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Napoli: Umberto Nappello scomparso a Miano, l'incubo della lupara bianca

Parente di un boss ucciso nel 2017, dal 29 dicembre non si hanno sue notizie

L'omicidio di Pasquale Angellotti a Miano
L'omicidio di Pasquale Angellotti a Miano
di Luigi Sabino
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 4 Gennaio 2023, 23:29 - Ultimo agg. : 5 Gennaio, 16:03
4 Minuti di Lettura

Un intero quartiere in ansia per la scomparsa di un 31enne. Umberto Nappello, questo il nome dell’uomo, ha fatto perdere le tracce il 29 dicembre scorso lasciando la sua abitazione e gettando nello sconforto tutta la sua famiglia.

I primi a darne notizia sono stati proprio i parenti che, attraverso le loro pagine social, hanno lanciato un accorato appello a chiunque possa fornire indicazioni utili a ritrovarlo. Per giorni hanno atteso, inutilmente, il suo ritorno come già accaduto nell’estate scorsa quando, anche allora, si allontanò senza dare notizia. Una fuga, quella, durata fortunatamente soltanto pochi giorni e conclusasi felicemente. Ora, invece, la preoccupazione cresce con il passare delle ore nonostante l’arrivo di qualche segnalazione.

APPROFONDIMENTI
Giovane napoletano scomparso: un parente morì in un agguato
Incubo faida a Chiaia: le mani del clan su food e parcheggi
E le vittime filmano i loro estorsori come 007

C’è chi lo avrebbe visto nei pressi dell’aeroporto e chi, invece, nella zona di Porta San Gennaro. Segnalazioni su cui, i carabinieri della compagnia Stella, che indagano sulla scomparsa, stanno cercando di fare chiarezza. A loro, infatti, dopo aver tentato inutilmente di ritrovare Umberto, si sono rivolti i suoi familiari due giorni fa presentando regolare denuncia. 

Un ritardo dovuto, verosimilmente, all’intenzione di non coinvolgere le forze dell’ordine. Il motivo? Umberto è strettamente imparentato con Carlo Nappello alias ’o pavone, esponente di spicco della camorra di Miano, trucidato, insieme al nipote omonimo di 27 anni, in un agguato avvenuto nel 2017. Un duplice delitto i cui mandanti ed esecutori sono ancora ignoti ma che, secondo gli investigatori, fu l’inizio della guerra di camorra tra gli eredi del clan Lo Russo. Proprio i Nappello, infatti, avevano preso il pesante fardello di portare avanti la tradizione camorristica mianese. Un compito, però, ostacolato fin da subito da vecchi e nuovi ras desiderosi di conquistare un posto al sole dopo la scomparsa del sodalizio. Uscito di scena ’o pavone, infatti, il territorio fu teatro di regolamenti di conti tra ex affiliati alla cosca con i Nappello praticamente scomparsi dalla scena. Inevitabile, quindi, non pensare che Umberto possa essere rimasto vittima della violenza delle bande di camorra sebbene, al di fuori della sua parentela con il boss ucciso, non sembra essere inserito in nessun contesto criminale. Una ipotesi che, si spera, possa essere scongiurata dalle indagini dei carabinieri. Quello che, tuttavia, è certo è che Miano, già da diverso tempo, è scossa da un vero e proprio terremoto che ha fatto saltare gli equilibri di camorra. 

Video

Lo scontro tra i Cifrone di Sopra Miano e i Balzano-Scarpellini-D’Errico di Miano di Sotto, conclusosi con la vittoria di questi ultimi ha modificato la geografia criminale del quartiere. Una galassia malavitosa si è imposta in quello che, fino a qualche anno fa, era il feudo incontrastato dei Lo Russo. Secondo gli investigatori, infatti, almeno tre sodalizi si contendono il territorio. Il primo, quello militarmente più forte, è riconducibile al giovane ras detenuto Matteo Balzano e ai suoi luogotenenti Gianluca D’Errico e Salvatore Scarpellini, anche loro dietro le sbarre. Solo pochi giorni fa un’operazione della Squadra Mobile ha portato all’arresto di sette loro affiliati, tra cui il suocero di Balzano, accusati di estorsione.

 

A contendergli il territorio quello che resta del gruppo creato dal boss Pasquale Angellotti, anche lui caduto in un agguato poco tempo fa, e di cui, secondo gli investigatori, farebbero parte anche alcuni esponenti della famiglia Torino. A rendere più complesso il già intricato mosaico, infine, è la presenza di un terzo gruppo di cui farebbero parte esponenti della famiglia Pecorelli e le cui redini sarebbero nelle mani di un insospettabile. Questi ultimi, inoltre, avrebbero incassato anche importanti appoggi da parte di altre organizzazioni malavitose operanti in altre zone di Napoli, a cominciare dai Mazzarella. Il sodalizio del rione Luzzatti, infatti, avrebbe messo a disposizione degli alleati mianesi uomini e mezzi per assicurarsi una fetta della torta in cambio dell’aiuto a sbarazzarsi di eventuali rivali. Non solo. È forte il sospetto che qualcuno dei recenti fatti di sangue avvenuti a Miano possa avere la firma dei sicari arrivati dal centro di Napoli. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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