Racket sui giochi e sulle scommesse, il nuovo affare dei boss delle stese

Racket sui giochi e sulle scommesse, il nuovo affare dei boss delle stese
di Leandro Del Gaudio
Martedì 19 Febbraio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 08:52
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Non solo stese, non solo scorribande armate di quelle che spaventano i turisti assiepati all'esterno della casa di Totò. Non solo agguati e summit di pace, odi atavici e propositi di pace «per le nostre figlie che non si sposeranno con quelli del Vomero». C'è dell'altro nell'ultimo blitz del pool antimafia nel rione Sanità, c'è anche una nuova forma di racket, quella sulle agenzie di scommesse sulle partite di calcio. Evoluzione diretta del totonero, nuova specialità del clan Sequino, dinasty criminale colpita ieri dal blitz messo a segno dal comando provinciale dei carabinieri. Camorristi ludopatici, ma anche estorsori 2.0, che imponevano un sistema clandestino di scommesse ad alcune agenzie di scommesse della zona. Ma andiamo con ordine a partire dal blitz all'alba di ieri mattina, annunciato dagli elicotteri dell'arma sul centro cittadino.
 
Finiscono in cella Pasquale Amodio, Sebastiano Capobianco, Costantino Caruso, Antonio Esposoto (noto come «'o veloce»), Antonio Esposito («'o barone»), Gennaro Esposito, Francesco Grasso, Salvatore La Marca, Ciro Minei, Gennaro Passaretti, Salvatore e Silvestro Pellecchia, Giovanni Sequino (alias Gianni Gianni), i presunti boss Nicola e Salvatore Sequino, Luigi Taiani, Antonio Vastarella, Patrizio Vastarella, Mirko Zolfino.

Finiscono invece ai domiciliari, Martina Bolognini, Sonia Esposito (moglie del boss Sequino), Carmela Frenna, Nunzia Perez, Salvatore Savarese.

Associazione camorristica, camorra e droga sono le accuse mosse al termine delle indagini condotte dal pm Urbano Mozzill e Enrica Parascandolo, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, riflettori puntati sul gruppo Sequino, storicamente radicato in via Maria Antesaecula, diventato in questi anni l'ago della bilancia degli equilibri criminali, nella faida tra i Vastarella e i Genidoni che culmina nella strage all'esterno del circolo delle fontanelle ad aprile del 2016.

Mesi cruenti, che rimescolano le carte, mentre i boss di casa Sequino dettano legge dal carcere e coltivano affari: una delle donne di casa, incassa ogni mese un tributo di 11mila euro, come segno di vassallaggio alla famiglia più forte della zona. Soldi provento di racket e droga, come racconta anche il filone delle indagini legato alle scommesse.

Stando al verbale di un pentito, c'è un riferimento a un presunto affiliato ai Sequino, «che era considerato l'addetto alla gestione delle scommesse on line». E ancora: «Faccio presente che realizzò un sito clandestino di scommesse sulle partite di calcio e su altri eventi sportivi, che veniva imposto alle varie agenzie di scommesse esistenti nella Sanità. Se ricordo bene, il Commissariato San Carlo Arena ha svolto degli accertamenti su tale sito clandestino».

Ma oltre ad essere un business, le scommesse erano una vera e propria mania per quelli del clan, che si esibivano su puntate fino a settecento euro, senza però pagare i ticket alle singole agenzie. Anche in caso di vincita, i soldi non venivano restituiti, secondo quanto emerge dal lungo «romanzo criminale» che emerge dalla lettura dell'ordine di arresto firmato dal gip Emilia Di Palma.

Ma non è tutto. Un'azione a tenaglia nei confronti dei clan della Sanità, quella coordinata dalla Procura di Gianni Melillo, che ieri ha messo a segno anche gli arresti dei Vastarella, vale a dire la fazione rivale ai Sequino. È toccata alla squadra mobile del primo dirigente Luigi Rinella notificare ordini di arresto per i boss detenuti Patrizio e Antonio Vastarella: a quest'ultimo è contestato anche l'accusa del tentato omicidio di Giovanni Sequino (22 ottobre del 2016), quando il presunto boss entrò in azione con in testa una parrucca da donna di colore ramato.

Venerdì scorso, infine, a Guidonia, i poliziotti hanno rintracciato, inseguito e arrestato un altro presunto affiliato ai Vastarella, Alessandro Pisanelli, 47 anni, ricercato con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Arresti anche in provincia, sette uomini degli Amato-Pagano arrestati dai carabinieri: imponevano il pizzo sulle piazze di spaccio, sistema antico ma comunque redditizio.

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