Omicidio a Napoli, il retroscena: Pasquale Angellotti mediatore in un sequestro

L'omicidio nell'ambito della faida tra i reduci della cosca Lo Russo

Miano, il cadavere ritrovato a bordo di una 500
Miano, il cadavere ritrovato a bordo di una 500
di Luigi Sabino
Venerdì 11 Novembre 2022, 23:04 - Ultimo agg. 13 Novembre, 10:00
4 Minuti di Lettura

È un omicidio eccellente quello commesso ieri pomeriggio, a Miano, quartiere della periferia nord di Napoli. A cadere sotto i colpi dei killer Pasquale Angellotti, 54 anni, noto all’anagrafe della camorra come “Linuccio ‘o cecato”. L’agguato poco dopo le 17.30 in via della Liguria. Il commando, verosimilmente composto da almeno due sicari in sella a uno scooter di grossa cilindrata, avrebbe avvicinato l’auto su cui viaggiava la vittima non lasciandogli scampo.

La vittima era al volante dell’auto. Una vera e propria tempesta di fuoco quella che si è abbattuta sul ras, ex luogotenente del clan Lo Russo. Per lui, una volta che i soccorsi sono arrivati sul posto, non c’era ormai più nulla da fare. Poco distante dal luogo dell’agguato gli agenti della Squadra Mobile, diretta da Alfredo Fabbrocini, hanno ritrovato una Lancia X bruciata, si ritiene possa essere quella utilizzata dal commando per realizzare il raid.

Un delitto che, secondo gli investigatori, sarebbe da ascrivere ai contrasti esplosi all’interno dei reduci della cosca Lo Russo. Angellotti, così come altri scampati ai blitz che hanno decimato la cosca. Il 54enne si era, infatti, messo a capo di un gruppo criminale di cui, secondo le informative, avrebbero fatto parte anche alcuni familiari del collaboratore Ettore Sabatino. Il nome di Angellotti era finito all’interno di un’informativa degli investigatori redatta, diversi mesi fa, in occasione di un’indagine relativa a un sequestro di persona.

 

Dalle informazioni era emerso che i parenti del sequestrato, finito nelle mani del sodalizio Cifrone e dei suoi alleati, si erano rivolti proprio ad Angellotti per chiederne la liberazione.

Non solo. Dopo la disarticolazione del sodalizio avversario sarebbe stato proprio Angellotti, insieme al suo gruppo, a prendere, per qualche tempo, il controllo delle attività illecite di Miano. Un’avanzata che, però, lo avrebbe portato in rotta di collisione con altri sodalizi anche questi desiderosi di mettere le mani sull’eredità dei Lo Russo. 

La morte di ‘o cecato, non a caso, è l’ennesimo omicidio di rilievo commesso ai danni di esponenti di quello che, un tempo, era conosciuto come il clan dei capitoni. Prima di lui, infatti, erano stati uccisi Salvatore Milano, Giuseppe Tipaldi e, soprattutto, Giuseppe Di Napoli e Pasquale Torre, questi ultimi trucidati insieme, in un agguato le cui dinamiche sono ancora da chiarire. Delitti tutti ascrivibili ai nuovi equilibri criminali che si sono creati a Miano all’indomani della caduta dei Lo Russo, equilibri la cui creazione avrebbero contribuito anche cosche provenienti da altri quartieri, come gli scissionisti di Scampia e i Mazzarella del centro storico.

Video

Riguardo ad Angellotti è indubbio il suo carisma malavitoso. Considerato uno dei principali sicari del clan Lo Russo era riuscito, tuttavia, a scampare a due ergastoli, compreso quello che era stato chiesto perché considerato uno degli autori del famigerato delitto dell’ambulanza, l’agguato in cui furono trucidati due esponenti della cosca Stabile di Chiaiano. Tornato in libertà dopo alcuni anni di detenzione aveva ripreso il suo ruolo all’interno della mala di Miano quando questa era ancora, saldamente nelle mani dei Lo Russo. Uno degli ultimi a parlare di lui, infatti, era stato proprio l’ex padrino Carlo Lo Russo, ora pentito, che, oltre a tracciarne il profilo, aveva riferito di alcuni contrasti nati a causa di una cattiva gestione delle risorse economiche della cosca. Con i Lo Russo ormai fuori gioco, ‘o cecato aveva tentato il grande salto, costituendo un gruppo proprio con il quale imporsi sulla galassia malavitosa di Miano. Ieri, però, i suoi rivali gli hanno presentato il conto mettendo fine alle sue ambizioni da padrino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA