Cappellino da scout e occhiali da sole: delitto Fragliasso, videocamere decisive

Cappellino da scout e occhiali da sole: delitto Fragliasso, videocamere decisive
di Leandro Del Gaudio
Sabato 25 Maggio 2019, 08:00 - Ultimo agg. 13:50
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Sono state le immagini di una telecamera interna al parco a chiudere il cerchio, almeno per il momento, sul caso di Stefanina Fragliasso, la 76enne uccisa lo scorso 25 marzo nella sua abitazione di Gianturco.

È uno dei retroscena che emerge dal provvedimento firmato dal gip Isabella Iaselli, che ha convalidato il fermo spiccato pochi giorni fa dalla Procura di Napoli a carico dei primi due indagati. Restano dunque in cella Teresa Di Giorgio, 44enne di Portici, e Costantin Marian, 36enne di origini romene ma in Italia dal 2000.
 
Regge dunque l'inchiesta condotta dal pm Luciano D'Angelo, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Rosa Volpe, che ha sfruttato alcune tracce lasciate dai presunti assassini di Stefanina Fragliasso. Ci sono le immagini dell'ingresso dell'uomo e della donna, (il primo con un cappellino con visiera), poi il passaggio di un terzo uomo. Stando a quanto ricostruito fino a questo momento, la donna avrebbe bussato in casa della Fragliasso, lasciando campo libero ai complici: Costantin Marian sarebbe stato assoldato per aprire la cassaforte, mentre altri due organizzatori del piano (attualmente in fuga) hanno massacrato la donna. Due nomi in fuga, due assassini liberi, in uno scenario segnato da violenza brutale, gratuita.

Sullo sfondo piccoli prestiti a base di usura, come sarebbe emerso anche dal ritrovamento di un'agenda con decine di nomi di potenziali clienti.

Piccoli commercianti o semplici residenti nello stesso quartiere della Fragliasso che chiedevano prestiti di cinquanta o cento euro alla volta, in un contesto in cui chi «commercia soldi ad interesse» diventa bersaglio di odio da parte dei clienti vessati.

Restano però alcune domande ancora aperte: perché uccidere la donna? Perché immobilizzare una 76enne con scotch? Perché imbavagliarla?

Decisivo il lavoro dei carabinieri del comando provinciale di Napoli, prime ammissioni da parte dei due indagati (difesi dai penalisti Carlo Ercolino e Renato Veneruso) che, nel corso degli interrogatori, hanno provato ad attutire la portata della propria condotta, ad allontanare da sé l'accusa dell'omicidio della Fragliasso. Possibile che i due sapessero poco delle abitudini della donna, possibile che il piano sia stato studiato a tavolino da parte di qualcun altro, in una vicenda che ha fatto registrare una svolta anche grazie al numero di targa captato da una delle telecamere della zona.

Nel corso della sua richiesta di convalida, il pm ha sottolineato quanto la detenzione domiciliare fosse una condizione poco adatta ai due indagati, sia per la brutalità dell'omicidio che viene loro contestato (almeno in concorso con altri soggetti), sia per i rischi alla loro incolumità. In sintesi, i due indagati finiti in cella rischiavano di essere ammazzati dai loro stessi ex complici, in quanto ritenuti anelli deboli di una catena di complicità decisamente più ampia.
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