Lanci di bottiglie, cocci di vetro branditi come coltelli e schiamazzi fino all’alba. È accaduto ieri, durante l’ennesima rissa nel cuore del centro antico, su largo San Giovanni Maggiore Pignatelli è ritornato lo scenario di violenze e abusi da quando sono finite le restrizioni del lockdown. Poco prima delle sette del mattino, è esplosa una maxi rissa tra decine di ragazzi con lanci di bottiglie, aggressioni tra gruppetti di giovani e grida che hanno allarmato l’intero quartiere. «Non si tratta di un episodio ma ormai la violenza qui, è diventata di routine» denuncia Don Salvatore Giuliano, parroco della basilica di San Giovanni Maggiore Pignatelli.
«Erano tutti giovani tra i 18 e poco più di 20 anni, molti dei quali provenienti dalla Spagna, perché universitari in Erasmus - racconta Don Salvatore - in piazzetta sembrava scoppiata una guerriglia ma nessuna forza dell’ordine è intervenuta».
Le notti di follia e alcool nel centro antico, spesso degenerano in ferimenti come accaduto ieri a una ragazza spagnola colpita da un coccio di bottiglia alla testa e medicata all’ospedale Vecchio Pellegrini. Qualche giorno fa, invece «due sedicenni si arrampicarono sulle impalcature del campanile e lo fecero suonare di prima mattina» racconta Don Salvatore che tra mille difficoltà, porta avanti l’oratorio di quartiere e i ritiri spirituali dove fa formazione ai giovani contro gli abusi dell’alcool. «Avevamo chiesto aiuto a questura, sindaco e prefetto chiedendo un presidio di forze dell’ordine ma dicono che non hanno risorse» aggiunge il parroco che aveva proposto «l’installazione di un cancelletto in un vicolo da cui si accede allo slargo, per chiuderlo alla movida a notte fonda e consentire l’ingresso solo ai residenti». «Ogni proposta che abbiamo avanzato ci è stata negata» tuona Don Salvatore convinto che «se le istituzioni non sono in grado di gestire la movida allora il quartiere va chiuso alla movida».
L’esasperazione dei cittadini, stanchi di vivere in “ostaggio” della movida brutale e illegale riguarda anche commercianti e imprenditori. «Le attività commerciali, incluse quelle dell’intrattenimento, vengono danneggiate e per questo abbiamo chiesto un impegno serio da parte della Prefettura e un’azione di controllo sul territorio, costante e puntuale» spiega Francesco Chirico, presidente della II municipalità. Una petizione con più di 350 firme, incluse quelle di don Salvatore e del rettore dell’Università Orientale, è stata promossa da Fabrizio Caliendo, fondatore del locale Kestè e storico attivista del territorio che ha elencato ben 12 punti, offrendo soluzioni da metter in campo tra cui: «Interventi mirati e costanti da parte delle forze dell’ordine, interventi di pulizia adeguati, rispetto delle norme inclusi i divieti di sosta e l’istituzione di un corpo di polizia municipale notturno».