Falsi vaccini a Napoli, la Procura: perquisite tre medici, sequestrati cellulari e appunti

Falsi vaccini a Napoli, la Procura: perquisite tre medici, sequestrati cellulari e appunti
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 3 Febbraio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 4 Febbraio, 08:27
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Hanno agito in modo non improvvisato, riuscendo a organizzare una sorta di staffetta: il primo appuntamento nei pressi degli uffici dell’Asl di piazza Nazionale; il secondo incontro - quello decisivo -, all’interno di un laboratorio in zona Vasto, uno studio clinico convenzionato con la sanità campana. È qui che avveniva il lavoro sporco: la dose di vaccino a terra, spruzzata sul pavimento, in cambio di mille euro per ogni finta puntura. Roba da far esclamare a un presunto esponente della camorra locale frasi di questo tipo: «Certo che questi medici sono un po’ delinquenti... ma è anche vero che per fare certi fatti non possiamo affidarci ai pescitielli di cannuccia... servono soggetti di questo tipo». 

Ma torniamo agli studi medici. È di questi giorni il blitz della Procura nei confronti di tre professionisti, tutti indicati come responsabili del mercato di finti vaccini, o meglio, del traffico di green pass. Inchiesta condotta per mesi sotto traccia, pochi giorni fa la discovery incidentale, quando è stato necessario bloccare all’aeroporto di Fiumicino un soggetto del calibro di Luca Esposito, genero del boss Patrizio Bosti, e tra i beneficiari del finto trattamento sanitario. 

In sintesi, avrebbe comprato i green pass, versando fino a seimila euro nelle mani di medici compiacenti, per assicurare a sè e ad altri componenti della famiglia la possibilità di espatriare. 

Ricordate la storia? Imputato a piede libero in un processo per camorra (vicenda per la quale rischia una condanna a dieci anni di reclusione), Luca Esposito sognava una vita nella capitale emiratina, ma non aveva il green pass.

Finisce nella trama di un’inchiesta sul traffico di documenti ministeriali, che vede al momento coinvolti almeno tre camici bianchi. Fatto sta che pochi giorni dopo il fermo di Esposito, si registra un secondo step a carico di chi avrebbe dato il via libera a finti vaccini, somministrazioni fasulle, con tanto di tamponi e certificati verdi del tutto posticci. Sono scattati blitz e perquisizioni a casa e negli uffici di tre medici, ritenuti responsabili di un sistema criminale che avrebbe macinato affari e documenti fasulli nei mesi caldi della cosiddetta quarta ondata, da quando cioè la card del Ministero è diventata uno strumento necessario per qualsiasi tipo di relazione sociale e lavorativa. Inchiesta condotta dai pm Alessandra Converso e Ida Teresi, sotto il coordinamento del procuratore Gianni Melillo, si punta a chiarire quanto ampia e radicata fosse la rete creata al Vasto. Decisivo il blitz della Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, sono stati acquisiti computer, rubriche, appunti, telefonini e cartelle sanitarie. È da qui che potrebbe emergere il giro di tamponi e green pass fantasma. Quanti sono i finti immuni in circolazione? Qual è il numero di vaccinati solo sulla carta? Intanto, nel corso della stessa inchiesta, la Procura ha messo a segno un altro blitz, ancora una volta nei confronti di Luca Esposito. In queste ore, il gip Bardi ha disposto il sequestro di una Lamborghini e di una serie di società di servizio riconducibili allo stesso Luca Esposito. Intestazione fittizia e riciclaggio con l’aggravante del metodo mafioso sono le accuse della Dda di Napoli a carico del genero del capoclan dell’Alleanza di Secondigliano, che si è visto sequestrare auto e aziende (parliamo di non meglio specificate società di servizi, ndr). 

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Interessi ritenuti sospetti, che sarebbero comunque riconducibili alla camorra egemone a Napoli, in uno scenario investigativo ancora poco chiaro. Intercettato negli ultimi mesi, Esposito puntava a volare a Dubai, dove aveva intenzione di organizzare un commercio di orologi. A un suo interlocutore, ha spiegato di avere i contatti giusti in terra emiratina, di essere pronto a inserirsi in una trama di interessi organizzati grazie al ruolo di napoletani e di uomini di affari arabi. Inchiesta in corso, Dubai resta una sorta di Mecca per soggetti in odore di camorra, secondo quanto sta emergendo da questo e da altri filoni investigativi. Riciclaggio, prestanomi e finti profili individuali: che in tasca hanno documenti sanitari fabbricati grazie alla compiacenza di insospettabili medici napoletani. 

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