«Questa città non è un albergo»: a Napoli rivolta contro turismo mordi e fuggi

Napoli - La città non è un albergo
Napoli - La città non è un albergo
di Eduardo Improta
Lunedì 9 Luglio 2018, 13:13
3 Minuti di Lettura
Inizia la mobilitazione perché il centro storico non diventi il terreno di caccia della speculazione e la città resti luogo di incontro e convivenza in cui creare relazioni che migliorino la vita di coloro che la abitano.

Sono i Bed&Breakfast ad essere presi di mira. I cittadini residenti nel centro storico hanno paura che il proliferare di tanti B&B, faccia aumentare gli affitti? Albergatori temono la concorrenza di una formula economica che piace sempre di più ai vacanzieri mordi e fuggi.
 
 

Il turismo crea lavoro, ma un turismo che si espande incontrollato fa bene alla città? - È la domanda che si pongono i componenti della rete Set Napoli (Sud Europa contro la Turistificazione) - che in questi giorni ha affisso un manifesto sulle mura della città: La città non è un albergo!

«Affittare una casa ai turisti su Airbnb può rendere il triplo di quanto rende affittarla a un abitante - dicono sui social i promotori dell’iniziativa - in molti sono già sotto sfratto o non vedranno rinnovato il proprio contratto di affitto. Tra il 2016 e il 2018 il numero di alloggi su Airbnb a Napoli è aumentato più che in tutte le altre città italiane, con un tasso di crescita medio del 65%. Nel 2017 su Airbnb si contavano una media di 4500 alloggi, nel 2018 si sfiora quota 7000, concentrati quasi interamente all’interno del centro storico. Un'area fragilissima dal punto di vista sociale: sono questi i quartieri in cui l'indagine dell'ISTAT del 2017 ha segnalato il tasso più alto di disagio economico delle famiglie. Un disagio che il rincaro del costo della vita e dei prezzi delle abitazioni non potrà che acuire».

«Oltre al costo degli affitti ad esser compromessa - prosegue la nota del Set - è la stessa vivibilità del centro storico: quante salumerie, mercerie, ferramenta sono stati rimpiazzati da ristoranti e trattorie ad uso e consumo dei turisti? Il problema riguarda anche i locali commerciali: quanti artigiani e commercianti riusciranno a pagare l’affitto dei loro negozi se sempre più investitori sceglieranno di speculare sul brand “Napoli” alimentando la crescita dei prezzi? Le esperienze di città come Venezia e Barcellona ci insegnano che il boom turistico non crea ricchezza per tutti: a lungo andare gli speculatori si arricchiscono e gli abitanti sono sfrattati per fare posto a nuovi turisti. Napoli è una delle poche grandi città in Europa che conserva la sua eterogeneità sociale e culturale, ma in prospettiva rischia di subire la stessa trasformazione di Venezia e Firenze: un centro storico senza abitanti, un grande luna park per turisti».

«Senza un intervento che freni questa crescita incontrollata - conclude la nota - in breve tempo la casa sarà trasformata da bene primario in bene di consumo. Napoli si trasformerà in Napolilandia: una città vetrina, un immenso centro commerciale a cielo aperto».

Il comitato chiama alla mobilitazione collettiva affinchè il centro storico non diventi il terreno di caccia della speculazione e la città resti luogo di incontro e convivenza in cui creare relazioni che migliorino la vita di coloro che la abitano. Uniamo le forze, perché c'è bisogno dell’intelligenza, dell’entusiasmo e della tenacia di tutte e tutti.
Il 12 luglio ci sarà la prima assemblea pubblica, nel tentativo di aprire un dialogo con le varie parti della città. Nell’occasione saranno proiettati alcuni video, tra cui la puntata di Report su Airbnb realizzata da Manuele Bonaccorsi.
 
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