Napoli, il capo della polizia Giannini: «Giusto togliere i murales, è un colpo alla camorra»

Napoli, il capo della polizia Giannini: «Giusto togliere i murales, è un colpo alla camorra»
di Valentino Di Giacomo
Venerdì 16 Luglio 2021, 11:06
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«Penso che il percorso verso la legalità è fatto di tante azioni, anche quelle simboliche sono molto importanti come smantellare altarini e murales dedicati a personaggi legati alla criminalità». Il Capo della polizia, Lamberto Giannini, sposa la battaglia avviata in città da Prefettura e Questura contro i simboli della camorra. Ieri il numero uno della polizia è stato a Napoli per consegnare agli agenti che si sono contraddistinti nella lotta alla mafia il Premio Antonio Ammaturo, dedicato al vicequestore ucciso il 15 luglio del 1982 dalle Brigate Rosse. «È necessario anche - ha detto Giannini - avvicinare i ragazzi alla legalità e dare, lì dove ci sono problemi, delle opportunità di recuperare».

Dopo aver consegnato le onorificenze agli agenti nella splendida cornice delle Catacombe di San Gennaro, il Capo della polizia si è recato insieme al questore Alessandro Giuliano all'ospedale Vecchio Pellegrini per far visita ad Antonio Alborino, il giovane Assistente capo del commissariato di Secondigliano, ferito con un colpo di pistola all'addome nel corso della notte dei festeggiamenti per la vittoria degli Europei della Nazionale.

Il poliziotto era intervenuto fuori dal servizio per sventare una rapina, chi gli ha sparato - il 22enne Marcello Sorrentino - è stato già arrestato e ha confessato. «Il nostro agente - ha detto Giannini ieri - ha fatto qualcosa di importante, è in condizioni serie ma si riprenderà presto. Per me è stato assolutamente naturale chiamare la sua famiglia. Sappiamo che queste cose purtroppo possono capitare quando si va in servizio tutti i giorni». Ma c'è un legame che unisce passato e presente per il Capo della polizia. «C'è un filo - ha detto - che lega il sacrificio di Ammaturo ai giorni nostri, quando un agente senza timore interviene e rischia la vita e viene gravemente ferito. Questo filo che lega queste attività, questi atti di eroismo quotidiano, è ciò che inorgoglisce la polizia».

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Il ricordo, ieri, era tutto per Antonio Ammaturo, ucciso 39 anni fa dalle Brigate Rosse. L'agguato sotto casa, in piazza Nicola Amore, dove ieri è stata portata una corona di fiori. Con il vicequestore Ammaturo fu ucciso anche l'agente Pasquale Paola. Quel giorno era appena uscito quando due uomini, scesi da una vettura, aprirono il fuoco contro l'auto. I cinque membri del commando furono tutti condannati all'ergastolo, ma i mandanti dell'omicidio non sono mai stati identificati con chiarezza. Dietro il suo omicidio una storia di intrighi legati al rapimento e al rilascio misterioso del politico Ciro Cirillo, rapito dalle Brigate Rosse, un rilascio che vide la partecipazione di Raffaele Cutolo, dei servizi segreti e di personaggi politici.

«Chi poteva sapere - ha detto il Capo della Procura di Napoli, Giovanni Melillo, presente anche lui ieri con il Procuratore generale Luigi Riello e il Presidente della Corte d'Appello Giuseppe De Carolis di Prossedi - non è invece neppure mai stato interrogato ed è latitante». Melillo ha anche aggiunto che oggi la camorra «va combattuta soprattutto sul versante imprenditoriale, non solo quando si alza la soglia della violenza. Va cambiata la percezione del fenomeno camorristico». In lacrime ad aprire l'iniziativa - insieme al direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo D'Errico e alla giornalista Rai Alessandra Barone - c'era la figlia di Ammaturo, Maria Cristina.

«É significativo - ha detto la donna - che si ricordi la figura di mio padre dopo tutti questi anni». I premi per l'VIII Sezione Catturandi della Squadra Mobile, del Commissariato di Castellammare di Stabia, del Nocs, dello Sco e della Scientifica. Onorificenze per il Commissariato Scampia, alla I Sezione della Squadra Mobile e al Commissariato Portici-Ercolano.

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