Napoli, viaggio nella bolgia Cardarelli: «Noi medici allo stremo, non c'è più spazio nemmeno per le barelle»

Napoli, viaggio nella bolgia Cardarelli: «Noi medici allo stremo, non c'è più spazio nemmeno per le barelle»
di Melina Chiapparino
Venerdì 6 Maggio 2022, 00:02 - Ultimo agg. 7 Maggio, 07:45
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Il sovraffollamento di pazienti tra le mura del pronto soccorso continua ad essere un’emergenza all’ospedale Cardarelli. A distanza di poco meno di 24 ore dall’annuncio delle dimissioni di massa dei medici dell’area delle emergenze, per i quali diventa sempre più complicata la gestione dell’enorme platea di ammalati, nulla è cambiato nella barellopoli del presidio. Se c’è chi sostiene che il problema potrebbe risolversi con l’apertura di un nuovo pronto soccorso nel Policlinico Federiciano, come ha proposto la presidente della Scuola di Medicina e chirurgia dell’A.O.U. Federico II di Napoli, Maria Triassi, per il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, invece, si tratta di un «problema strutturale». In pratica, una situazione critica che riguarda tutta la rete dell’assistenza, inclusa la medicina territoriale e che coinvolge una carenza di camici bianchi a livello nazionale, dunque, da non risolvere «pensando di aprire qui e lì pronto soccorsi» ha tuonato De Luca. Secondo il governatore campano «il problema non è il pronto soccorso del Policlinico che non si apre domani mattina» ma «semmai, il problema è aprire il pronto soccorso al Monaldi» dove, ha sottolineato De Luca: «Abbiamo 9 sale operatorie e si potrebbe aprire più rapidamente». 

Dopo una notte infernale con la presenza di 169 lettighe mobili, distribuite in ogni angolo del pronto soccorso del Cardarelli, nel corso della giornata di ieri, i sanitari hanno continuato a registrare numeri da record con una media di oltre 150 pazienti assistiti per ogni turno. La situazione di “implosione” della struttura sta diventando sempre più faticosa per chi lavora in trincea con la conseguenza della «forte penalizzazione del rapporto tra operatori e pazienti» spiega Giuseppe Visone, responsabile Fp Cgil Medici Cardarelli nonché uno dei camici bianchi firmatari del documento per la richiesta delle dimissioni di massa. «Il presidio scoppia di barelle e c’è una sproporzione di livello critico tra la platea da assistere e la forza lavoro a disposizione» continua il medico indicando una forbice numerica di circa «100 pazienti assistiti da tre unità mediche per turno». 

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Ogni giorno, medici e operatori sanitari del pronto soccorso del Cardarelli sono costretti a fare i conti con problemi logistici e pratici che complicano l’assistenza e le cure. «L’impedimento maggiore è negli spostamenti tra le barelle - spiega Visone - dobbiamo fare molta attenzione quando assistiamo i pazienti che si trovano all’interno delle file di lettighe, perché siamo costretti a spostare gli ammalati per raggiungerli».

La frustrazione dei camici bianchi, è il motivo principale per cui 25 dottori hanno provocatoriamente richiesto le dimissioni di massa. «Non ho la minima intenzione di abbandonare il pronto soccorso perché ritengo il Cardarelli una grande eccellenza medica» sottolinea Visone che descrive il documento delle firme dei dimissionari come un vero e proprio «grido d’aiuto e di dolore». «Il nostro è un appello ed una richiesta di aiuto per il presidio e non contro il presidio» conclude il medico. 

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Anche le unità infermieristiche sono «insufficienti per far fronte ai carichi di lavoro sempre più difficili da sostenere nel pronto soccorso del Cardarelli dove, ogni giorno, i sanitari devono far fronte anche a problemi di privacy messi a dura prova dagli spazi strapieni di barelle» come afferma Nino Porri della Fp Cgil Napoli del comparto infermieristico. «Ieri la situazione era identica a quella che stiamo registrando da mesi e che non accenna a migliorare con un sovraffollamento che oramai è ordinario» aggiunge Giuseppe Ottaviano, infermiere e dirigente sindacale Cisl Cardarelli. «Ogni volta che sono stati presi provvedimenti, filtrando temporaneamente gli accessi, la situazione è migliorata solo nelle successive 48 ore, per poi tornare un carnaio» racconta Ottaviano che ricorda come ci siano «solo 4 bagni per centinaia di pazienti assistiti». «Ieri sono stati spostati due medici da Medicina nel reparto di osservazione ma così non si fa che spostare le risorse, invece c’è bisogno di implementarle» spiega Eugenio Gragnano vice segretario aziendale Anaao Medici.

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