Ospedale San Paolo di Napoli, fuga dei medici: emergenza nel caos

Ospedale San Paolo di Napoli, fuga dei medici: emergenza nel caos
di Ettore Mautone
Giovedì 8 Settembre 2022, 23:45 - Ultimo agg. 10 Settembre, 08:59
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Emergenza pronto soccorso, continua lo stillicidio di medici che lasciano per altri incarichi. Nel nuovo elenco delle assegnazioni di assistenza primaria (medicina di famiglia e guardie mediche) per il 2022 spiccano i nomi di tre camici bianchi dell’ospedale San Paolo impegnati nel 118 e nel Pronto soccorso. Ennesimo duro colpo per il presidio Flegreo che mai come oggi si trova in una gravissima carenza di organico medico e anche infermieristico con difficoltà a comporre i turni in prima linea. All’ospedale di Fuorigrotta dal 12 agosto è stato impossibile compilare il turno di Medicina di urgenza nonostante il personale richiamato dai reparti e gli avvisi pubblici della Asl.

Qui il personale di prima linea ha superato le 60 ore di straordinario ed è ormai sfinito. Da tre anni i turni notturni non prevedono il riposo e in emergenza sono tutti anziani. Tra i nomi migrati alla Medicina generale c’è anche un validissimo medico coordinatore di Centrale operativa 118, servizio salvavita anch’esso ridotto ai minimi termini. «Comune denominatore di questa fuga verso la Medicina generale - avverte Manuel Ruggiero, medico del 118 che cura la pagina facebook “Nessuno Tocchi Ippocrate” - è quello di allontanarsi dalla prima linea sempre più bistrattata, sottopagata ed aggredita».

Intanto la Regione pensa a un nuovo modello organizzativo nei pronto soccorso in cui i codici bianchi e verdi a bassa urgenza verrebbero trattati da medici del territorio presenti in prima linea. Obiettivo: ridurre il caos e l’ingorgo nelle aree critiche. Progetto a cui lavora la Regione: il presidente Vincenzo De Luca ne ha fatto cenno alcuni giorni fa nella consueta diretta facebook. «Ad ottobre potremmo avere problemi nei pronto soccorso per la mancanza di personale - ha sottolineato il governatore - stiamo lavorando ad una modifica organizzativa.

Vogliamo separare i codici rossi (quelli a massima urgenza e in pericolo di vita) da altri codici per evitare l’affollamento e per ovviare, per quanto possibile, alla carenza di personale che abbiamo in Campania».

Di cosa si tratta esattamente, come funzionerà questo nuovo sistema e quando partirà realmente? Secondo le prime indiscrezioni i modelli che la Regione potrebbe seguire sono due: il primo è stato ampiamente collaudato, per oltre un decennio, all’ospedale Pellegrini di Napoli con un discreto successo (su 70 mila accessi annui circa 20 mila venivano trattati con questa modalità) anche se si è tentato di esportarlo, senza fortuna, all’ospedale del mare. Al pronto soccorso della Pignasecca esisteva un’area codici bianchi (in cui talvolta confluivano anche i verdi a bassa urgenza) gestita in convenzione con la Asl e da medici di continuità assistenziale (ex guardie mediche). Qui senza attese (e col pagamento del ticket) venivano assicurate consulenze oculistiche, otorino, urologiche, per dare risposte immediate ai pazienti finiti impropriamente in pronto soccorso ma curabili in ambulatorio o a domicilio. 

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Il primario di quel tempo Vittorio Helzel, che avviò anche il pronto soccorso dell’Ospedale del mare, ottenne nella progettazione della prima linea del presidio di Napoli est la individuazione di un’area “codici bianchi” poi sacrificata sull’altare della pandemia. Il secondo modello è entrato in pista da pochi giorni all’ospedale di Marcianise dopo una fase sperimentale nel periodo di punta del Covid. Si basa sulla definizione di percorsi omogenei e sullo smistamento rapido di malati da un gruppo formato di infermieri che in ingresso organizzano le cure in base alle specifiche necessità in percorsi ad alta, intermedia e bassa complessità. Questi ultimi gestiti direttamente in un ambulatorio dedicato, presidiato da un gruppo di specialisti. il paziente viene preso in carico in una determinata area del Pronto Soccorso (Treat Room) e l’infermiere applica le procedure del caso in condivisione con il medico. Il tutto si traduce nella riduzione delle attese e dei tempi di permanenza in Pronto soccorso per malati con urgenze minori.

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