Omicidio a Napoli, Francesco Pio Maimone ucciso a 18 anni per una bibita versata sulle scarpe: il killer ripreso dalle telecamere

Tre colpi di pistola al petto, le ultime parole di Francesco Pio: «Aiutatemi, non riesco a respirare»

Francesco Pio Maimone
Francesco Pio Maimone
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 20 Marzo 2023, 22:59 - Ultimo agg. 21 Marzo, 17:58
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Le urla all’improvviso, la folla che fugge via terrorizzata, la disperazione di chi comprende che qualcosa sta per succedere e poi gli spari. Maledetti spari. Alle due della notte tra domenica e lunedì torna a scorrere il sangue a Mergellina, lungo una delle arterie più gettonate dal popolo della notte: e se n’è andata così, tra quelle grida di disperazione e gli sguardi terrorizzati dei giovani che affollavano il marciapiedi di uno chalet la vita di Francesco Pio Maimone, diciottenne di Pianura che, dopo avere imparato a fare il pizzaiolo sognava di poter aprire un locale tutto suo.

Maimone era in compagnia di amici, era uscito dalla sua casa nel quartiere di Pianura per passare un paio d’ore con la comitiva. Appuntamento sul lungomare, nei pressi dello chalet “Sasà”, a due passi dell’imbarcadero degli aliscafi. Full immersion in una folla straripante di ragazzi che, come ogni sera nel fine settimana, invadono e trasformano in un’immensa arena di bagordi e divertimento il lungomare. Tutto accade all’improvviso, e prende corpo di ora in ora l’ipotesi che negli attimi precedenti alle esplosioni proprio lì si fosse scatenata una rissa tra giovani nata da un motivo banale: qualcuno, nella calca, aveva versato il contenuto di un bicchiere sulle scarpe di un ragazzo, il presunto assassino. A quel punto il giovane in preda all’ira avrebbe estratto una pistola, iniziando a sparare: almeno tre colpi (segnalati anche da una pattuglia della Guardia di Finanza che era in servizio pochi metri più avanti). Una reazione furiosa, incomprensibile: e sulla traiettoria di uno di quei proiettili si sarebbe venuto a trovare Francesco Pio, centrato in pieno petto. E ucciso per caso, senza un motivo. 

«Aiuto, aiutatemi, non respiro, non riesco a respirare...», queste le ultime parole pronunciate dal diciottenne ferito ormai a morte. Intorno al suo corpo riverso sul marciapiedi si fa la calca, qualcuno prova anche a rianimarlo praticando la respirazione bocca a bocca, e approfittando di quello stesso caos animato dalla folla lo sparatore riesce a farsi un varco, trovando la via di fuga. Arrivano le Volanti della polizia e un’ambulanza del 118 che inizia la sua corsa verso il Vecchio Pellegrini: ma quando Francesco Pio entra al pronto soccorso il suo cuore ha già cessato di battere. Rabbia, lacrime e disperazione. E ancora una vittima innocente di questa assurda violenza metropolitana. Una tragedia annunciata? Forse, dal momento che proprio quella zona di Mergellina era stata teatro, solo sette giorni prima, di un altro raid armato durante il quale alla morte era miracolosamente scampato un altro giovane, noto pregiudicato di Pianura. Ma Maimone era incensurato: mai una segnalazione, mai un guaio con la legge, e glielo leggevi sul volto che era il classico bravo ragazzo. 

 

E allora che cosa è successo? Com’è possibile che si sia consumata una tragedia tanto assurda in una zona dove peraltro la presenza delle forze dell’ordine è costante?

Indagini in corso da parte della Squadra Mobile di Napoli guidata da Alfredo Fabbrocini, sotto il coordinamento dei magistrati della Procura di Napoli (procuratore aggiunto Sergio Amato).

L’assassino, che con ogni probabilità è finito nelle inquadrature dei sistemi di videosorveglianza della zona, potrebbe avere le ore contate. 

Ma torniamo ai momenti terribili dell’altra notte. Nella immediatezza del fatto gli investigatori hanno preso in considerazione tutte le piste, a cominciare da quella camorristica. Ma è bastato poco a escludere questa ipotesi, imposta forse più dalla suggestione derivante dal fatto che Francesco Pio abitasse a Pianura, in una strada peraltro finita spesso al centro delle cronache per alcuni agguati e stese commesse dai clan oggi in guerra tra loro. La notte dello scorso 12 marzo la zona di Mergellina era stata teatro di un altro fatto di sangue, il ferimento di un giovane ritenuto legato al gruppo criminale dei Calone, colpito da un killer mentre si trovava in auto con un amico. Antonio Gaetano, questo il suo nome, è scampato alla morte anche se le sue condizioni sono ancora oggi gravi.

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Escludendo allora la matrice camorristica, i casi sono due: Maimone è stato colpito da quel proiettile fatale per sbaglio (ipotesi sempre più accreditata), o per un tragico errore di persona. In entrambi i casi, dinanzi a una follia tanto enorme, non si riescono a trovare giustificazioni di fronte a tanta violenza. Le strade del by night cittadino si confermano percorsi di guerra; e circolano soprattutto ancora tante, troppe armi. A Napoli sempre più giovanissimi escono di casa con coltelli, tirapugni e persino armi da fuoco. La vita di Francesco Pio Maimone è finita incrociando uno di questi tanti vigliacchi in circolazione. 

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