Napoli, l'odissea dei pazienti in ambulanza: un'ora di attesa davanti agli ospedali

Napoli, l'odissea dei pazienti in ambulanza: un'ora di attesa davanti agli ospedali
di Melina Chiapparino
Giovedì 14 Aprile 2022, 23:01 - Ultimo agg. 15 Aprile, 11:03
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Pronti soccorso intasati e ambulanze “bloccate” negli ospedali. La macchina sanitaria a Napoli è in tilt a cominciare dall’Ospedale del mare. Nelle ultime 48 ore il pronto soccorso del presidio di Ponticelli ha registrato un’impennata di pazienti positivi al Covid, arrivando a dover limitare i nuovi accessi. Il rallentamento dell’assistenza, però, non è solo la conseguenza dell’iperafflusso di pazienti ma riguarda anche il blocco delle lettighe dei mezzi di soccorso. Una volta giunte negli ospedali le ambulanze rischiano di rimanerci per ore nell’attesa che gli venga restituita la barella.

Metà pronto soccorso dell’Ospedale del mare è stato chiuso e isolato, mercoledì, per la presenza di 15 pazienti positivi al Covid. L’Osservazione breve che dispone di 9 posti per gli ammalati affetti dal virus non è bastata ad ammortizzare l’impennata dei casi, per cui i sanitari hanno dovuto adattare altri spazi. L’emergenza si è tradotta in una richiesta di aiuto al 118 per «limitare temporaneamente gli accessi dei pazienti al pronto soccorso e dirottarli presso altri presidi cittadini, fatta eccezione per i casi strettamente necessari» come si legge nella nota dell’ospedale che ieri, nel primo pomeriggio, è tornato al regime ordinario. Il focolaio, secondo quando riportato in una nota della Cisl Fp presidiale, è collegato «all’impossibilità di garantire il distanziamento tra pazienti dovuto al sovraffollamento delle sale rossa e gialla del pronto soccorso», una condizione che sarebbe aggravata «dalla permanenza dei pazienti nei locali di prima accoglienza ben oltre le 8 ore previste dalle indicazioni regionali». Sulla vicenda arrivano le precisazioni di Mariella Corvino, direttore sanitario dell’Asl Napoli 1, che spiega come «sia stata attivata subito la procedura per mettere in sicurezza i pazienti, senza chiudere il pronto soccorso ma riducendo il carico per consentire i trasferimenti dei casi Covid». «Le aree garantiscono l’isolamento e il distanziamento ma bisogna che ciascun presidio si faccia carico dei pazienti Covid che, nella maggior parte dei casi, sono asintomatici e arrivano in ospedale per altre patologie, scoprendo poi di essere positivi al virus come è accaduto all’Ospedale del mare» conclude Corvino. 

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Il rallentamento dell’assistenza sul territorio è aggravato dai tempi di “sbarellamento” delle ambulanze. I mezzi del 118, dopo essere giunti negli ospedali e aver concluso le procedure per l’accettazione del paziente, si ritrovano bloccati a causa del «sequestro delle lettighe», come si legge in un documento della direzione del 118 che ne ha monitorato il tempo medio di attesa. Ad oggi le equipe del 118 sono costrette ad aspettare, in media, 55 minuti prima che gli venga restituita la barella dagli ospedali che, ormai, soffrono di carenza cronica delle lettighe mobili. «Il rischio di una interruzione di pubblico servizio» sarà scongiurato da una nuova procedura. «La direzione generale dell’Asl Napoli 1 ha mostrato sensibilità e, su mia richiesta, ha acquistato 50mila euro di lettighe, ovvero 10 barelle che saranno a disposizione delle ambulanze che le richiederanno» spiega Giuseppe Galano, direttore della Centrale operativa del 118 e presidente regionale dell’associazione Anestesisti e Rianimatori ospedalieri italiani. «Le equipe potranno lasciare le barelle impegnate all’ospedale, per recuperarle in un secondo momento, e richiedere attraverso un numero l’arrivo di una seconda lettiga trasportata con un furgone speciale, per riprendere il servizio».

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