Napoli: rubati i soldi dei ticket nell'ospedale San Gennaro, ​tre impiegati nel mirino

Napoli: rubati i soldi dei ticket nell'ospedale San Gennaro, tre impiegati nel mirino
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 11 Agosto 2022, 23:00 - Ultimo agg. 12 Agosto, 16:43
4 Minuti di Lettura

Non avrebbero consegnato i soldi del ticket sanitario alle casse dell’ospedale. Non avrebbero girato ai ragionieri della propria azienda i soldi dei pazienti della struttura sanitaria. Sono queste le ipotesi che hanno spinto il gip Finamore a concedere il sequestro preventivo a carico di un dipendente dell’Ospedale San Gennaro, ritenuto responsabile di aver distratto soldi della pubblica amministrazione. Una brutta pagina di cronaca, sulla quale ha deciso di fare chiarezza il pm napoletano Antonello Ardituro, che ha coordinato le indagini della Guardia di Finanza partenopea. Ad essere destinatari del sequestro i tre impiegati Rosario Fiorenza, Alfredo Natale e Angelo Stefanile, che dovranno difendersi dall’accusa di peculato. 


Sono circa 59mila euro i soldi che mancano, i conti che non tornano. Sarebbero stati distratti in un periodo compreso tra dicembre del 2018 e ottobre del 2020, in uno scenario investigativo in cui è opportuno fare chiarezza, anche nel tentativo di verificare se ci sono altre forme di responsabilità. Parliamo di una storia che nasce grazie a una denuncia a firma del manager della Asl Napoli uno Ciro Verdoliva, anche sulla scorta degli input interni alla stessa macchina amministrativa.

Verifiche da parte dei finanzieri del gruppo tutela della spesa pubblica, sono emersi alcuni punti che hanno spinto il gip a firmare il decreto di sequestro preventivo. In sintesi, ci sarebbe stato un accordo tra i tre impiegati, a chiusura di cassa. Ma proviamo a fare chiarezza alla luce delle prime conclusioni investigative: «Per almeno 58 volte, ci sarebbero state delle criticità o anomalie nei conti di fine giornata. Ci sarebbe stata la chisura di cassa, senza effettuare la consegna del denaro all’addetto economale Alfredo Natale».

LEGGI ANCHE Castellammare: video hot in ospedale, denunciati il medico e l'infermiera

Inevitabile a questo punto una domanda: possibile che nessuno si sia accorto di una simile trama volta ad appropriarsi di soldi pubblici in un periodo tanto prolungato? Non c’era un meccanismo in grado di rendicontare gli incassi della giornata per una struttura che - lo ricordiamo - si tratta di una struttura pubblica? Ed è in questo scenario che la Procura di Napoli sta svolgendo verifiche anche su un altro versante: quello relativo alla mancanza di attività ispettive o di natura disciplinare a carico dell’esattore e degli altri suoi colleghi. Scattate le prime segnalazioni interne, perché non sono arrivate le dovute contromisure di natura ispettiva o disciplinare? Inchiesta che punta a scavare sul meccanismo di ricezione di soldi pubblici, ma anche sull’intera catena di controlli interni. Come è noto, ogni cittadino non esentato, quando riceve prestazioni sanitarie paga alle casse dello Stato un ticket proporzionato al reddito e al servizio richiesto. Un costo, che rappresenta una voce di guadagno, che viene contabilizzata dall’azienda sanitaria. In alcuni casi, i soldi non sarebbero stati versati. 

LEGGI ANCHE Napoli, il «mercato» di green pass: la Procura ora punta sul San Giovanni Bosco

Ma non è la prima volta che questo giornale si occupa del San Gennaro. Un ospedale che brilla per le proprie eccellenze e per il senso di sacrificio mostrato dalla maggior parte dei suoi dipendenti, specie durante l’emergenza del Covid, dove qualcosa sarebbe andato storto su un altro versante. Ricordate cosa scrivemmo pochi mesi fa, quando imperversava ancora la variante omicron? Parlammo di finti vaccini in cambio di soldi, di una sorta di mercato nero del pass vaccinale. C’era chi era disposto versare fino a 300 euro pur di non farsi il vaccino, offrendo solo la tessera sanitaria, guardandosi bene di scoprire la spalla all’infermiere di turno. Un meccanismo che sarebbe stato messo in campo grazie alla mediazione di un negoziante in zona, che avrebbe offerto il proprio negozio come base logistica per lo scambio di denaro. Ipotesi inquietanti, in un ospedale che fa ora i conti con il sacco dei ticket. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA