Napoli, minacce all'ex gestore di Lanificio25: «Noi abbandonati da tutti»

Napoli, minacce all'ex gestore di Lanificio25: «Noi abbandonati da tutti»
di Gennaro Di Biase
Domenica 20 Gennaio 2019, 09:00
2 Minuti di Lettura
Porta Capuana reagisce al racket. «Qui si combattono bene e male spiega Ulderico Carraturo, pasticciere e fondatore dell'associazione antiracket Porta Capuana Le estorsioni sono un fenomeno innegabile in zona. Nell'ultimo anno, però, le denunce sono aumentate: ce ne sono state più di trenta in città, e alcune di queste hanno permesso arresti anche in zona. La riqualificazione a Porta Capuana c'è, ma si lotta contro vecchie logiche di camorra». Dopo la bomba carta che ha distrutto Sorbillo, e dopo il post Facebook in cui Franco Rendano, chirurgo e gestore del Lanificio 25, ieri ha denunciato proiettile e missiva («Hai rotto il c...o, stai lontano dal Lanificio») ricevuti il 15 ottobre 2018.
 
Ieri, poco dopo il post, Rendano e Gino Sorbillo sono stati a rendere omaggio e solidarietà alla pizzeria Terra Mia nei pressi di Forcella, recentemente oggetto di gravi minacce da parte dei clan. «Un gesto importante ed emozionante precisa il gestore del Lanificio25 che significa che non ci arrendiamo. Qui a Napoli siamo vittime di pochi disgraziati». Per lui è arrivata solidarietà da tutti i pori: «28mila visualizzazioni, 200 condivisioni e migliaia di like. Più centinaia di telefonate da tutto il mondo, tra cui quella di Peppe Morra. «Carissimi amici del Lanificio aveva scritto Rendano sul social pubblico la foto di una missiva violenta che mi è stata recapitata a casa. Da allora non frequento più il Lanificio25 e ne ho mollato temporaneamente la gestione. Abbiamo lavorato per rendere tutti partecipi del nostro ambizioso e difficile progetto, artisti e pubblico, dando vita ad un magnifico progetto di rigenerazione urbana. Questo ha infastidito qualcuno».

Come tutta Napoli, Porta Capuana è due anime che si combattono: quella del restyling, delle attività di promozione culturale (Lanificio, Dedalus, Fondazione Made in Cloister) e quella nera della criminalità, più o meno organizzata: sono in atto lotte per la spartizione del giro di estorsioni, le stesse che animano il centro storico e tra gli stessi clan (Sibillo, Mazzarella). Dove c'è un vuoto di potere, lì può nascere anche l'iniziativa di qualche cane sciolto, e lo stesso dubbio attanaglia Rendano in merito alle minacce di ottobre. «A Porta Capuana dice Glauco Germano di Dedalus convivono migranti, turisti, commercio legale, sommerso, e persone legate, direttamente e indirettamente, alla camorra. In assenza di politiche sociali, educative e del lavoro, la convivenza è affidata per lo più all'improvvisazione». «La rigenerazione sociale avviene attraverso la riconversione, l'inserimento, l'integrazione e la dignità spiega Antonio Martiniello, architetto che lavora da anni alla riqualificazione di Porta Capuana con Officina Keller E la dignità la si dà col lavoro. Questo è progetto che stiamo portando avanti dal 2010».
© RIPRODUZIONE RISERVATA