«Napoli offesa nel mondo», ecco perché il pm ha chiesto 20 anni di carcere per i due fratelli che spararono a Noemi

«Napoli offesa nel mondo», ecco perché il pm ha chiesto 20 anni di carcere per i due fratelli che spararono a Noemi
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 10 Giugno 2020, 09:30 - Ultimo agg. 13:44
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«Dopo quell'episodio, in Italia ma anche all'estero, c'è chi ha pensato che a Napoli, in qualsiasi momento del giorno si corre il rischio di finire ammazzati. Che in qualsiasi punto della città, c'è chi impugna l'arma, spara e fa fuoco, senza prevedere le conseguenze, senza pensare al rischio di ammazzare anche persone estranee al crimine». È uno dei punti della requisitoria della Dda di Napoli nei confronti dei fratelli Antonio e Armando Del Re, ritenuti responsabili del ferimento della piccola Noemi, la bimba di quattro anni colpita al torace in piazza Nazionale un anno fa; e di Salvatore Nurcaro, target di un agguato di camorra, miracolosamente scampato alla morte, nonostante i colpi ricevuti a distanza ravvicinata. Tre maggio del 2019, una vicenda drammatica, per la quale ora c'è il redde rationem con la giustizia. Aula 410, la Dda chiede la condanna a venti anni di reclusione a carico degli unici due imputati Antonio e Armando Del Re, indicandoli come responsabili materiali dell'agguato (mentre resta indagato a piede libero il presunto mandante Antonio Marigliano, che non è imputato in questo processo, ndr). Ma torniamo all'atto di accusa della Procura. Gup Caputo, a parlare in aula sono i pm Antonella Fratello e Simona Rossi, che puntano l'indice contro i due imputati, sulla scorta delle immagini raccolte dalle telecamere di sorveglianza che presidiano la città. In sella alla moto Benelli (quella con lo sfondo giallo), si muove Armando Del Re, che da giorni sta dando la caccia a Salvatore Nurcaro, che deve essere ucciso - ricostruiscono oggi gli inquirenti - per un litigio avvenuto a San Giovanni a Teduccio, nella gestione delle piazze di spaccio. A fare da supporto logistico, c'è Antonio Del Re, fratello più giovane di Armando, che pochi minuti prima ha portato la moto rubata in corso Arnaldo Lucci, per disegnare la parte finale della missione di morte. Ma i due Del Re non sono i soli in piazza Nazionale. C'è anche un'altra auto, che è stata noleggiata da una parente alla lontana di Antonio Del Re, che viene guidata da soggetti rimasti al momento senza nome.
 


Scena affollata, lì nel traffico pomeridiano di piazza Nazionale. Le telecamere inquadrano l'auto civetta, dalla quale probabilmente parte il segnale concordato, l'avviso che Nurcaro è presente in piazza Nazionale. Pochi minuti dopo - spiegano le pm in aula - entra in scena Armando Del Re, che lascia la moto, percorre qualche passo e che rimane con il casco integrale a copertura del viso. Ricordate quelle immagini? Scene drammatiche. Un uomo vestito di nero, in via Acquaviva, che punta la sagoma di Nurcaro, fermo al centro del marciapiede a consultare il cellulare. Aspetta qualcuno, ma non sa di essere spiato da giorni. L'uomo vestito di nero avanza, si muove in modo scoordinato, sembra avere un difetto di deambulazione, scarrella e spara. La pistola si inceppa, Nurcaro recupera momenti preziosi e scappa. Inizia così l'inseguimento, con gli spari che feriscono la piccola Noemi e la nonna. E la bestia intanto scavalca la piccola a terra, scappa via. Comune parte civile, assieme alla famiglia della piccola e a Libera, chiaro il ragionamento in aula: «Un episodio che ha sporcato l'immagine della città, faticosamente risorsa negli ultimi anni in campo turistico e dell'ospitalità». Ora si attende la replica dei due imputati. Difesi dai penalisti Claudio Davino, Antonietta Genovino e Leopoldo Perone, Antonio e Armando Del Re non ci stanno e sostengono di essere estranei a quel duplice tentato omicidio. Non siamo stati noi, non c'entriamo con quegli spari. Prossime due udienze il 17 e il 23 luglio, quando sarà il giudice a dover valutare la richiesta di condanna per i due imputati: vent'anni di cella, che poi equivale al massimo della pena con la formula del rito abbreviato, per aver inferto sofferenze atroci a una bambina (che porta ancora il busto e dovrà sottoporsi ad un altro intervento) e per aver sporcato l'immagine di una capitale mondiale di arte, cultura e turismo. 

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