiunta dopo dieci minuti, quando il cronometro segnava il minuto numero 30 e l’altra vettura comunicava, irridente, di aver già raggiunto il traguardo, cioè piazza Sannazaro. Solo piccole code sulla discesa di Posillipo ne hanno rallentato il viaggio che, alla fine, è stato meno drammatico del previsto.
L’auto uno, nel frattempo ha imboccato via Manzoni, anche questa incredibilmente scorrevole, s’è infilata su via Orazio quand’erano trascorsi 35 minuti dalla partenza da piazzale Tecchio ed è riuscita a scivolare verso Mergellina con facilità scontrandosi, solo a fine percorso, con l’abituale caos della zona degli chalet. Il traguardo davanti alla galleria Laziale è stato tagliato 40 minuti e 25 secondi dopo la partenza.
Foto di rito per testimoniare l’avvenuto arrivo e poi l’inizio dei calcoli. Quant’è, in media, il tempo supplementare utilizzato per colpa del tunnel bloccato? Abbiamo sottratto al tempo di entrambe le auto gli otto minuti che sarebbero stati necessari per compiere il percorso attraversando la laziale. Così ci siamo ritrovati con l’auto uno che ha riscontrato un surplus di 32 minuti mentre per l’auto due è stato di 22 minuti. Abbiamo poi sommato i due valori e li abbiamo divisi esattamente a metà, concludendo che, in media, i due percorsi alternativi suggeriti dal Comune impongono un aumento dei tempi di percorrenza di 27 minuti.
Il Comune, però, offre anche una terza alternativa agli automobilisti che intendono bypassare la galleria per dirigersi a Oriente rispetto a Fuorigrotta. Si tratta di un percorso che prevede l’utilizzo della Tangenziale e l’uscita a uno degli svincoli verso Napoli Centro. Abbiamo preferito, però, non verificare quel tempo di percorrenza: un po’ perché quella strada serve soprattutto a chi deve oltrepassare Mergellina, non raggiungerla, un po’ perché infilarsi sulla Tangenziale a quell’ora, uscire al Vomero o all’Arenella oppure a Capodimonte e poi percorrere tutta la città fino a raggiungere piazza Sannazaro, nel tardo pomeriggio, avrebbe aumentato il tempo di percorrenza in maniera clamorosa e, probabilmente, avrebbe reso meno attendibile il test.
Nonostante questo i numeri parlano chiaro, senza traffico la chiusura della Laziale ci «cost

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