Sanità a Napoli, appello sui pronto soccorso «Ora la rete dell'emergenza è al collasso»

Sanità a Napoli, appello sui pronto soccorso «Ora la rete dell'emergenza è al collasso»
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 21 Marzo 2022, 00:00 - Ultimo agg. 22 Marzo, 15:31
4 Minuti di Lettura

La lettera è indirizzata al direttore sanitario aziendale della Asl Napoli 1 Centro e porta la firma di Giuseppe Galano, responsabile del 118 - e presidente regionale Aaroi, associazione Anestesisti rianimatori italiani - e Patrizia Di Giorgio, medico coordinatore di turno della Centrale operativa. La data è quella del 19 marzo. Il titolo è il seguente: “Grave situazione di capacità recettiva in cui versano i pronto soccorso dei maggiori presidi ospedalieri della rete sanitaria cittadina”. Traduzione: la prima linea della nostra risposta sanitaria, quella della medicina d’urgenza, è sul punto di cedere. I pronto soccorso napoletani contano su forze sempre più esigue e potrebbero rapidamente collassare. Da qui la decisione di Galano e Ricciardi di scrivere direttamente a Maria Corvino nel tentativo di trovare una soluzione per evitare “il tracollo dell’intera rete emergenziale territoriale”. 

«Sono pervenute sia via fax che su linea telefonica registrata le comunicazioni dei responsabili dei pronto soccorso di Cardarelli, San Paolo, Villa Betania, Cto, Ospedale del mare, Vecchio Pellegrini, Fatebenefratelli, circa la critica saturazione delle sale adibite ai pronto soccorso e alla incapacità di attendere alle esigenze dei pazienti in modo adeguato. - si legge nella nota - La conseguenza di questa difficoltà ricettiva - e la mancanza di barelle a disposizione delle ambulanze - causa lunghi tempi di attesa per lo sbarellamento dei pazienti trasportati dal servizio 118». Ed ecco che emerge il problema più significativo collegato alla difficoltà di far fronte alla domanda di assistenza sempre più pressante da parte dei cittadini: «Le ambulanze bloccate nei pronto soccorso - aggiungono Galano e Di Giorgio - risultano di fatto non operative per tempi molto lunghi e, quindi, non disponibili a soddisfare le numerose richieste che arrivano dall’utenza napoletana, causando di conseguenza un notevole numero di codici, di media e alta gravità, in attesa di espletamento». 

È questa una delle ragioni per cui si allungano drammaticamente i tempi di attesa da parte di chi ha bisogno di un’ambulanza e telefona al 118. «Per quanto possibile - si legge ancora nella lettera indirizzata al direttore sanitario Corvino - si cerca di far afferire le ambulanze presso i presidi ospedalieri per competenza territoriale o per specialistica presunta», ma è chiaro che non può bastare a fronte di una situazione ormai quasi ingestibile. E infatti le prospettive future sono drammatiche: «Il protrarsi di tutto ciò - concludono i due medici - è destinato a portare al collasso la rete emergenziale territoriale, con il blocco operativo dei mezzi di soccorso non più disponibili in tempi utili». Ora si aspetta la risposta del direttore Corvino rispetto a una condizione di precarietà che va avanti da tempo. 

D’altronde il 118 - a causa della mancanza di dottori e infermieri a bordo - è ormai impossibilitato anche a prestare il primo soccorso a domicilio. Una prestazione sul posto che evita - in molti casi - il trasporto del paziente in ospedale. Un equipaggio senza medico non può fare né diagnosi né terapie ma solo limitarsi ad accompagnare l’ammalato nel primo presidio disponibile. E così anche i tanti casi di Covid che potrebbero essere gestiti tra le pareti domestiche in assoluta tranquillità, finiscono invece in ospedale con il rischio di intasare inutilmente i reparti a danno di chi ha davvero bisogno di un letto.

Senza contare il disagio, e lo stress, del ricovero per un paziente che, curato adeguatamente, sarebbe potuto rimanere a casa sua. L’ultima postazione del 118, quella degli Incurabili, è stata soppressa solo qualche giorno fa a causa della “gravissima mancanza di organico”. 

Video

Il direttore Galano ha parlato di “sospensione temporanea” ma con questi numeri non è in grado di quantificare quanto lo stop potrà essere “temporaneo”. Eppure si tratta di un punto di riferimento nevralgico per l’assistenza nel centro storico. Assistenza già depauperata circa un mese fa quando - sempre a causa della carenza di medici e infermieri - la postazione era stata ridotta da 24 a 12 ore di operatività. Il servizio, solo diurno, apparteneva infatti alla “tipologia b”. Ovvero: infermiere e autista ma senza medico a bordo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA