Napoli, via i sigilli dagli ormeggi abusivi di Mergellina: «Una sfida allo Stato»

Napoli, via i sigilli dagli ormeggi abusivi di Mergellina: «Una sfida allo Stato»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 20 Maggio 2021, 23:46 - Ultimo agg. 21 Maggio, 17:50
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Una piattaforma di cemento e basolato di decine di metri in uno dei luoghi più vincolati e decantati d’Italia. Una pedana abusiva - ripetiamo: cemento e basolato - sulla scogliera di via Caracciolo, costruita in modo furtivo, grazie a una squadretta entrata in azione di notte. Eccolo l’ultimo scempio in via Caracciolo, che ha reso necessario un blitz in piena regola, con tanto di denuncia penale, diffida all’autorità giudiziaria, apposizione di sigilli. Già, i sigilli: sono stati rimossi poche ore dopo l’intervento delle forze dell’ordine e dei reparti di polizia giudiziaria. Mergellina, siamo di fronte al consolato americano, non sono ancora le dieci di ieri mattina, c’è il blitz antiabusivismo. Un’operazione coordinata dal primo luogotenente Carlo Nigro, in forza al comando dell’ammiraglio Pietro Giuseppe Vella (direttore marittimo di Campania e Lazio), coadiuvati dalla polizia municipale di Chiaia (operazione condotta dal capitano Sabina Pagnano) e dalla tenenza dei carabinieri di Posillipo (agli ordini del comandante Giuseppe Perna), che nasce da denunce mirate contro le irregolarità sulla costa.

Occupazione abusiva di pubblico demanio marittimo, invasione e deturpamento di scogliera sono le accuse mosse nei confronti di V.D., identificato come presunto responsabile della piattaforma posticcia. Una pedana funzionale al business degli ormeggi abusivi - è quanto stanno verificando gli inquirenti - a pochi giorni dalla ripartenza della stagione estiva.

Posti barca, una miniera d’oro. Scenario nel quale la Procura di Napoli (indagano i pm del pool ambiente ed ecologia) prova a fare chiarezza, nel tentativo di distinguere la posizione di chi possiede una concessione regolare per gli ormeggi e di chi invece opera al di fuori dei paletti imposti dallo stesso permesso amministrativo firmato dall’autorità portuale. Due realtà (quelle degli assegnatari e degli abusivi delle boe) che risultano spesso intrecciate, alla luce di vincoli di parentela e di solidarietà tra operatori. Ma andiamo con ordine, torniamo al blitz di ieri: nastro bianco e rosso sulla scogliera, il traffico di auto rallenta, volti tirati tra alcune persone che solitamente stazionano sugli scogli di fronte al Consolato americano, una barca a remi viene richiamata ad alta voce verso la costa, mentre si forma un capannello di persone. Residenti e cittadini di passaggio si complimentano con le forze dell’ordine («era ora», dice qualcuno), per il lungomare liberato. 

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Ma non è finita. Poche ore dopo il blitz, c’è chi torna sul posto e toglie i sigilli, srappa via quei nastri che dovrebbero delimitare l’abuso, in vista di una rimozione definitiva. Una sfida allo Stato? O una folata di vento, che ha sradicato la delimitazione? Torniamo alla storia della concessione. Attualmente esiste un permesso amministrativo rilasciato dall’autorità portuale alla cooperativa Marina di San Pio, che può gestire le boe nello specchio di acqua ad alcune decine di metri dalla costiera. Funziona in questo modo: chi vuole ormeggiare, si rivolge alla coop, lascia l’imbarcazione e poi raggiunge la costa tramite un barchino spola. Tutto regolare? Ora gli inquirenti puntano a mettere a fuoco la posizione di alcuni soggetti legati alla coop, nel tentativo di capire se abbiano operato al di fuori del regime consentito dalla concessione. Di sicuro, creare una pedana di cemento sugli scogli potrebbe aver consentito di ampliare la sfera di affari, rendere più spedito (e lucroso) il sistema di traduzione dal mare alla costa, bypassando i paletti imposti dall’autorità amministrativa. Uno scenario per il quale alcuni nomi sono ora al vaglio degli inquirenti, per impedire commistioni opache. Pochi mesi fa, l’attenzione della Procura si era focalizzata sul cosiddetto Molo Saint Tropez, a poche decine di metri di distanza dal luogo teatro del blitz di ieri mattina. Intanto, contro questo scenario di presunti abusi, si leva la denuncia del consigliere regionale Francesco Borrelli, che firma una nota durissima contro quanto avvenuto nelle ultime ore: «Per agevolare l’accesso hanno addirittura entrate abusive e hanno danneggiato e compromesso una balaustra del lungomare trasformata in una sorta di cancelletto d’entrata con tanto di lucchetto. Inoltre parte della scogliera è stata livellata con materiale cementizio per creare una sorta di piattaforma per l’ufficio. Tra l’altro questi soggetti appena sono andate via le forze dell’ordine hanno rotto i sigilli e sono tornati sul posto sfidando lo Stato e le sue istituzioni». Ora la parola ai giudici per la convalida del sequestro e per individuare chi, di notte, ha deturpato uno dei paesaggi più belli del mondo. 
 

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