Whirlpool Napoli, la protesta degli operai al consolato Usa: «Intervenga Biden»

Whirlpool Napoli, la protesta degli operai al consolato Usa: «Intervenga Biden»
di Oscar De Simone
Venerdì 4 Dicembre 2020, 14:47 - Ultimo agg. 19:17
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«Siamo qui per chiederle di intervenire per rappresentare quanto questa sia una frattura ed un duro colpo dato al territorio, ed a Napoli in particolare, che ha sempre avuto una convivenza felice con le istituzioni e le imprese statunitensi». Questo un breve passaggio della lettera che in mattinata i lavoratori della Whirlpool di Napoli, hanno consegnato al console generale Usa a Napoli Mary Avery. Un incontro durato pochi minuti e durante il quale, i dipendenti della fabbrica di via Argine hanno anche regalato alcune magliette simbolo della vertenza. Una “lotta” che continua da diciotto mesi e che oggi, dopo l'elezione di Joe Biden si carica di nuove speranze. 

 

«Crediamo che dopo le politiche territoriali di Trump – afferma Vincenzo Accurso dell'Rsu – Uilm – questo sia il momento della svolta. Vogliamo che gli accordi sindacali vengano rispettati e per questo siamo qui stamattina. Chiediamo che la console Avery faccia da tramite verso il suo paese per dare il giusto valore alla nostra vertenza. Vogliamo far arrivare la nostra voce sino al presidente Biden.

Non possiamo continuare ad aspettare il nostro governo che, dopo quasi due anni, non ha ancora risolto la situazione». 

Intanto però, settanta lavoratori hanno già accettato la buona uscita offerta dall'azienda – tra i sessanta e gli ottantamila euro – contro cui continuano a manifestare. Un impegno che affermano di voler mantenere come sostegno ai loro compagni ancora in difficoltà. 

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«Le cose non sono cambiate – dichiarano i lavoratori in strada – e questo natale sarà ancora più triste. La crisi sanitaria e quella relativa al nostro lavoro, sono difficili da affrontare e mai come quest'anno. Non possiamo fare altro che stringerci tutti insieme e regalarci qualche sorriso per andare avanti. È l'unica arma che ci rimane in attesa che le cose cambino. Perchè noi siamo sicuri che presto torneremo a lavorare nella fabbrica che oggi ci ha chiuso i cancelli alle spalle. Siamo convinti che le cose non resteranno così ed abbiamo intenzione di continuare la nostra lotta fin quando sarà necessario».

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