Omicidio a Mergellina, il quartiere in rivolta: «Ostaggi di clan e babygang»

I titolari degli chalet: «Per evitare l'assalto siamo costretti a chiudere prima»

La polizia sul luogo della sparatoria
La polizia sul luogo della sparatoria
di Gennaro Di Biase
Lunedì 20 Marzo 2023, 23:51 - Ultimo agg. 22 Marzo, 07:20
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Mergellina «terra di nessuno», come la definiscono i titolari degli chalet. Anzi, Mergellina è diventata, purtroppo, qualcosa di più: terra di criminalità. Specialmente nella curva che terrorizza i gestori e i passanti nelle notti folli della movida selvaggia. Ed è qui che si susseguono risse, accoltellamenti e sparatorie, l’ultima delle quali, l’altra notte, si è rivelata mortale per Francesco Pio Maimone, 18enne. La situazione è degenerata «con la pandemia», raccontano gli stessi commercianti. Col Covid, le relative restrizioni e la chiusura delle discoteche, lo spritz all’aria aperta con vista mare si è diffuso tra i giovani delle periferie Nord, Est e Ovest, che si servono per lo più ai chioschi della curva di fronte agli chalet.

A poche ore dalla tragedia, ieri pomeriggio, gli unici chioschi chiusi di Mergellina erano proprio quelli nella curva della sparatoria dell’altra notte, la stessa in cui il 12 marzo fu ferito il 19enne Antonio Gaetano. Qualcosa di più, insomma, della movida selvaggia. I chioschi dal lato del mare e gli chalet dall’altro. C’è differenza tra le due tipologie di locali. «Siamo qui da circa tre anni - spiega Marco Infante, dell’omonimo chalet: - superate le 22 passano pochissime pattuglie, e questo non risolve i problemi di questa movida selvaggia. Noi ce la mettiamo tutta, coi nostri 70 dipendenti. Ma alle 2 siamo costretti a chiudere. Dopo quell’ora arriva un esercito di ragazzi violenti, che occupano le carreggiate fino alla quarta fila. Quest’angolo di Mergellina è terra di nessuno. Sarebbe la passeggiata più bella del mondo, ma è trascurata rispetto a via Partenope. Marciapiedi fatiscenti, aiuole non curate. Si faccia qualcosa per salvare Mergellina, o i nostri investimenti saranno vanificati. Qui succede l’impossibile». Risse, accoltellamenti e sparatorie continue. In zona c’è anche lo storico Chalet Primavera. E anche qui si chiude bottega molto prima che arrivi l’esercito di malintenzionati: «Alle 23 stop - racconta il titolare Antonio Basile - Le famiglie, nostro target di clienti, quasi non arrivano più. Dopo la pandemia, qui si è diffusa la moda dello spritz, che ha coinvolto tanti giovani. Serve più sorveglianza, ma serve a tarda notte e non solo in serata».

Più controlli o creazione di un’area pedonale: questi i suggerimenti dei gestori.

Eppure, violenza a parte, c’è il capitolo che riguarda i disagi alla circolazione. Doppie, triple e anche quarte file di auto, di notte. Ma neppure di giorno, sia chiaro, è facile attraversare la strada a Mergellina. Quasi un gioco della talpa per il pedone, che si perde tra auto e scooter che sfrecciano e spazi larghi in cui raramente si avvistano strisce perdonali. Discorso analogo in piazza Sannazaro o Piedigrotta. Il Comune, non a caso, dopo i numerosi incidenti stradali che hanno insanguinato via Caracciolo e dintorni, ha annunciato l’installazione dei 5 dissuasori in zona entro «due mesi». Il decoro, a Mergellina, è sconosciuto. Passeggiata del lungomare devastata, balaustre pericolanti, sporcizia e malerba. Le reti dei pescatori sull’asfalto raccontano l’anarchia di un posto che, come tanti in città, è di chi se ne approfitta senza chiedere il permesso.

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«La città è bella - commenta Antonio Di Martino, dello storico chalet Ciro a Mergellina - e quest’anno abbiamo un ottimo feedback turistico, senza precedenti. Per non vanificarlo, e per evitare problemi in queste zone servirebbero più controlli, e più lampeggianti della polizia». La criticità riguarda la sicurezza, dicevamo, ma non solo quella. «Fortunatamente qui non abbiamo grossi problemi legati alla movida notturna - dice Giampiero Guglielmini, socio di 50 Kalò - Il problema sono i parcheggiatori abusivi e gli incroci, che sono micidiali per la circolazione. La segnaletica dovrebbe essere fatta meglio, per il bene dei pedoni».
 

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