Napoli, Ospedale del Mare nel caos: due medici per trenta malati

Napoli, Ospedale del Mare nel caos: due medici per trenta malati
di Ettore Mautone
Giovedì 2 Luglio 2020, 23:26 - Ultimo agg. 3 Luglio, 13:10
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Ospedale del mare, alla vigila della riorganizzazione in Dea di II livello (ossia un presidio simile al Cardarelli) il nodo della carenza del personale viene al pettine a partire dall’area del pronto soccorso. Qui 6 unità dirigenziali mediche specializzate in Medicina di urgenza e in altre discipline equipollenti tra fine 2019 e aprile hanno vinto un concorso in altri reparti (Chirurgia, Pneumologia, Medicina ecc.) approdando in altri ospedali napoletani. Pertanto al pronto soccorso dell’Ospedale del mare sono rimaste solo 19 tra medici e infermieri sui 25 presenti a inizio di quest’anno. Numeri insufficienti ad assicurare, in ogni orario, nei 5 turni previsti, la copertura con almeno un medico a guardia delle varie postazioni esistenti: codice giallo, codice rosso, l’unità di Osservazione breve e il reparto della Medicina di urgenza.

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Ieri mattina al termine del turno di notte la squadra dei medici si è ritrovata in due sole unità a dover badare a 12 pazienti in Obi più 18 ammalati in reparto oltre ovviamente gli altri arrivi in pronto soccorso. Bocche cucite da parte dei medici che non intendono rilasciare dichiarazioni e a testa bassa continuano a lavorare con grande sacrificio e dedizione ma il malumore è palpabile, aggravato dai turni in aggiunta attribuiti il sabato e la domenica per assicurare la sorveglianza dell’unico paziente Covid ricoverato nel Covid center di Ponticelli dove attualmente è tornato in degenza il paziente oncologico operato in Neurochirurgia. Turni nei reparti modulati di Napoli est che è difficile coprire con le forze attuali su cui può contare il presidio di Napoli est tanto che in alcuni casi sono stati utilizzati anche medici del Loreto prima che, dal 1 luglio, fosse riattivato ad alcune attività ordinarie. 

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Un’area disciplinare, quella di pronto soccorso, come è noto difficile da coprire con nuovi specialisti di cui c’è penuria nei concorsi. Anche nel 118, dove sono impiegati medici provenienti dall’area della Medicina generale e della Continuità assistenziale, formati con un corso da hoc di 300 ore, non è facile reperire il personale nelle postazioni sguarnire di medico. Medici che sul campo maturano grande esperienza e competenze e che non sono facilmente rimpiazzatili quando pressati dai carichi di lavoro e dalle responsabilità e che per questo appena possono ripiegano su altre discipline per tornare in retrovie più tranquille. Intanto il primario dell’emergency dell’ospedale del mare, da mesi in malattia per affrontare la riabilitazione e le sequele dell’infezione da Covid subita in prima linea, il 10 luglio dovrebbe sciogliere le riserve per decidere se tornare in servizio o ripiegare sul pensionamento. 
 


Una regia che serve come il pane quella del primario Vittorio Helzel ma su cui non è scontato che l’ospedale possa contare in uno snodo di grande difficoltà e importanza a fronte delle carenze ormai note. I carichi di lavoro per i medici di urgenza in servizio, pur giovani, validi e motivati, sono diventati insostenibili. Una situazione di disagio e difficoltà già emersa durante il lockdown, fronteggiata con ore di straordinario, arrivi da altri presidi di turni a rotazione da altri ospedali ma ora che l’attività è tornata a pieno regime, che gli arrivi dei pazienti in urgenza sono diventati tambureggianti, ora che c’è l’esigenza di riorganizzare percorsi in relazione all’imminente salto di qualità verso il Dea di II livello, servono assolutamente rinforzi nel Pronto soccorso e anche in altre aree disciplinari dell’ospedale. Basti pensare che la Chirurgia toracica (l’unica unità complessa di tutta la Asl Napoli 1) può contare per ora solo su 3 o 4 unità mediche e manca un primario. Le Chirurgie? Sono accorpate in un’unica unità operativa generale, scelta che appiattisce alcune specialità di eccellenza e che non aiuta, a detta dei camici bianchi specialisti dell’ospedale, a definire ruoli e responsabilità, a motivare i medici e a creare uno spirito di equipe, una volontà di squadra che ha fatto grande ad esempio il Cardarelli mentre covano sotto la cenere le voci inespresse del malcontento. Da più parti è sentita l’esigenza del confronto con i vertici aziendali e dell’ospedale in cui far venir fuori nodi, difficoltà carenze e bisogni che nemmeno in sede sindacale si riesce ad esprimere compiutamente in una fase di lavoro febbrile per l’apertura del Dea di II livello a cui lavora da mesi il manager Ciro Verdoliva che ha avuto finora il merito di centrare tutti gli obiettivi prefissati.
 

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