Napoli, omicidio davanti alla scuola: decine di stese e neanche una telecamera

Napoli, omicidio davanti alla scuola: decine di stese e neanche una telecamera
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 10 Aprile 2019, 12:00 - Ultimo agg. 20:00
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È il Rione delle stese e dei fantasmi. Non lasciatevi ingannare dalla toponomastica: perché dietro quelle targhe di strade - via Ravello, via Sorrento, piazza Capri - nulla c'è di solare e di bello. Lo sanno bene i residenti costretti a vivere in ostaggio di una camorra che, ormai, non si fa più scrupolo nemmeno dei bimbi in strada. La pioggia di fuoco e di piombo scaricata dai killer contro Luigi Mignano - cognato del boss Ciro Rinaldi, detto My Way, oggi detenuto - ha sfiorato anche il nipotino della vittima di tre anni e mezzo, oltre a ferire il padre. A meno di un metro dal cadavere pietosamente coperto da un lenzuolo bianco ieri è rimasto a lungo uno zainetto con le insegne di Spider Man: quello che il piccolo indossava per andare a scuola.

Un'immagine forte, che farà dire all'assessore alla Legalità del Comune di Napoli, Alessandra Clemente (presente sul posto), parole amarissime: «Quell'immagine mi ha fatto tornare in mente la scena dell'uccisione di mia madre, Silvia Ruotolo, e la cartella abbandonata in strada da mio fratello...».
 
Mignano, 57 anni e una interminabile sfilza di precedenti (tra i quali associazione mafiosa, droga e estorsione), è stato massacrato come un boss in via Ravello. A due passi dalla scuola materna «Vittorino da Feltre» e dal sagrato della chiesa di «San Giuseppe e Maria di Lourdes». Alle 8,45 del mattino: e cioè in un orario di punta, durante il quale una delle arterie principali della zona di San Giovanni a Teduccio si popola di mamme e di bambini.

Ed è accaduto alla luce del sole. Provate a immaginare che cosa diventino questi viali, lungo i quali l'unica macchia di colore è data dal verde dei pini di alto fusto, al calar della sera. Qui per mesi - sin dal giorno della scarcerazione del boss Ciro Rinaldi - le staffette della paura organizzate dai rivali dei Mazzarella e dei De Micco hanno imperversato in un continuo botta e risposta con i fedelissimi di My Way. Una guerra quotidiana combattuta a furor di stese. Sparavano soprattutto dinanzi alla chiesa, e poco dopo i bambini si divertivano a cercare e a raccogliere i bossoli. Particolare sconcertante: all'interno del Rione Villa non c'è una sola telecamera di videosorveglianza stradale. Ce ne sono persino a Ponticelli, a Secondigliano e a Scampia: ma non qui, nel regno delle stese e delle piazze di spaccio.

Eppure oggi tra la gente, qui, non c'è voglia di parlare. E questo è un altro pessimo segnale. Chi invece fa sentire forte e chiara la propria voce è don Modesto Bravaccino, che da nove anni è parroco in questa enclave di camorra e combatte la sua personale battaglia per il riscatto e per la legalità. «Fino a stamattina - dichiara - eravamo fiduciosi che la situazione fosse migliorata; poi un agguato davanti ad un bimbo di tre anni, il nipote della vittima, ci ha fatto capire che ad aumentare qui è solo la ferocia». Un anno fa il sacerdote mostrò un proiettile che era finito nel campetto dell'oratorio della sua chiesa, a due passi dal luogo dell'agguato di oggi a Napoli. «Da quel giorno si è sparato tanto, ma non si è commesso nessun omicidio. Stavolta all'arrivo dei sicari in questa zona c'erano mamme, bimbi che andavano a scuola, anziani che stavano venendo a messa».

Con la voce rotta dall'emozione don Modesto rivela anche un particolare inedito: «Conversando con i bambini che frequentano la parrocchia e i corsi del catechismo - dice al Mattino - sono rimasto agghiacciato da alcuni racconti: Padre - mi hanno detto in tanti - noi abbiamo paura anche di giocare alla play station nel salone di casa, perché qui sparano all'impazzata. Alcuni di loro mi hanno anche mostrato i fori dei proiettili che dopo aver trapassato persiane e finestre si sono conficcati nelle mura delle camerette. E in questo periodo, durante il quale giro per benedire le abitazioni, negli occhi di uomini, donne e anziani leggo lo stesso terrore».

Poi arriva l'affondo. «Qui è come se le istituzioni locali e nazionali non si fossero ancora accorte che c'è un intero quartiere tenuto in scacco dai camorristi - spiega - Abbiamo invocato richieste precise, rivolgendoci anche al sindaco e agli assessori comunali.

Niente: non so se per colpa loro o perché non possono... Salvini? Sembrava determinato ed efficace, ma poi mi ha lasciato con l'amaro in bocca quando - di fronte a domande specifiche come la videosorveglianza e un presidio fisso di polizia - ha risposto che lui non fa la lista della spesa».

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