Napoli, i punti del patto del vescovo Battaglia: «Scuola e famiglia per salvare i giovani»

Napoli, i punti del patto del vescovo Battaglia: «Scuola e famiglia per salvare i giovani»
di Maria Chiara Aulisio
Mercoledì 13 Ottobre 2021, 23:30 - Ultimo agg. 14 Ottobre, 12:03
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La versione ufficiale del documento sul quale, ieri pomeriggio, in Curia, hanno ragionato i componenti del gruppo di lavoro per l’elaborazione del “Patto educativo” - sarà pronta tra un mese. Si tratterà di un documento “inclusivo” in grado di mettere insieme tutti i soggetti impegnati sul territorio in un’opera di prevenzione sociale e formazione delle nuove generazioni.

Don Mimmo parla più precisamente di un “Osservatorio sulle risorse e sulle fragilità educative”, che possa contribuire ad accompagnare il percorso che ha inteso avviare. «In questa fase iniziale - spiega - l’Osservatorio accoglierà le adesioni di tutte le realtà che decideranno di rispondere al mio appello, impegnandosi perché un sogno diventi segno; un segno che rimetta al centro la bellezza dell’educare, creando un sistema di comunità generativo di vita e di speranza, alternativo alle logiche di morte e disperazione del sistema mafioso».

In buona sostanza - dopo l’appello lanciato all’intera città contro la criminalità organizzata - don Mimmo chiama a raccolta “cittadini, associazioni, istituzioni locali e Governo nazionale”. A loro rivolge l’invito a collaborare, con un primo grande obiettivo: “dare vita a un percorso comune che vada oltre la denuncia e diventi proposta concreta per trasformare le ferite del presente in speranza di futuro”. Chi può partecipare? La risposta è semplice e immediata: tutti. Per aderire basterà, entro il 5 novembre, inviare una mai all’indirizzo: pattoeducativo@chiesadinapoli.it. 

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Ieri, intorno allo stesso tavolo, nel salone arcivescovile - giusto per citare alcuni di loro - Alex Zanotelli, padre comboniano, ispiratore e fondatore di più movimenti, e Maria Luisa Iavarone, la mamma di Arturo, il ragazzo accoltellato da una baby-gang in via Foria, nel 2017, mentre tornava a casa dopo un pomeriggio di studio. Cesare Moreno, presidente dell’associazione Maestri di Strada, tra i fondatori del progetto Chance per il recupero dei dispersi della scuola media, e don Gennaro Pagano, cappellano dell’Istituto penale per minorenni di Nisida e direttore della Fondazione “Centro educativo diocesano Regina Pacis” - nonché animatore del progetto. E ancora: Don Federico Battaglia, direttore della Pastorale giovanile dell’Arcidiocesi di Napoli, e Gianluca Guida, a capo da oltre venti anni dell’Istituto penale per minorenni di Nisida. Ed è a loro che si è rivolto il vescovo definendo meglio le linee guida di un documento da elaborare nel segno della concretezza. 

«Il “patto” dovrà coinvolgere l’intera città metropolitana, abitandone ogni strada - dalle periferie al centro - senza escludere nessuno, mettendo insieme esperienze, ruoli, linguaggi e passioni differenti per dare vita ad un alfabeto comune dell’educare. Un quaderno ad anelli al quale ciascuno possa aggiungere una pagina di storia già scritta o da scrivere insieme. Alle trame di questa storia, come Pastore, non voglio far mancare il contributo della comunità cristiana e per questo ritengo necessario creare un sistema di comunità generativo di vita, alternativo alle logiche di morte del sistema mafioso». Le richieste poi sono puntuali. Alle associazioni e al mondo del terzo settore, Battaglia chiede “di sognare insieme un nuovo modo di essere Comunità in cui la logica del Noi diventi stile del quotidiano”. Alle istituzioni, invece, “un orecchio attento al grido che si alza dai bambini e dai giovani di questa città a cui troppo spesso anche l’inadeguatezza delle politiche educative rischia di rubare il futuro”. Al Governo nazionale “di essere presente in questo cammino comune mettendo in campo iniziative e risorse affinché questa generazione, messa al riparo dal male che rende bui questi giorni, torni ad essere una risorsa”. E infine “alla mia Chiesa chiedo di essere una presenza materna, riscoprendo al contempo la bellezza di una paternità amorevole, capace di indicare direzioni, sostenere percorsi - anche quelli più accidentati - osare mete coraggiose”. 

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