Incendio nel Maschio Angioino a Napoli: «Blitz per distruggere gli atti del condono»

In fiamme documenti di Napoli, Ischia e zona vesuviana. I vandali hanno approfittato di una serratura rotta

I danni prodotti dall'incendio nel Maschio Angioino
I danni prodotti dall'incendio nel Maschio Angioino
di Leandro Del Gaudio
Martedì 28 Febbraio 2023, 00:04 - Ultimo agg. 16:11
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Condoni, permessi a costruire, richieste di cambio di destinazione d’uso. Sono questi alcuni documenti andati in fumo la notte tra sabato e domenica, all’interno della Torre dell’Oro del Maschio Angioiono. Un gesto doloso, premeditato, costruito a tavolino, che fa il paio con l’incendio di un cestino di rifiuti all’interno del giardino di Palazzo Reale. Il tutto firmato da un sedicente “Lupin angioino”, sul quale ovviamente sono in corso le indagini. Un raid al termine del quale c’è subito un bilancio negativo, che salta inevitabilmente all’occhio: sono stati distrutti e portati via documenti amministrativi da uffici di Comune e Sovrintendenza, legati ai condoni a Napoli, ad Ischia e in alcuni comuni vesuviani.

Non solo. Ad essere colpiti (ripetiamo: in parte bruciati e in parte derubati) anche documenti su permessi e concessioni edilizie, in alcuni casi legati al cambio di destinazione d’uso di edifici o alla modifica dello stato dei luoghi nell’area metropolitana. Un bilancio destinato a finire al centro delle indagini della Digos, agli ordini del primo dirigente Antonio Bocelli, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli. Un’inchiesta che prende le mosse da dati di fatto, da due circostanze concrete destinate ad essere approfondite: il percorso usato dai teppisti per entrare nella pancia del Maschio angioino; e la qualità dei documenti presi di mira, tra incendi e furti.

Restiamo al primo punto: la notte tra sabato e domenica, il raid viene consumato intorno alle due, quando qualcuno riesce a raggiungere la Torre dell’Oro, passando dalla scala G.

Non un percorso qualsiasi, sembra di capire, ma un tragitto reso spianato dalla mancanza di dissuasori. Persino la serratura era accidentata, funzionava male, al punto tale da non rappresentare alcun problema per quanti volessero entrare negli uffici presi d’assalto. Ed è questo poi il secondo punto da verificare, anche alla luce delle immagini che gli inquirenti si sono trovati di fronte quando sono stati allertati. Cassetti trascinati a terra, armadietti divelti e spalancati, porte interne forzate. Eppure in questi mesi sono state diverse le segnalazioni sulla necessità di creare un sistema di protezione adeguato a tutela dell’importanza dei luoghi - parliamo di un monumento simbolo con più di sette secoli di storia -, ma anche delle carte da custodire. 

Quanto all’importanza di quegli atti, ovviamente, nessuno si sbilancia, dal momento che è probabile che una parte dei documenti distrutti fosse già stata passata negli archivi informatici. Resta il mistero sulla matrice dell’attentato e sul volto di mandanti ed esecutori materiali, come spiega il deputato dei Verdi Francesco Borrelli: «È inquietante quanto accaduto l’altra notte a Napoli in due luoghi simbolo della città. Il solo fatto che sia possibile introdursi liberamente all’interno di Palazzo Reale e del Maschio Angioino è preoccupante. Che poi si possano forzare gli uffici della Soprintendenza e, poco distante, appiccare un incendio all’interno di una torre del castello è assolutamente inaccettabile. È necessario capire se i due eventi siano collegati e se alle spalle possa esserci un disegno strutturato. Senza dubbio va aumentato il livello di sicurezza di questi edifici, evidentemente insufficiente. Il patrimonio culturale della città va difeso a ogni costo. Stanotte si è corso un rischio gravissimo, sia per i potenziali danni al patrimonio storico artistico della città, sia per i danni all’archivio del Comune. In queste strutture sono custoditi documenti importantissimi per la vita della città, la loro distruzione sarebbe un danno inimmaginabile. Si faccia massima luce su questa vicenda davvero preoccupante». Ieri vertice tra Comune e Sovrintendenza, si scava sui permessi negati, che potrebbero stare alla base del doppio raid dello scorso week end. 

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