Mareggiata a Napoli: «Nel mio locale il mare ha trascinato anche il proiettore di Castel dell'Ovo»

Mareggiata a Napoli: «Nel mio locale il mare ha trascinato anche il proiettore di Castel dell'Ovo»
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 30 Dicembre 2020, 05:02 - Ultimo agg. 14:24
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Andrea Macchia, socio di Regina Margherita, ha provato a «fermare il mare con le mani», racconta ieri pomeriggio mentre spala fango assieme ai suoi dipendenti. Lui è stato testimone e vittima della tempesta: appena ricevuta sullo smartphone la notifica dell'allarme scattato al ristorante, si è fiondato in via Partenope senza pensarci un attimo. Una volta entrato nel suo locale, con l'acqua alle ginocchia, ha scoperto che ogni onda del mare entrava direttamente in sala, visto che la vetrata era stata frantumata dai vasi ornamentali che la tromba d'aria e le onde avevano fatto volare via come carta. Insomma, è stata una serata «assurda e mai vista - racconta - ho avuto paura, ma il ristorante è una parte integrante della mia vita». Il 2020, poco prima di chiudersi, ha aggiunto un altro ricordo indelebile e drammatico, per Macchia come per gli altri ristoratori del lungomare.


Lei era lì durante la tempesta?
«Sì.

Intorno alle 20 mi è arrivato l'allarme sul cellulare che mi avvisava di problemi al ristorante. Il maltempo c'era, ovviamente, ma non sapevo ancora di cosa si trattasse di preciso. Abito a Santa Lucia, vicino al Regina, e quindi sono arrivato lì in pochi minuti. Una volta sul posto, però ci ho impiegato almeno un quarto d'ora a entrare nel ristorante: l'acqua mi arrivava fino alle ginocchia e frenava i miei movimenti. La vetrata, poi, era stata sfondata dai vasi spartitraffico, ma me ne sono accorto solo dopo essere entrato, visto che la tempesta impazzava. A ogni onda entrava un mare d'acqua nel ristorante».

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Ha avuto paura?
«Sì, ne ho avuta. Ma sono fatto così, ho agito d'impulso. Il ristorante è importantissimo per me. E poi, anche volendo, non potevo più andarmene: l'acqua mi bloccava. In generale poteva scapparci il morto: tante persone, reporter compresi, hanno sfidato il mare e il vento, per accorrere sul lungomare a fare fotografie durante la mareggiata».


Momenti terribili quanto indimenticabili, insomma.
«Senza dubbio mi resteranno impressi nella memoria. Il finimondo. In sala abbiamo trovato addirittura la griglia del proiettore di Castel dell'Ovo, usato per illuminare le pareti del monumento. Ricordo di alte mareggiate recenti, almeno una all'anno negli ultimi anni, ma una bufera di questa portata è la prima volta che la vedo».


Ha fatto una stima dei danni al suo locale?
«Contiamo 150mila euro di strutture e materiale distrutto, al momento. A parte gli arredi esterni, sono saltati impianti elettrici, frigoriferi. Nel ristorante è tutto impregnato, in queste ore. C'è acqua anche sotto le mattonelle: se non si assesta bisognerà cambiare tutto il pavimento. E sarebbe una spesa notevolissima».


Venendo alle cause di una simile distruzione, secondo lei la scogliera era sufficiente a proteggere la curva di via Partenope dalle mareggiate?
«Abbiamo parlato più volte nel Consiglio dei ristoratori dell'insufficienza della scogliera nella curva, ma purtroppo ormai il danno è fatto e non possiamo tornare indietro. A causarci tanti danni è stata sicuramente la rottura del muretto del lungomare. Abbiamo passato la giornata a fare la stima delle cose distrutte, ma al riguardo non escludiamo di ricorrere a vie legali prossimamente».


Insomma, dopo le rivolte, il Covid, il crollo nella Galleria Vittoria e la chiusura imposta dall'ordinanza della Regione tra 20 e 23 dicembre, la tempesta è stata l'ultimo atto di un anno assurdo.
«Sicuramente. A voler cercare di essere positivi, fortunatamente a Capodanno non avremmo aperto lo stesso. Se avessimo dovuto rinunciare improvvisamente al cenone di fine anno sarebbe stata una beffa».

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