Napoli, parla il nuovo prefetto Di Bari: «Dal caso Giulia alla città darò priorità agli ultimi»

Giro di valzer avviato dal Viminale, Palomba promosso agli Affari interni

Michele Di Bari
Michele Di Bari
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Martedì 28 Novembre 2023, 08:19 - Ultimo agg. 18:06
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L’ultimo gesto della sua gestione di prefetto a Venezia è stato quello di abbracciare il papà di Giulia, la ragazza massacrata dal suo ex, la cui fine ha commosso e paralizzato un paese intero: «Un gesto sentito e doveroso, di fronte alla compostezza e alla dignità di un genitore costretto a sopravvivere alla propria figlia». Sono le prime parole rese a Il Mattino dal prefetto Michele Di Bari, 64 anni di Foggia, fino a ieri mattina alla guida del palazzo di governo di Venezia. Da ieri, è stato nominato alla guida della prefettura di Napoli, dove andrà a prendere il posto del prefetto Claudio Palomba, che lascia il palazzo di piazza Municipio, dopo la promozione a capo Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. Un giro di valzer di prefetti in alcuni posti chiave della macchina amministrativa e governativa del Paese, che è stato pianificato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Una sorta di effetto domino, con Palomba che va a Roma, al posto di Claudio Sgaraglia che diventa prefetto di Milano; mentre a Napoli arriva Michele Di Bari, che lascia l’ufficio di Venezia a sua volta destinato ad essere occupato da Darco Pellos, nuovo prefetto del capoluogo lagunare. 

Ma qual è il profilo del nuovo prefetto di Napoli? Stando alle fonti del ministero e, a quanto emerge dalle fonti aperte, Di Bari vanta radici nel Mezzogiorno (è nato a Mattinata, in provincia di Foggia), sposato con una imprenditrice (un paio di anni fa incappata in una vicenda giudiziaria legata all’immigrazione, un caso non ancora definito nel quale la professionista è pronta a dimostrare la propria innocenza), sfoderando sempre un alto profilo istituzionale e una profonda sensibilità umanistica, come appare evidente dalle numerose pubblicazioni su quotidiani come l’Osservatore romano, dove il prefetto affronta temi di rilevanza sociale. Chi lo conosce e ha avuto modo di frequentarlo, conferma la sua straordinaria attitudine a rispettare la dignità di tutti i suoi interlocutori. Ed è questo il senso del suo mandato napoletano, come emerge dalle dichiarazioni rese a Il Mattino subito dopo l’ufficialità della sua nomina. 

Prefetto, come ha trascorso le ultime giornate del suo mandato a Venezia?
«Ho abbracciato il papà di Giulia Cecchettin, la ragazza massacrata dal suo ex in una vicenda che ha colpito l’intero Paese.

Ho avuto modo di riscontrare la straordinaria compostezza e dignità di un genitore costretto a sopravvivere alla morte di una figlia». 

Prefetto, passa dalla città dove ha dovuto affrontare il dramma dell’incidente del bus con 21 morti alla metropoli napoletana, qual è il senso della sua mission?
«Un prefetto è chiamato a coordinare istanze differenti, a confrontarsi con emergenze o criticità di vario tipo, ad assicurare una sintesi tra le difficoltà e le opportunità offerte dal territorio. Da questo punto di vista, assicurerò piena continuità con quanto svolto a Napoli, dal collega Claudio Palomba». 

Proviamo a stabilire le priorità. Da dove iniziare?
«In ogni territorio in cui lavoro, la stella polare che guida la mia azione è il rispetto della dignità delle persone. In questo senso, proverò ad assicurare rigore e coordinamento nel contrasto alle cosche, attraverso attività di prevenzione e di contrasto quotidiano».

Cosa sono i clan, dal suo punto di vista?
«La criminalità organizzata è per definizione la negazione della dignità di un territorio e delle persone che lo abitano. In quest’ottica, contrastare i clan significa difendere la storia, l’economia, il futuro di un intero popolo».

Immigrazione, dissesto ambientale, clan: c’è qualcosa che la preoccupa di più?
«Per ogni singola criticità del territorio, siamo chiamati ad assicurare efficienza nel coordinamento delle azioni dispiegate dallo Stato. In questo senso, lavorerò per gli ultimi, per le persone che non hanno voce e che vanno tutelate nella loro dignità».

Conosce Napoli? È mai stato a Napoli?
«Conosco la città, amo la sua storia, la sua cultura millenaria che va tutelata dalle forze dello Stato».

Qual è la sua passione?
«Gliene dico una in particolare: è il San Carlo, il tempio della lirica, una risorsa dell’umanità a cui sono ovviamente legatissimo». 
 

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