«Napoli, meno consultori e più obiettori:
abortire diventa sempre più complicato»

«Napoli, meno consultori e più obiettori: abortire diventa sempre più complicato»
Sabato 21 Maggio 2022, 16:07
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Tornano in piazza le femministe. In vista dell'anniversario della legge 194, in piazza Miraglia a Napoli si è tenuto il flash mob di 'Ccà nisciun' è Fessa', rete territoriale napoletana che si occupa di interruzione volontaria di gravidanza e di salute sessuale e riproduttiva. Con in sottofondo le registrazioni audio di testimonianze raccolte nell'ultimo anno, le donne in piazza hanno rappresentato alcuni degli ostacoli che una persona che decide di abortire è costretta ad affrontare: consultori chiusi e mai più riaperti come quello di Bagnoli; assenza di informazioni chiare e corrette da parte delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere; «numero irrisorio di centri Interruzione di gravidanza, di fatto operativi in maniera saltuaria, e percentuali elevate di personale medico obiettore; liste d'attesa lunghissime e linee guida ministeriali mai applicate».

Chi sceglie di abortire in Campania, questa l'accusa, «deve affrontare una vera e propria odissea da centro a centro, senza poter scegliere se affrontare un aborto chirurgico o farmacologico e rischiando addirittura di doversi rivolgere a centri privati o fuori regione». Da qui la richiesta di una «tutela della salute sessuale e riproduttiva: è un diritto fondamentale ma non realmente garantito, al netto dell'inefficienza dei servizi sanitari e il mancato accesso alle procedure mediche essenziali, come l'interruzione volontaria di gravidanza». Tra le criticità, il personale medico obiettore sfiora il 77%, i centri attivi per l'Interruzione volontaria di gravidanza sono il 27,5% di tutte le strutture disponibili e il numero dei consultori attivi continua a ridursi drasticamente.

A questo quadro si aggiunge, «da un lato, la totale assenza di programmi di educazione sessuale nelle scuole, a fronte di costanti tassi di violenza di genere in aumento, e dall'altro un accesso alla contraccezione a dir poco limitato». "Ccà nisciun è fessa", ovvero il comitato guiidato dalle donne, «vuole ribaltare la narrazione che ruota intorno all'aborto, la retorica del senso di colpa, che dipinge chi ha abortito come una persona che ha subito un trauma, quando l'unico trauma è la continua messa in dubbio delle scelte sui nostri corpi». Questo momento di protesta «vuole ribadire la necessità che: vengano garantiti il diritto alla salute sessuale e riproduttiva ed un aborto libero ed accessibile a tutti; siano stanziate nuove risorse da destinare ai consultori affinché si possa, inoltre, garantire l'accesso ad una contraccezione gratuita; l'educazione sessuale diventi una priorità nei programmi scolastici; all'interno di consultori ed ospedali non ci siano più medici obiettori». Con una certezza: «L'unico aborto non sicuro è quello clandestino».

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