Napoli, movida di alcol, risse e sangue: «Qui la notte è tornata un inferno»

Napoli, movida di alcol, risse e sangue: «Qui la notte è tornata un inferno»
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 27 Giugno 2021, 00:04 - Ultimo agg. 24 Marzo, 07:44
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Alle dieci di un venerdì sera che segna il primo fine settimana liberi dal «coprifuoco», le stradine del centro storico sono già un fiume in piena di giovani e comitive. Si brinda e si beve: da piazza Bellini a largo San Giovanni Maggiore, fino a calata Trinità Maggiore. Iniziano a scorrere vino, cicchetti, spritz, birre e cocktail. Gli appuntamenti lanciati sulle chat di Tik Tok e dei gruppi creati da inossidabili pierre e nuovi influencer sui social dà il via ad una nuova notte poco magica ma sicuramente molto etilica.

E poco importa se la festa, appena cominciata, potrebbe considerarsi già finita: dal prossimo fine settimana e fino al 31 luglio un’ordinanza firmata dal governatore Vincenzo De Luca impone il divieto di vendita con asporto di bevande alcoliche a Napoli e nel resto della regione. Ma il popolo della notte vive l’attimo: ed ora è il momento di divertirsi.

In questo che è il primo fine settimana d’inizio estate, archiviato il lockdown, c’è solo voglia di sentirsi liberi. Di uscire, di tirare fino a notte fonda con gli amici, scolandosi magari l’impossibile perché tanto, adesso, nessuno può più impedirti di respirare la movida senza limiti.

Largo San Giovanni Maggiore resta una delle mete giuste, per chi affronta il venerdì e il sabato sera aspettando l’alba. Già a maggio (e ne sanno qualcosa i residenti della zona: «Qui ogni notte è un inferno», dice una coppia di mezza età che vive al terzo piano di un palazzo in via Candelora) il quadrato all’ombra dell’Orientale si era trasformato in un’arena selvaggia dove nessuno e nulla - né distanziamento, né paura del contagio, né restrizioni di orario e divieti di consumo di bevande alcoliche - riusciva a disperdere centinaia e centinaia di ragazzi e «disobbedienti» vari. Figurarsi oggi.

E dunque di che ci si meraviglia se nel primo venerdì di libera circolazione l’istantanea resta sempre la stessa? La zona, oggi, rientra nelle competenze di controllo del territorio affidate ai carabinieri. Una presenza discreta, ma efficace. I lampeggianti blu delle gazzelle percorrono tutta l’area dei Decumani: via Mezzocannone, piazza Bellini (dove, tra l’altro e nonostante l’ora tarda, sono in corso due manifestazioni pubbliche), via Cisterna dell’Olio, piazza Dante, San Domenico Maggiore. Nel bilancio di una notte di controlli - e al netto del ferimento a coltellate di due giovani - non fioccheranno denunce e sanzioni. 

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Momenti di tensione verranno vissuti invece al Mercato, dove una carovana composta da una trentina di scooter con a bordo anche molti minorenni senza casco ed otto auto hanno inscenato un folle carosello divertendosi a sfrecciare tra i passanti: per disperdere il gruppo sono dovuti intervenire i militari del Radiomobile e del reggimento Campania. Ma torniamo ai Decumani. Perché a rovinare la festa del «liberi tutti» ci ha pensato il presidente della Regione Campania De Luca. La sua nuova ordinanza che vieta la vendita da asporto di alcolici entrerà in vigore già da domani sera. Dalle dieci di sera alle sei del mattino off limits birre, aperitivi, vino e ogni altro genere di alcolici: sarà ammesso solo il consumo ai tavoli dei locali. 

Ma è proprio questo il punto: ed è da qui che scatta la protesta dei tanti titolari di bar, pub e vinerie del centro storico. Perché non tutti hanno la fortuna di poter contare su adeguati dehors, e lo spazio all’aperto fornito di tavolini resta spesso limitato solo a pochi «coperti». «Che cosa faremo dalle prossime serate? - si chiede Gianni, il proprietario del «Fly» - Abbiamo già dato, per mesi, e io sono uno che ha anche dovuto pagare una sanzione di recente. Questa nuova decisione è assurda e ci penalizza ulteriormente». Una posizione che trova d’accordo anche Anna Pinto, titolare del «Bencott», ristorante a due passi dal complesso monumentale di Santa Chiara: «Inaccettabile che a sette giorni dalla fine del lockdown si prenda questa determinazione di vietare l’asporto degli alcolici. Proprio adesso, proprio nel momento in cui cominciano a tornare anche i turisti stranieri», afferma.

Ed è arrabbiato, con qualche comprensibile ragione, anche Giuseppe Coppola, che gestisce una caffetteria in calata Trinità Maggiore. «La decisione di vietare l’asporto di alcolici aggiunge ai danni che abbiamo già dovuto fronteggiare in un anno e mezzo anche l’ultima beffa: il locale dove lavoro è in affitto, e adesso il padrone mi ha fatto sapere che pretende anche gli arretrati per il periodo in cui non abbiamo lavorato per la pandemia. I ristori economici? Io non li ho visti...». Ma le fibrillazioni dei titolari di discobar, pub, bar e vinerie sembrano non scalfire ragazzi, giovani e aficionados della movida di ogni età. La notte, in fondo, è appena cominciata. 

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