Napoli, la truffa dai capannoni:
550 milioni non riscossi

Napoli, la truffa dai capannoni: 550 milioni non riscossi
di Luigi Roano
Venerdì 2 Agosto 2019, 08:50 - Ultimo agg. 3 Agosto, 08:34
3 Minuti di Lettura
C'è un megastore cinese in via Gianturco completamente abusivo già posto sotto sequestro dai vigili urbani che hanno informato la Procura, ma che continua la sua attività indisturbato e almeno 200 capannoni ex industriali trasformati in attività commerciali senza pagare gli oneri previsti dalla legge. Addirittura gli ex locali della Fiat in zona via De Ruberto sono stati interamente soppalcati. Per il Comune un mancato introito di 550 milioni, oltre mezzo miliardo di cui qualcuno dovrà dar conto perchè non si possono trasformare pezzi di città indisturbati. Siamo nell'area orientale, da Gianturco a Poggioreale passando per Barra e San Giovanni a Teduccio, una volta qui c'erano le fabbriche e gli operai, i circoli dei partiti e le sedi dei sindacati oggi una vasta area di illegalità dove la criminalità ci sguazza dentro. A partire dal 2010 sono state rilasciate dichiarazioni «appezzottate», così le definisce il vicesindaco e assessore al Commercio Enrico Panini, che vuole andare fino in fondo a questa vicenda.

 


LA DENUNCIA
Il caso esplode nella commissione Patrimonio presieduta da Carmine Sgambati e scuote Palazzo San Giacomo. Alla riunione presenti oltre al vicesindaco, il comandante della Polizia municipale Ciro Esposito e soprattutto il responsabile tutela del patrimonio dei vigili urbani Agostino Acconcia e, infine, i tecnici degli uffici urbanistici. Sgambati ha portato anche un consulente l'ingegnere Stefano Pisani che ha fornito dettagli rispetto all'illegalità che caratterizzano quei luoghi. Il file aperto potrebbe diventare un'onda anomala con conseguenze tutte da verificare. È lo stesso Sgambati a spiegare una delle tecniche utilizzate per questa che è un'autentica truffa ma che prevede a valle capitali ingenti da investire: «Ci sono le denunce dei cittadini - racconta - e ci sono i riscontri della Polizia municipale su immobili destinati ad attività produttive ma utilizzati per fini commerciali. Ristrutturazioni fatte con semplici Dia, procedura quasi gratuita, mentre la finalità commerciale richiederebbe il cambio di destinazione d'uso in quanto in contrasto con il Piano Regolatore. Che in quelle aree prevede la Pianificazione Esecutiva, una procedura a titolo oneroso, con cospicui incassi a favore del Comune che non si sono visti. Dal 2010 ad oggi fanno 550 milioni e dove sono? Gli immobili vengono locati con finalità commerciali pagati a peso d'oro dall'affittuario favorendo la speculazione». Si intravede la mano della criminalità organizzata perché per mettere in piedi un simile raggiro, oltre che di connivenze c'è bisogno di cospicui capitali. Affittuario - questo va chiarito - che spesso è ignaro di quello che c'è dietro al capannone che affitta. Giusto per fare un esempio, ci si compra una fabbrica dismessa, si incrementa la superficie con la Dia e la si trasforma in megastore. Si affitta l'immobile registrando però il contratto ad uso commerciale e la truffa è servita. L'interrogativo viene spontaneo: possibile che in questo giro di permessi rilasciati non ci sia nessun ufficio comunale che operi un controllo su quanto viene dichiarato dal richiedente? Il Suap, acronimo che sta per «Sportello unico attività produttive» ha i mezzi per effettuare controlli? «Il Comune - sottolinea il vicesindaco - sta facendo la sua parte, molte denunce partono da noi. Poi ci fanno i ricorsi che cristallizzano le situazioni per anni con la sensazione che non si fa nulla. La commissione si riconvocherà per fine mese perché c'è bisogno di una regia unica per fronteggiare questo fenomeno, per me si è aperto un mondo che non conoscevo. Al tavolo ci dovranno essere tutti gli uffici anche il Suap. Quando parlo di dichiarazioni appezzottate voglio dire che c'è un giro di dichiarazioni che va controllato».
LA CAMORRA
Enzo Moretto consigliere della Lega che conosce benissimo il territorio in questione attacca: «Non è una novità che dietro molte di queste attività si nasconda la mano della criminalità organizzata, ma sorprende che nonostante gli interventi della Polizia Locale si continui a consentire la vendita e non intervenga il provvedimento di sequestro dell'Autorità Giudiziaria».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA