Ospedale San Paolo, terapia intensiva in tilt: a Napoli ovest per i ricoveri più gravi

Ospedale San Paolo, terapia intensiva in tilt: a Napoli ovest per i ricoveri più gravi
di Melina Chiapparino
Domenica 26 Giugno 2022, 09:00 - Ultimo agg. 15:10
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Stop ai ricoveri in terapia intensiva all'ospedale San Paolo, estromesso, al momento, dalla rete dell'assistenza rianimativa per i pazienti critici. La chiusura dell'Unità operativa complessa è avvenuta martedì, 21 giugno e va avanti ormai da sei giorni, sottraendo al presidio di Fuorigrotta una sezione specialistica fondamentale per le emergenze ospedaliere. Nonostante questo, la decisione di sospendere i ricoveri e trasferire immediatamente i pazienti assistiti in Terapia Intensiva, in altri ospedali, è stata una decisione obbligata dalle condizioni di mancata salubrità degli ambienti del reparto. Un disagio in più per la numerosa utenza dell'area occidentale ora con un nosocomio privato di una delle sue funzionalità più importanti.

La chiusura della terapia intensiva è avvenuta improvvisamente, alle 15.35 di martedì con l'immediato trasferimento dei pazienti ricoverati presso altre strutture ospedaliere napoletane e, in un caso specifico, lo spostamento di un ammalato all'ospedale di Salerno.

A questi disagi, si è aggiunto «un rallentamento delle attività assistenziali e operatorie, irrimediabilmente collegato all'impossibilità di utilizzare la Rianimazione in caso di necessità, ad esempio alla fine di interventi particolarmente impegnativi per stabilizzare i parametri vitali», si legge nella nota del sindacato Nursid che punta il dito sulla necessità di «immettere in servizio, il prima possibile i nuovi rianimatori reclutati dallo scorrimento delle graduatorie». In pratica, lo stop della terapia intensiva, in qualche modo, ha condizionato una parte dell'assistenza ospedaliera del presidio, oltre ad impoverire la rete dell'assistenza rianimativa in città ma, è pur vero, che la chiusura del reparto è stata una scelta inderogabile per la salute dei pazienti.

«La sospensione temporanea dei ricoveri con decorrenza immediata», come si legge nella nota della direzione ospedaliera, è stata una vera e propria esigenza per «consentire la sanificazione ambientale del reparto». Dal monitoraggio della salubrità degli ambienti, infatti, era stata rilevata un'anomalia per la quale è stata programmata una sanificazione dell'intero reparto ma, fortunatamente, nessun allarme legato a infezioni da legionella o altri batteri. La causa dello stop, è da imputare alla presenza di muffe, una problematica lieve ma, in ogni caso, che richiede la massima attenzione considerando le delicate condizioni dei ricoverati in Terapia Intensiva per i quali, nel frattempo, è stata adottata una soluzione di emergenza. Nel caso in cui, dovesse esserci la necessità di un'emergenza rianimativa, infatti, è stato attivato un posto di Terapia Intensiva nella Recovery room del complesso operatorio. 

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La riapertura della terapia intensiva, potrebbe avvenire domani. In ogni caso, lo stop - secondo quanto si apprende dalla direzione generale dell'Asl napoletana - è la riprova della «ciclica attività a tutela della salute dei pazienti, programmata nelle monitoraggio, biologico, degli ambienti e della relativa impiantistica». «Le indagini microbiologiche hanno evidenziato la presenza di muffe in concentrazioni superiori ai limiti in due su tre dei punti di monitoraggio dell'area di ricovero e allettamento dei pazienti» fanno sapere dall'Asl che ha proceduto a «mettere in sicurezza gli ammalati trasferendoli e attivando la sanificazione e nuove verifiche microbiologiche che comportano 48 ore di attesa».

«Se le piastre in incubazione confermeranno entro le ore 20 di oggi l'esito negativo e quindi la non proliferazione delle muffe - conclude Ciro Verdoliva, manager dell'Asl Napoli 1 - domani mattina potremo riattivare la Terapia Intensiva». 

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