Occhi verdi, lunghi capelli rossi e un sorriso dolce che ancora ha impresso nella mente chi l’ha amata, la sua famiglia. Nelle foto che la ritraggono Emanuela appare felice. Soprattutto quando è abbracciata ai suoi bambini. Nulla farebbe immaginare che oggi non c’è più. Aveva 34 anni, quando è morta il 16 marzo 2019. Era arrivata al pronto soccorso del Cardarelli due mesi prima, il 14 gennaio, per un’emorragia cerebrale. Qualche giorno prima di Natale la donna aveva manifestato diversi sintomi, tra cui forti emicranie e dolori alla schiena. Il 6 gennaio era andata al Cto, dove i medici l’avevano sottoposta a una tac e le avevano diagnosticato una cefalea acuta. Ma i malesseri di Emanuela non svaniscono. E a metà gennaio arriva al Cardarelli, accompagnata dal fidanzato, da cui nel 2015 aveva avuto il terzo dei suoi tre figli. «Quando arrivò in ospedale Emanuela fu visitata e i medici le chiesero se avesse avuto qualche trauma - spiega la sorella Giovanna M. - poi entrò in coma e andò in terapia intensiva». Solo il 23 gennaio la donna sarà trasferita in reparto, «ma bisognava evitare che portasse le mani alla testa - rimarcano i familiari - il suo cranio era danneggiato e tutti da allora ci siamo chiesti a cosa fosse dovuta quella emorragia, se potesse essere dipesa cioè da un fatto traumatico». Interrogativi che oggi sono tornati alla ribalta, a pochi giorni dalla riapertura del caso, che era stato archiviato.
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«Noi vogliamo solo verità e giustizia» incalzano i familiari della donna, che ancora oggi non conoscono le cause della morte di Emanuela.