Tbc all'ospedale San Paolo: «Tutto il personale subito controllato, nessun rischio per i pazienti»

Tbc all'ospedale San Paolo: «Tutto il personale subito controllato, nessun rischio per i pazienti»
di Ettore Mautone
Sabato 20 Ottobre 2018, 12:00 - Ultimo agg. 13:53
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Vito Rago, direttore sanitario dell'ospedale San Paolo si dice profondamente addolorato per la perdita della collega . Ma assicura che non ci sono rischi per operatori e pazienti in quanto la forma non era infettiva. «Comunque non appena abbiamo appreso della diagnosi di tubercolosi che aveva colpito la colera - avverte Raga - abbiamo avviato tutti i controlli e rafforzato le procedure di sicurezza che comunque, di routine, vengono sempre utilizzate nel mio come credo negli altri pronto soccorso. Un manualetto con le linee guida è stato pertanto inviato a tutto il personale».

Dottor Rago, quando ha saputo della malattia infettiva che aveva colpito il medico che lavorava nel suo pronto soccorso? La dottoressa è stata colpita da un episodio di Tbc che le è stata diagnosticata questa estate, ad agosto. Dove aveva contratto l'infezione?
«Verosimilmente può aver contratto il bacillo, in passato, anche all'interno del pronto soccorso dove lavorava. Poi la malattia è andata avanti sotto traccia. Quando si è palesata era in fase avanzata. Per accertamenti è stata trasferita prima all'ospedale di Caserta e poi da lì al Coturno dove è purtroppo deceduta. Cosa avete fatto dopo la diagnosi? Abbiamo messo in essere tutte le procedure di profilassi a metà agosto con la regia del medico competente e il laboratorio del corso Vittorio Emanuele. Abbiamo sottoposto a screening tutto il personale del pronto soccorso e della Medicina di urgenza».

E poi?
«È stata ribadita la procedura di comportamento a tutti i reparti dell'ospedale che sono sempre dotati di mascherine e guanti».

Quanti casi di Tbc vedete?
«Sono oltre 10-12 all'anno».
 
C'è un secondo medico contagiato?
«Assolutamente no. Che dallo screening siano risultati positivi alcuni sanitari non significa che positivi alla Tbc ma che hanno sviluppato anticorpi contro il micobatterio».

Sono protetti?
«Si, sono protetti. Tra l'altro con i tempi che corrono che il 30% degli operatori di un qualunque pronto soccorso risulta immunizzato contro il micobatterio della Tbc. È una cosa del tutto normale perché hanno contatti. Ma è una cosa del tutto diversa alla positività al microbo».

Il rischio per i pazienti nei pronto soccorso?
«Il problema in questo caso non si pone in quanto la forma di Tbc della dottoressa deceduta non era polmonare».

Quali sono le prassi per la prevenzione?
«Ogni caso sospetto viene isolato. Il personale indossa mascherine e guanti. Poi facciamo gli accertamenti e le analisi e ricoveriamo il paziente in isolamento. In caso di positività inviamo al Cotugno altamente attrezzato per le malattie infettive».

Quando c'è stato l'ultimo allarme?
«Nei mesi scorsi e ci siamo comportati come sempre con isolamento e invio al Cotugno».

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