Barbara e Nunzia uccise a Napoli, la verità 40 anni dopo: non tre assassini ma un solo colpevole?

I condannati si proclamano innocenti. Morto il pedofilo che fu messo sotto inchiesta e poi scagionato

Quarant'anni fa il massacro di Ponticelli
Quarant'anni fa il massacro di Ponticelli
di Gigi Di Fiore
Lunedì 13 Marzo 2023, 23:03 - Ultimo agg. 14 Marzo, 17:50
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Quello che non hanno potuto le 1400 pagine del dossier dello scomparso ex giudice Ferdinando Imposimato potrebbe riuscire alle tre ore di trasmissione de «Le Iene». La puntata speciale di domenica sera, con le incalzanti interviste di Giulio Golia, ha riproposto il caso dell’orrendo delitto delle due bimbe di Ponticelli: Barbara Sellini di sette anni e Nunzia Munizzi di dieci, uccise e poi bruciate in un delitto dallo sfondo sessuale. Una vicenda di 40 anni fa, per cui furono condannati all’ergastolo Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo, scarcerati per buona condotta dopo 27 anni nel 2010. Dalle carte giudiziarie, Imposimato si convinse che fu un «errore giudiziario» e lo scrisse anche in un libro. Undici anni fa, patrocinò l’ultima richiesta di revisione del processo, ma la Cassazione la respinse.

«Le Iene» hanno ripercorso tutta la vicenda, ascoltando testimoni e inquirenti, quelli rimasti in vita. Stasera il programma bisserà, aggiungendovi un commento della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha detto a Giulio Golia da cui ha ricevuto una copia della registrazione di domenica: «Mi ha convinto ad occuparmene. Fermo restando che le sentenze si rispettano e che abbiamo rispetto per la magistratura, il caso mi ha colpito. Mi hanno colpito i tre condannati e il fatto che, semmai fosse così, c’è un altro colpevole». L’altro colpevole, su cui ha puntato «Le Iene» di domenica, è un altro protagonista morto ad agosto: Corrado Errico, che fu sotto indagine della polizia per dei suoi precedenti di molestie sessuali compiute su bambine. La moglie, sentita da Giulio Golia, piangendo ha più volte ripetuto di non avere mai saputo dei trascorsi sessuali di pedofilia del marito. 

Fiori sul luogo del massacro


La ciliegina sulla torta del programma sono state le dichiarazioni telefoniche dell’allora pm, oggi in pensione, Arcibaldo Miller. Come prevedeva il codice di allora, l’istruttoria fu formalizzata e affidata a un giudice. Gli interrogatori e i sopralluoghi vennero gestiti dai carabinieri. E ha ricordato Miller: «Anche io ero convinto che gli elementi portassero a Errico, che il colpevole fosse una sola persona. Poi, le testimonianze raccolte dai carabinieri e la relazione della polizia che di fatto scagionava Errico mi portarono sulla pista dei tre condannati. Tutti possono sbagliare».

Ma sulla pista di un solo omicida, con problemi psicologici e sessuali, portava 40 anni fa anche l’autopsia e la relazione del medico legale Alfonso Zarone, scomparso lo scorso agosto, che ha sempre ripetuto: «Ho offerto agli inquirenti tutti gli elementi medico-legali che con evidenza si rilevavano sui poveri corpi martoriati».

Scriveva infatti il professore Zarone: «Per la molteplicità delle lesioni e la superficialità di alcune di esse, eseguite con arma da taglio, l’autopsia dimostra che nella genesi dell’omicidio vi furono impulsi dettati dal sadismo del colpevole, per determinare intenso dolore alla vittima». E ancora: «L’uccisione di Nunzia e Barbara fu realizzato da una sola persona. L’omicida legò un corpo sull’altro con una corda, per trasportarli con facilità e rapidità. Se l’omicidio fosse stato realizzato da più persone due di esse avrebbero invece rapidamente e facilmente potuto trasportare un cadavere a testa».

I tre giovani condannati per l'omicidio

Lo stesso professore Zarone scrisse che la povera Nunzia fu violentata e che i colpi con arma da taglio furono 19. Fu un’autopsia accurata, eseguita nonostante le difficoltà legate allo stato dei corpi semi carbonizzati. Oggi potrebbero essere utilizzati strumenti medico-legali sofisticati, come sarebbe possibile verificare eventuali immagini di telecamere sul percorso di trasporto dei corpi o controllare i cellulari degli indagati. Allora tutto questo non esisteva. Ma l’autopsia metteva sulla strada gli inquirenti. E ha concluso Giorgia Meloni nelle dichiarazioni in onda stasera su Italia 1: «In uno Stato giusto, se hai degli elementi oggettivi affronti eventuali errori. È possibile che magari esca fuori qualcosa che prima non c’era. Mi studio la puntata andata in onda e vedo cosa si può fare».

ha collaborato Giovanni Chianelli
 

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