Caro bollette, i medici di famiglia visitano i pazienti a lume di candela

L'iniziativa lanciata dalla Fimmg, guidata dal napoletano Silvestro Scotti

Negli studi medici visite a lume di candela
Negli studi medici visite a lume di candela
di Ettore Mautone
Giovedì 15 Dicembre 2022, 23:55 - Ultimo agg. 17 Dicembre, 09:11
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La medicina di famiglia? È ridotta al lumicino. Per sottolinearlo migliaia di camici bianchi ieri hanno spento le luci per un giorno, negli studi e nelle sale di attesa visitando i pazienti, per circa mezz’ora, a lume di candela. La singolare protesta, che ha riguardato anche altre regioni italiane, è stata ideata dalla Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale, il principale sindacato di categoria) guidato a livello nazionale da Silvestro Scotti, medico a Bagnoli. 

«Un modo per sottolineare lo snodo cruciale in cui si trova la categoria – spiega quest’ultimo - stretta tra il caro energia, l’inflazione e il carico crescente di adempimenti burocratici che rubano tempo all’assistenza a fronte di zero investimenti per sostenere questo anello centrale delle cure di prossimità che resta tra i più gettonati, a maggior valore per l’impatto sulla salute dei cittadini e sul funzionamento corretto e appropriato delle articolazioni del Servizio sanitario. Di più: un filtro essenziale per evitare gli iperafflussi in ospedale, connotato da un’alta fidelizzazione in rapporto diretto e fiduciario con le famiglie ma puntualmente trascurato quando si tratta di valutare le difficoltà congiunturali della Sanità».

«Il nostro obiettivo – aggiunge Luigi Sparano, che guida il sindacato a Napoli – è lanciare un messaggio alle forze politiche che in questo momento stanno discutendo la prossima Legge di Bilancio». «Per mezz’ora abbiamo acceso le candele nei nostri studi – sottolinea ancora Corrado Calamaro - e ogni candela accesa simboleggia le difficoltà e la richiesta di aiuto di un medico di medicina generale e dei suoi pazienti». A sostenere l’iniziativa anche i pediatri aderenti alla Fimp (Federazione italiana medici pediatri) e una quota di medici non iscritti alla Fimmg. Una protesta ideata in maniera da non creare disagi all’utenza e con lo sguardo rivolto ai pazienti in questo momento di picco dell’influenza stagionale e di recrudescenza della pandemia da Covid che tiene a letto, con febbre alta, migliaia di napoletani di tutte le età. «Altre forme di protesta, come l’interruzione delle cure per un giorno, sarebbero state improprie, contrarie al senso di responsabilità verso i cittadini assistiti – continua Sparano - ma l’allarme c’è e non deve restare inascoltato. Il governo intervenga prima che la Medicina generale si spenga e con essa il nucleo del Servizio sanitario nazionale». 

D’impatto l’immagine simbolo della giornata di protesta affissa sulle bacheche negli studi e diffusi sui social da decine di medici come Filippo Bove, Rino Abagnale, Paolo de Liguori ad Ercolano, Antonio Di Bernardo, Saverio Annunziata, Claudia Pizzi, Pina Tommasielli, Luigi Sparano, Corrado Calamaro.

Tre candele che compongono la scritta SSN, ormai consunte dalla fiamma. Poi, lo slogan: «Più risorse, meno burocrazia, per i medici di medicina generale». 

«Negli ambulatori – avverte Pina Tommasielli - sono state effettuate circa 750mila vaccinazioni antinfluenzali in Campania a fronte di 781mila totali e del milione di punture che è il target fissato entro questo mese. Le vaccinazioni le facciamo noi altro che distretti e farmacie. Quando ci saranno le Case di comunità corrisponderanno ai distretti potenziati o ai dipartimenti di prevenzione ma saremo sempre noi a farli funzionare e a svolgere la primaria funzione di salute pubblica prossima ai bisogni dei pazienti».

«La tutela della Salute pubblica è ridotta a lume di candela mentre si fa confusione con i fondi europei del Pnrr destinati all’assistenza sul territorio ma non un euro è sulla spesa corrente, sul personale e sulla medicina convenzionata che reggono tutto» aggiunge Vincenzo Schiavo. «È in atto da parte del Governo nazionale – spiega - un tentativo di smantellamento di questo servizio di prossimità a danno della parte più fragile della popolazione. La Finanziaria in elaborazione non ci considera imprese e pertanto ci esclude da eventuali ristori». «I nostri ambulatori – conclude Saverio Annunziata - al momento sono gli unici punti di offerta di salute sui territori nel marasma delle liste di attesa e di una schizofrenica informatizzazione dei dati». Su un punto lo sguardo è rivolto alla Regione: il previsto recepimento dell’Accordo collettivo nazionale che deroga al massimale di 1.500 assistiti per salire fino a 1.800, è al palo da alcuni mesi. Se ne parlerà a gennaio.
 

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