Napoli, notte da incubo al Cardarelli: 300 influenzati in ospedale

Napoli, notte da incubo al Cardarelli: 300 influenzati in ospedale
di Ettore Mautone
Venerdì 5 Gennaio 2018, 09:15 - Ultimo agg. 17:29
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Una notte di passione, quella trascorsa tra martedì e mercoledì nel pronto soccorso dell'ospedale Cardarelli. L'ondata di piena dei malati - che sembrava quest'anno essersi riversata soprattutto sul versante pediatrico risparmiando, almeno a Natale, gli adulti e gli anziani ha invece investito come uno tsunami il reparto emergenze dell'ospedale collinare di Napoli. Dal tardo pomeriggio di martedì e per tutta la notte di mercoledì, nel pronto soccorso del più grande ospedale della Campania, non c'era più posto nemmeno sulle sedie e i pazienti, destinati al ricovero in attesa di essere smistati nei reparti, si sono dovuti accontentare delle panchine del pronto soccorso. Un picco drammatico, che ha costretto al rientro in corsia il primario del reparto di Osservazione breve Fiorella Paladino (smontata poco prima) che ha lavorato per ore per fronteggiare una situazione diventata esplosiva. L'ingorgo ha infatti paralizzato anche le attività di alcune ambulanze del 118, impossibilitate a tornare in postazione e costrette e tenere il paziente sulla lettiga dell'unità mobile in attesa della visita e di un posto. A cascata anche la centrale operativa del 118 ha dovuto far scattare il semaforo rosso ai trasferimenti al Cardarelli limitandoli a quelli in codice rosso, in immediato pericolo di vita, e solo se vicini all'ospedale del Rione Alto.

La ripartenza dei turni dei camici bianchi, alle 7,30 del mattino di ieri, rimandava ai numeri di una notte terribile con oltre 300 accessi registrati in 24 ore al pronto soccorso, con 104 pazienti sistemati in Osservazione breve (su 35 letti disponibili), 55 ricoverati in Medicina d'urgenza (circa 20 barelle poi scese a 6 a metà mattinata) mentre in Chirurgia d'urgenza la situazione è rimasta sostanzialmente più tranquilla. Sommersi di ammalati i reparti intensivi con la completa saturazione dei 22 posti di Rianimazione, delle 8 unità di Terapia intensiva post operatoria, dei 6 letti della terapia intensiva dell'unità fegato e con la necessità, in alcune ore della giornata, di impegnare anche i posti in nella sala operatoria.

Un affollamento record che comunque ha riguardato soprattutto l'area medica, cui ha contribuito non poco la recrudescenza dei casi di virosi influenzale e delle malattie stagionali e le complicazioni sorte in pazienti oncologici in corso di terapia. E poi i casi di ictus confluiti al Cardarelli che ha attivato di recente la stroke-unit), gli insulti vascolari, gli infarti, i traumi e molte malattie di interesse interni stico, riacutizzate probabilmente dal clima sfavorevole e dai postumi di mangiate e bevute eccessive nel periodo delle feste spesso incompatibili con la presenza di malattie croniche dicono i clinici in prima linea. Sta di fatto che il numero che codifica il livello di allarme (codice di Edwin) riguardo all'afflusso dei pazienti ha raggiunto il valore di 4,26, quasi un record rispetto all'1,4 dei due giorni precedenti, con l'aumento a dismisura anche dei tempi di attesa medi nel pronto soccorso cui sono costretti i pazienti per essere visitati.

 

Una situazione, ieri, gradualmente tornata alla norma sebbene il congestionamento sia destinato a durare per settimane in concomitanza col picco stagionale di Influenza.
Tra i provvedimenti assunti dal manager Ciro Verdoliva c'è da segnalare l'assegnazione (da ieri e fino a lunedì prossimo) di due unità infermieristiche e di un operatore sociosanitario in più per ogni turno sia al Pronto soccorso, sia in Osservazione e breve intensiva sia in Medicina d'urgenza. «All'aumentare dei malati deve aumentare l'assistenza dice Verdoliva il potenziamento dei turni consentirà una maggiore qualità clinica rispetto al carico di lavoro mentre la presenza di unità sociosanitarie consentirà di movimentare con maggiore celerità i pazienti lasciando che gli infermieri si dedichino alle loro competenze assistenziali».
E in effetti ieri mattina in poche ore sono stati trasferiti ben 62 pazienti e l'affollamento è andato progressivamente scemando con il reparto Obi occupato da circa 70 pazienti ricoverati. Un valore ancora alto ma lontano dagli oltre 100 dell'altra notte. A contribuire al miglior governo dei picchi di flusso dei pazienti l'installazione, dal 1° gennaio scorso, di un nuovo Angiografo e di una nuova macchina per la Risonanza magnetica trasferiti dal padiglione I al Dea. Ciò per evitare l'andirivieni di pazienti in emergenza per esami diagnostici ora eseguiti più celermente. Recuperata anche una ambulanza in più.
La crisi della rete dell'emergenza in Campania potrà comunque essere superata solo quanto le centinaia di camici bianchi, tra medici e chirurghi attualmente in forze all'Ospedale del mare, potranno lavorare a pieno ritmo nella rete dei pronto soccorso. Un superafflusso stagionale al cui drenaggio contribuirà nei prossimi mesi anche il pronto soccorso del Cto ormai pronto ad aprire i battenti. Un fenomeno, quello dei pronto soccorso che scoppiano, che tra l'altro quest'anno non conosce confini geografici. In molte città del Nord accade lo stesso fenomeno e in Gran Bretagna a tutti gli ospedali è stato ordinato di annullare gli interventi chirurgici non urgenti almeno fino a febbraio. In totale, un taglio di circa 50 mila operazioni con attese in pronto soccorso anche di 12 ore e l'esaurimento anche degli spazi nei corridoi. Una situazione molto simile a quello che accade in queste ore in Campania a causa del dilagare dell'influenza.
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