Stazione centrale di Napoli, l'ultimo saluto al gigante buono Mario

Stazione centrale di Napoli, l'ultimo saluto al gigante buono Mario
di Emiliano Caliendo
Giovedì 18 Novembre 2021, 15:49 - Ultimo agg. 19 Novembre, 07:28
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Nel 1999 la Liberia - stato dell’Africa subsahariana nato come colonia statunitense per i neri americani che avrebbero voluto tornare alla terra d’origine – fu devastato dalla sua seconda guerra civile nel giro di un decennio. Ed è a seguito di quella travagliata vicenda, di un Paese pacificato solo in tempi recenti, che si lega la storia di Adam Mertens, senza fissa dimora, semplicemente noto come “Mario” tra i passanti della Stazione Centrale di Napoli.

Mario, rifugiato politico liberiano immigrato in Italia dal 2003, è morto domenica scorsa a causa di un infarto fulminante presso il centro di accoglienza notturno de La Tenda, onlus impegnata nel contrasto alla povertà di strada. «Meglio morire in mare che stare in Liberia. In mare si muore una volta sola, se stai in Liberia è come se morissi tutti i giorni», era solito spiegare a chi gli chiedesse del suo viaggio dall’Africa. Questa mattina alle ore 10:00 c’è stato un momento di raccoglimento in suo onore -  migrante che veniva considerato da tutti come il gigante buono della Stazione - organizzato dal giornalista Nicola Arpaia insieme con il professore Samuele Ciambriello, Garante regionale dei detenuti e padre Carlo De Angelis, parroco di Miano.

Un tributo laico e religioso al contempo, con la deposizione di fiori, bigliettini commemorativi e lettere, nel luogo in cui Mario era solito passare buona parte della sua giornata, lungo il corridoio che collega il cuore della Stazione all’area bar-restaurant del Binario Calmo che affaccia sul corso Meridionale.

«Ho avuto la fortuna di conoscerlo 7 anni fa. Ogni mattina mi regalava un sorriso e qualche aneddoto. Napoli ha avuto la fortuna di accoglierlo da rifugiato politico. Ha donato tanto ai passeggeri della Stazione centrale. Lo incontravo ogni mattina e tra un caffè e l’altro, mi raccontava la sofferenza del suo popolo.», racconta con commozione Arpaia. «Non è facile – aggiunge - vivere in una Stazione e passare la notte in un dormitorio. Spero che le istituzioni si facciano carico dei tanti che vivono nelle condizioni in cui ha vissuto Mario, rendendo Napoli la città dell’accoglienza sul modello di Riace.» Nicola ci spiega inoltre che, insieme con gli organizzatori della cerimonia, si sta attivando nei confronti del consolato per riportare la salma di Mario in Liberia.

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«Mario era un gigante del sorriso e chi regala un sorriso, salva le vite senza saperlo» sottolinea con un pizzico di emozione invece Samuele Ciambriello. «Gli chiedevo perché migliaia di persone erano disposte ad attraversare il mare, forse rischiando la vita. Lui mi rispondeva che in quel forse c’è la risposta che consiste nella speranza. Come facciamo a parlare di Europa dei popoli se al contempo si costruiscono barriere e fili spinati. Lui passava la giornata qui salutando, nel via vai dei pendolari, ogni passante», rimarca Ciambriello. Tanti i cittadini che nel corso del tributo si sono avvicinati al luogo in cui Mario era solito posizionarsi ogni mattina, di fianco al Bar della Ferrovia. «Un uomo di strada ma con una grande dignità, un vero gentleman. Gli regalai un cappotto per proteggersi dal freddo. Ogni volta che mi vedeva mi chiamava affettuosamente Princess», racconta la signora Anna. «Tutti, donne ed uomini, venivano elogiati con i suoi "My friend", "Mr President", "Principessa", "Ambasciatore". Il tutto, senza chiedere mai nulla in cambio, e ringraziando sempre. Una piccola moneta, ma anche nulla, erano per lui motivo di gratitudine. Lui non mendicava», ricorda commosso Antonio.  «Non l’ho conosciuto direttamente, ma nella mia parrocchia ho avuto ospite un ragazzo del Ghana deceduto per un tumore. Mario è uno dei tanti anonimi ma con una speranza nel cuore. Non doveva morire così. Come insegna Papa Francesco, serve maggior apertura nei confronti di questi nostri fratelli, per dare loro una possibilità», afferma padre Carlo che ha raccolto in un momento di preghiera anche qualche frequentatore della Stazione, meravigliato dall’assenza di colui che rappresentava una presenza costante per i centinaia di pendolari che passano di lì ogni giorno. Il ricordo di quel ragazzone venuto dalla Liberia non si ferma qui: gli organizzatori del tributo di oggi si stanno già attivando per richiedere a Ferrovie dello Stato l’apposizione di una targa in memoria di Adam Mertens detto Mario. “King” della Ferrovia, come riporta una lettera struggente lasciata da qualcuno che lo conosceva.

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