Napoli, il figlio di un avvocato napoletano molestato dallo zio: denuncia anni di abusi

Napoli, il figlio di un avvocato napoletano molestato dallo zio: denuncia anni di abusi
di Leandro Del Gaudio
Domenica 21 Novembre 2021, 23:30 - Ultimo agg. 23 Novembre, 12:29
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Incastrato da quanto emerso nel corso della perquisizione del suo cellulare. Messo con le spalle al muro dal contenuto di alcune messaggi che rischiano di offrire una sponda forte alla denuncia di un ragazzino di appena tredici anni. 

Pedofilia, materia scabrosa, che il Mattino decide di affrontare dopo quanto emerso nel corso di un incidente probatorio, dopo una perquisizione della polizia che ha coinvolto un professionista napoletano. 

Ma andiamo con ordine, a partire da quanto avvenuto nel chiuso di un’aula di Tribunale al cospetto delle parti, dove si racconta la storia di un bambino costretto a subire abusi sessuali da un uomo di mezza età.

Luca (nome di fantasia), figlio di un avvocato napoletano, adescato dall’amico di famiglia, che nella vita si occupa di ristorazione, ha una condotta apparentemente normale, tanto da essere conosciuto come persona di successo nel suo campo.

Fa l’imprenditore, si occupa di ristorazione, di turismo. È accusato di aver abusato di un ragazzino che oggi ha 14 anni, da quando quest’ultimo di anni ne aveva solo sette. Una brutta storia. Che ha fatto emergere risvolti inquietanti, anche alla luce di un’altra circostanza: dal telefonino dell’uomo accusato di aver abusato il figlio di un amico di famiglia, spunta anche un’altra circostanza, questa volta legata a un altro minore. Anche in questo caso ci sarebbe lo stesso metodo, con promesse di regali in cambio di fotografie del ragazzino preso di mira.

Una vicenda seguita per mesi dalla famiglia del primo adolescente, che - forte dell’assistenza dei propri genitori - ha trovato il coraggio di denunciare, di ripercorrere l’orrore che gli è toccato vivere e di dare un suono al proprio malessere. Udienza choc, nel corso della quale emergono quelle che potrebbero essere delle conferme sotto il profilo investigativo. Difeso dalla penalista napoletana Annalisa Senese, il ragazzino ha raccontato di avance e di doni che si sono protratti nel corso degli anni. Non è finita. Stando a quanto emerso finora, dallo smartphone dell’uomo indagato sono spuntate anche possibili tracce legate ad un’altra vicenda destinata a finire al vaglio della magistratura. Qual è il punto? Ci sarebbe un altro ragazzino finito nella stessa trama, su cui sono in corso degli accertamenti, nel tentativo di verificare fino a che punto si sarebbe spinto il personaggio finto sotto inchiesta. 

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Vicenda amara, destinata a segnare la vita di tutte le persone coinvolte, che questo giornale decide di raccontare alla luce di un principio: l’assoluta riservatezza di ogni particolare sensibile riconducibile alle persone coinvolte, a partire dal minore; la necessità di dare risalto, a mo’ di deterrente a vicende orrende che riguardano la violenza nei confronti di persone inerme. 

Ma come si è arrivati alla possibile svolta investigativa? Si parte dallo stato di ansia manifestato dal ragazzino. Un minore perfettamente integrato, che frequenta una scuola cittadina, che aveva una vita apparentemente regolare. Poi, la rabbia ha cominciato a fare il suo corso, fino alla decisione di svelare una vita scandita da abusi e (ingiustificati) sensi di colpa. Un caso che ora attende verifiche e possibili soluzioni da parte della magistratura. 

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