Napoli, Villa del '700 cade a pezzi:
era il primo istituto di medicina sociale

Napoli, Villa del '700 cade a pezzi: era il primo istituto di medicina sociale
di Alessandro Bottone
Lunedì 16 Settembre 2019, 17:42 - Ultimo agg. 17 Settembre, 06:54
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Lo storico complesso di villa Tropeano a Ponticelli, nella periferia orientale di Napoli, muore nel degrado più assoluto. Nato come istituto di «medicina sociale» e utilizzato come tale sino a una quarantina di anni fa, l'edificio è stato poi abbandonato, completamente depredato e vandalizzato, poi occupato abusivamente. Il gioiello architettonico del ‘700 cade a pezzi, così come l'immenso spazio verde a ridosso. Proprio nei giorni scorsi è terminato l'intervento di abbattimento degli alberi ad alto fusto posti sul sentiero che permetteva l’ingresso all’enorme edificio: più di novanta esemplari arborei sono stati abbattuti probabilmente perché a rischio crollo sull'adiacente complesso di alloggi popolari.
 


La villa ospitava l'istituto di medicina pedagogica fondato da Giuseppe Tropeano, considerato il precursore della «medicina sociale», e accoglieva minorenni con problemi psichici. Il complesso - ubicato in una zona al confine tra l'allora comune di Ponticelli (oggi quartiere di Napoli) e il comune di Cercola - era composto, oltre che dalla settecentesca villa, anche dall'annesso «Parco Concezione». L'istituto era costituito da oltre ottanta stanze e altri locali di servizio posti in due ali laterali rispetto all'edificio principale del quale si conserva ancora la bellissima facciata.

«La sua apertura avvenne nell’agosto 1928 e fu la prima struttura sanitaria di tal genere in tutto il Mezzogiorno d’Italia» si legge nel libro "Giuseppe Tropeano" scritto da Luigi Verolino. «Lo scopo preciso dell’Istituto era di accogliere, curare ed educare i minorenni di ambo i sessi, che avevano un’anormalità del sistema nervoso, congenita o acquisita, uno sviluppo irregolare o ritardato delle funzioni intellettive, sordità, mutismo, balbuzie, epilessia, deviazioni del carattere, predisposizioni insane ed incompatibili con la vita familiare, scolastica e sociale». Oltre ai locali destinati all'attività medico-riabilitativa c'erano campi da gioco, palestre all'aperto, viali e cortili per il passeggio, una piccola cappella: è la minuziosa descrizione fatta da Luigi Verolino che sottolinea «l'indiscussa ricchezza di spazio e di servizi» della struttura che accoglieva oltre cento fanciulli e adolescenti.

La famiglia Tropeano lasciò l'istituto negli anni '80 del secolo scorso. La gestione passò a un ente privato finanziato anche con soldi pubblici. Nel corso degli anni '90 l'attività dell'istituto fu oggetto di diverse interrogazioni parlamentari come quella con cui si chiedeva al Governo di conoscere le «iniziative amministrative e giudiziarie assunte a tutela degli handicappati ricoverati presso l'Istituto Tropeano a Ponticelli trovato in possesso di medicinali scaduti nel corso di una visita della polizia».

La villa, che ha un monumentale accesso su via Angelo Camillo De Meis, è stata acquisita al patrimonio dell'ex Provincia di Napoli (poi Città Metropolitana di Napoli) nel 2004. Il bene è costato all'ente tre milioni e duecentoquarantacinquemila euro. L'idea iniziale era quella di recuperarlo per utilizzarlo come edificio scolastico. Nel corso degli anni sono state avanzate le più fantasiose proposte per riqualificare lo storico complesso, come quella di destinarlo a «casa del cinema». La verità è quella di un abbandono che dura tuttora. L'accordo del 2016 tra Città Metropolitana e Agenzia del Demanio prevedeva la cessione di Villa Tropeano a quest'ultima con la successiva idea di destinare la struttura a sede istituzionale di un corpo di polizia. Il bene è stato poi inserito nel piano di alienazione del patrimonio ma «lo stato di degrado dell’immobile rende lo stesso non compatibile con le finalità dell’ente e non appetibile per il mercato immobiliare della compravendita». Si tratta di oltre 7mila metri quadrati di fabbricati e oltre 37mila di terreni.

La storia recente è fatta solo di abusi e degrado. Parte dell'edificio fu occupata, anni fa, dalla comunità rom, poi fatta allontanare con violenza nei mesi bui delle disumane proteste contro i rom che vivevano nell'area est della città. I vari locali di villa Tropeano sono tuttora zeppi di ogni tipo di rifiuto così come ben visibile dall'esterno. Negli anni scorsi l'ente di piazza Matteotti intervenne per rimuovere il materiale in amianto accumulato nella villa che fu in parte posta sotto sequestro. Nel 2013 sono stati spesi 70mila euro per la manutenzione degli esemplari arborei. C’è ancora un piccolo polmone verde intatto che rischia, però, di essere rovinato dal degrado che lo circonda.

L'antica villa fa parte della storia di Ponticelli. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale «la struttura ospitò numerosi cittadini del quartiere che si finsero malati di mente per sottrarsi alle deportazioni dei soldati tedeschi». Una storia totalmente dimenticata e da tanti nemmeno conosciuta.
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