Napoli, Nas al San Giovanni Bosco: ora si indaga sulla «buvette»

Napoli, Nas al San Giovanni Bosco: ora si indaga sulla «buvette»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 16 Novembre 2018, 07:30
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Hanno confermato l'esistenza di allarmi e segnalazioni che risalgono ad alcuni giorni prima che scoppiasse lo scandalo. Si rompe il muro di omertà tra le corsie dell'ospedale San Giovanni Bosco, teatro del più recente scandalo della sanità campana con centinaia di formiche che assediano una paziente intubata. Confermano alcuni infermieri, confermano alcuni parenti di pazienti.

Materiale vivo destinato al fascicolo sul San Giovanni Bosco, proprio nello stesso giorno in cui i carabinieri del Nas tornano nell'ospedale di via Briganti. Inchiesta che procede per step, ieri mattina alle sette nuovo blitz a sorpresa. Questa volta nel mirino è la buvette attigua al nosocomio (che non cura il servizio della mensa, ndr), con verifiche mirate. Su cosa battono i carabinieri? Indagini su licenze, autorizzazioni, permessi, si punta a verificare la correttezza di tutti i servizi appaltati in uno degli ospedali più affollati del sud Italia.
 
Inevitabile il riferimento a quanto avvenne quattro anni e mezzo fa, al termine di una indagine del pool anticamorra di Napoli. Era il 30 gennaio del 2014, quando le forze dell'ordine misero in esecuzione una ordinanza cautelare firmata dall'allora gip Raffaele Piccirillo (attualmente Capo Dipartimento per gli Affari di Giustizia), con decine di arresti e sequestri. Inchiesta firmata dalla Dda di Napoli (grazie al lavoro del pm Ida Teresi), che comprendeva anche capitoli ad hoc sulle presunte infiltrazioni della camorra nel San Giovanni Bosco, sempre a proposito di appalti e concessioni. Clan Bosti-Contini, le mani sull'ospedale, con un pentito che riferiva anche di summit in punti insospettabili del nosocomio di Capodichino.

Quanto è cambiata la realtà al San Giovanni Bosco? Cosa c'è di nuovo nell'ospedale finito al centro della cronaca per lo scandalo delle formiche? Chiede trasparenza Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi, a cui spetta il merito di aver denunciato il caso delle formiche sulla cittadina cingalese e, mesi prima, un episodio analogo al San Paolo. Indagine a tutto campo, ora si punta con sempre maggiore fermezza su appalti e concessioni, anche alla luce di recenti interventi di pg su alcuni servizi aperti al pubblico. Ricordate cosa avvenne alla fine dello scorso luglio al San Giovanni Bosco? Puntarono sul parcheggio, anzi, su un'intera area attrezzata a parcheggio, con tanto di custodi in divisa che si davano il turno, di dissuasori e di macchinette orario.

Insomma un servizio svizzero che veniva gestito senza licenza, senza autorizzazioni, secondo quanto hanno fatto emergere le verifiche compiute dai poliziotti del commissariato Stella San Carlo. Scenario da brividi, mancanza di controlli interni, inevitabile una domanda: si può lavorare per otto anni senza un permesso? E a chi competeva verificare la trasparenza del servizio? Ma torniamo alla storia delle formiche, che è stata il detonatore delle più recenti attività di verifica condotte dal Nas. Come è noto, la direzione dell'Asl ha sospeso un medico e tre infermieri, tutti di turno nelle ore precedenti all'invasione di insetti. Diversa la strategia dei carabinieri del Nas, agli ordini del maggiore Gennaro Tiano e del colonnello Maresca, che hanno invece raccolto informazioni da parte di pazienti, di parenti di pazienti e di alcuni infermieri. C'è una versione che sta emergendo nel corso dei giorni e che riguarda quanto avvenuto in corsia nei giorni precedenti alla diffusione dello scandalo. Ha spiegato una donna: «Ero ad assistere una mia parente, ho visto le formiche sul comodino e sul letto di quella donna intubata. Ho avvertito gli infermieri, che ci hanno risposto di chiamare i servizi sociali. Le formiche le avevamo già avvistate da alcuni giorni, ma nessuno si è mosso». Inchiesta per omissioni in atti d'ufficio, fascicolo coordinato dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, si va dagli allarmi inascoltati alle carte dell'appalto per le pulizie, una gara bandita quattordici anni fa e affidata in continue proroghe, ora più che mai, nel mirino della Procura.
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