L'attore Ascanio Celestini, lo scrittore Maurizio de Giovanni, ma anche l'ex magistrato Nicola Quatrano o l'avvocato ed ex presidente della Camera Penale, Domenico Ciruzzi, con tanti altri, hanno firmato una petizione lanciata dal Comitato Verità e Giustizia per Ugo Russo per chiedere che il murale per il 15enne baby-rapinatore ai Quartieri Spagnoli non sia rimosso. Mancano ormai pochi giorni alla cancellazione dell'opera, la prossima settimana scadranno i 30 giorni da quando il Comune di Napoli ha inviato una diffida agli amministratori del palazzo dove sorge la gigantografia per provvedere alla sua rimozione. La battaglia dei murales è nata grazie ad un'intervista rilasciata al Mattino dal prefetto di Napoli, Marco Valentini e dalle ferme parole del procuratore generale di Napoli, Luigi Riello.
IL DOCUMENTO
«Come abitanti della città - hanno scritto i promotori - chiediamo di conservare il murale in piazza Parrocchiella.
LA REAZIONE
«Il prefetto - dice con estrema durezza il presidente del Consiglio comunale, Alessandro Fucito - invece di occuparsi dei murales, pensi a come garantire la sicurezza in città. Quell'opera non viola alcun regolamento perché è su un palazzo privato». Più complesso il pensiero dello scrittore Maurizio De Giovanni. «Scrivo romanzi gialli e polizieschi - dice l'autore del Commissario Ricciardi - è vero che Ugo stava commettendo una rapina, ma il carabiniere è indagato per omicidio volontario perché ha sparato cinque colpi, di cui uno alla nuca: è sembrata un'esecuzione. Ovviamente spero che il militare venga giudicato innocente».
LE DUE NAPOLI
Nei giorni scorsi erano emerse minacce sul gruppo Facebook dedicato a Ugo di «sfregiare tutti i murales del centro» qualora venisse rimosso quello per il baby-rapinatore. Anche minacce alle forze dell'ordine e - proprio due giorni fa - la zia di Ugo aveva pubblicato il video di un poliziotto spagnolo mentre pesta un giovane, lanciando accuse agli agenti che indossano la divisa. Un caso spinoso quello dei murales dove probabilmente si scontrano due parti deboli: una famiglia che ha perduto per sempre il proprio ragazzino, ma pure tutta l'altra parte della città e del quartiere che ogni giorno è costretta a convivere e subire le criminalità piccole e grandi. Può un murale difendere queste due entità così vicine e distanti? Tanto somiglia questa vicenda all'eterno dibattito stimolato da Domenico Rea quando scriveva delle «Due Napoli». Due città, due mondi che pure se si parlano non si comprendono e i messaggi di una parte, pur legittimi, possono essere interpretati dall'altra parte in modo distorto. «Lo capisco e - dice Maurizio De Giovanni - questo mi fa riflettere. So che quel murale può essere vissuto anche come una sfida alle forze dell'ordine in determinati quartieri, ma io ho firmato solo perché voglio sia fatta luce sulla morte di un ragazzino». Quando Ugo fu ucciso lo scorso anno amici e familiari del ragazzino devastarono il pronto soccorso del Pellegrini, poi due uomini spararono contro la caserma Pastrengo dei carabinieri. Il segnale di come tra due opposti spesso ci siano scale di grigi che non tutti riescono a cogliere.