Nisida, ecco l’ormeggio illegale: un business da 500mila euro

Nisida, ecco l’ormeggio illegale: un business da 500mila euro
di Paolo Barbuto
Giovedì 18 Giugno 2020, 23:00 - Ultimo agg. 19 Giugno, 09:02
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Qui tutti sanno, nessuno parla perché ci sarebbe da fare la guerra e a nessuno piace farla. A Nisida tutt’intorno agli ormeggi legali, quando arriva la stagione piena delle vacanze, si moltiplicano i campi boa abusivi «e voi ve ne accorgete solo oggi? - l’anziano con la pelle accartocciata dal sole e dal sale fa un sorriso ironico - è così da sempre, come mai vi ricordate solo ora di venire a fare le vostre domande e le vostre fotografie, chi vi manda?».
Ecco, il succo della giornata trascorsa sotto al sole cocente di Bagnoli sta tutto nella domanda del vecchio marinaio, perché la presenza degli abusivi è talmente incancrenita da non sembrare più un’eccezione. Così se qualcuno viene a fare domande c’è solo un motivo, è stato “mandato” da qualcuno per fare un dispetto.

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LA LEGALITÀ
Invece, a dispetto della boria dell’anziano lupo di mare, qui a Nisida di persone che vorrebbero una svolta verso la legalità ce ne sono a decine. Però parlano sottovoce, ti dicono di non scattare foto da quel posto perché si capirebbe che sono stati loro a parlare, ti indicano cosa guardare quando sarai sopra la scogliera ma non ti ci accompagnano. Perché avete paura? «No, non è paura - la risposta più o meno è la stessa - solo che noi qui ci viviamo, ci lavoriamo, e quelle persone le incontriamo dieci volte al giorno, non vogliamo entrare in contrasto con loro».

I CONTROLLI
La stradina che conduce verso il carcere è presidiata a turno da guardia di finanza e polizia penitenziaria, dall’inizio della stagione dei bagni si sistemano in strada e non consentono il parcheggio: se vuoi accompagnare i tuoi vicino alla scogliera o all’imbarcadero, ovviamente, hai il permesso di transitare, ma se non hai un posto dove lasciare l’auto devi tornare indietro e andare a cercarlo altrove: è una meritoria operazione anticaos, un bel segnale di vivibilità. Sul mare, invece, è tutto più complicato: difficile misurare con precisione quant’è lo specchio d’acqua consentito per gli ormeggi in concessione all’uno o all’altro, sicché è facile per i pirati delle boe mimetizzarsi in mezzo a quella distesa di barchette, gommoni, piccoli cabinati che dondolano sul mare. E, a differenza degli abusivi della strada, qui sul mare i guadagni sono decisamente più elevati.

GLI INCASSI
Poco prima del Lido Pola occupato, del quale nessuno dice granché bene, c’è un angoletto più nascosto dove un ragazzo con i capelli biondi e le braccia tatuatissime accetta di raccontare i dettagli della gestione economica. Spiega che gli spazi sono ridotti e, giustamente, chi ha le concessioni, li difende con il coltello fra i denti, sostiene che possono essere “infilate” di nascosto tra le due e le trecento imbarcazioni gestite dal mercato non ufficiale. Sostiene che sono in tutto tre le storiche famiglie di gestori abusivi degli ormeggi e fa pure i nomi «tanto qua li conoscono tutti», ma noi non li scriveremo perché non abbiamo riscontri ufficiali. Anche su un altro punto è estremamente ferrato: la questione economica. «Per una stagione possono essere chiesti tra i duemila e i tremila euro, dipende dall’imbarcazione - dice massaggiando un nome di donna scritto in rosso e blu sull’avambraccio sinistro - diciamo che in totale il mercato dell’ormeggio muove almeno mezzo milione di euro, ma sto volando basso perché sono certo che i soldi in ballo sono molti di più». Senti parlare di cifre elevate e la domanda ti viene immediata: c’è la camorra dietro? Il ragazzo si volta sdegnato e va via, come se avesse sentito nominare il demonio. Solo più tardi, parlando con altre persone, scopri che nell’enclave di Nisida nessuno parlerà mai ufficialmente di malavita organizzata e nessuno userà mai una sola volta la parola camorra: qui è un tabù.

LA SPIAGGIA
Sulla spiaggia vietata in attesa eterna di bonifica, ci sono un po’ di bagnanti sui lettini, qualche ragazzino nel mare, tavolini da bar accatastati e un grosso frigorifero da gelati. Qualcuno sostiene che quella roba, nei giorni di grande affluenza di bagnanti si trasforma in un vero e proprio lido sopra una spiaggia inquinata davanti a un mare vietato alla balneazione. Ma sono solo voci senza conferme. Una donna che abita a ridosso della spiaggetta, invece insiste con tenacia per raccontare quel che sa: «Hanno attaccato una tubatura alle condotte pubbliche dell’acqua, l’hanno fatta “camminare” sotto la sabbia e portata dentro al mare: lo vedete là in fondo, in mezzo a quelle barche? Proprio là spunta un rubinetto, lo usano per lavare le barche.

Ma a voi vi pare giusto?».

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